Il
reddito di cittadinanza è troppo alto: “potrebbe scoraggiare i giovani
dal cercare lavoro”. Confindustria, per bocca di Pierangelo Albini –
direttore dell’area Lavoro e Welfare dell’organizzazione che rappresenta
le imprese -, pone l’accento su quello che considera un rischio insito
nel provvedimento di sostegno al reddito che sarà operativo dal 6 marzo.
Secondo Albini, che si è espresso nel corso di una audizione in Commissione Lavoro al Senato, il reddito di cittadinanza potrebbe insomma essere più un problema che una soluzione: la cifra di 780 euro al mese potrebbe secondo lui rappresentare un disincentivo, più che uno stimolo, alla ricerca del lavoro. Sopratutto per gli under 30.
Perché sotto i 30 anni lo stipendio, facendo una media statistica, si aggira intorno agli 830 euro netti al mese. Se senza lavorare posso averne 780, perché dovrei lavorare per averne solo 50 in più?
Questo il “ragionamento” di Confindustria, che è anche la fotografia di come funziona il mercato del lavoro in Italia.
Senza vergogna.
Perché il problema – che si dovrebbe porre in primis la politica, ma anche una classe imprenditoriale responsabile e non concentrata solo sul proprio profitto nel brevissimo termine – non dovrebbe essere che il reddito di cittadinanza è troppo altro.
Il problema è che i salari sono troppo bassi.
Sempre nel corso dell’audizione, Albini ha specificato meglio alcuni dati sugli stipendi “under 30”: 910 euro al nord, che scendono a 700 al sud.
Cifre che sono distanti anni luce dal costo della vita, e che – tra l’altro – riguardano non solo gli under 30, ma un numero altissimo di lavoratori di età superiore.
Anche Tito Boeri – presidente dell’Inps – aveva espresso un ragionamento simile: quasi il 45% dei dipendenti privati del Sud ha “redditi da lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un reddito uguale a zero”. Quindi un reddito di cittadinanza “così alto” farebbe passare la voglia di andare a cercarsi un lavoro che ti fa guadagnare meno soldi.
Completamente assente, anche in questo caso, un ragionamento sul livello – inaccettabilmente basso – degli stipendi.
Perché se un intervento a sostegno del reddito supera il livello del reddito stessi, l’evidenza è solo una, semplicissima da comprendere anche per chi non insegna alla Bocconi: i salari sono troppo bassi, al di sotto del livello della sopravvivenza.
Secondo Albini, che si è espresso nel corso di una audizione in Commissione Lavoro al Senato, il reddito di cittadinanza potrebbe insomma essere più un problema che una soluzione: la cifra di 780 euro al mese potrebbe secondo lui rappresentare un disincentivo, più che uno stimolo, alla ricerca del lavoro. Sopratutto per gli under 30.
Perché sotto i 30 anni lo stipendio, facendo una media statistica, si aggira intorno agli 830 euro netti al mese. Se senza lavorare posso averne 780, perché dovrei lavorare per averne solo 50 in più?
Questo il “ragionamento” di Confindustria, che è anche la fotografia di come funziona il mercato del lavoro in Italia.
Senza vergogna.
Perché il problema – che si dovrebbe porre in primis la politica, ma anche una classe imprenditoriale responsabile e non concentrata solo sul proprio profitto nel brevissimo termine – non dovrebbe essere che il reddito di cittadinanza è troppo altro.
Il problema è che i salari sono troppo bassi.
Sempre nel corso dell’audizione, Albini ha specificato meglio alcuni dati sugli stipendi “under 30”: 910 euro al nord, che scendono a 700 al sud.
Cifre che sono distanti anni luce dal costo della vita, e che – tra l’altro – riguardano non solo gli under 30, ma un numero altissimo di lavoratori di età superiore.
Anche Tito Boeri – presidente dell’Inps – aveva espresso un ragionamento simile: quasi il 45% dei dipendenti privati del Sud ha “redditi da lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un reddito uguale a zero”. Quindi un reddito di cittadinanza “così alto” farebbe passare la voglia di andare a cercarsi un lavoro che ti fa guadagnare meno soldi.
Completamente assente, anche in questo caso, un ragionamento sul livello – inaccettabilmente basso – degli stipendi.
Perché se un intervento a sostegno del reddito supera il livello del reddito stessi, l’evidenza è solo una, semplicissima da comprendere anche per chi non insegna alla Bocconi: i salari sono troppo bassi, al di sotto del livello della sopravvivenza.
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