domenica 26 agosto 2012

DISOCCUPAZIONE O CONTAMINAZIONE?


C’è perfino un negazionismo che non ammette l’esistenza della questione ambientale. A Taranto, per una grave regressione dell’intelletto, in molti se la sono presa con i giudici, hanno deriso gli epidemiologi che parlano di oltre 400 morti e di innumerevoli malati, hanno accusato di estremismo chi sollevava il problema. E anziché marciare contro la fabbrica hanno pensato di marciare contro la magistratura.
Anche in Sardegna i negazionisti difendono l’industrialismo estremo. La stessa follia che ha colpito Taranto e altre parti d’Italia. Anche qua silenzio della politica, silenzio di certi sindacalisti e delle comunità che non vogliono vedere.
Ma per fortuna anche qua esistono cittadini testardi, una parte della stampa è integra, ci sono epidemiologi onesti. Anche qua processi contro gli inquinatori. Sono spaventosi gli eccessi di mortalità e di malattie a Portoscuso e Porto Torres. Anche tra i bambini si manifestano malattie gravi legate alle condizioni ambientali. Però ancora oggi alcuni rispondono con accuse di complotti contro il lavoro a chi denuncia questa tragedia sanitaria collettiva.
Portoscuso le tre industrie Eurallumina, Portovesme srl e Alcoa annaspano. E’ un terremoto sociale. All’Alcoa lavorano circa 600 operai. Ma l’indotto vale molti più posti. Portoscuso conta 5.300 abitanti e con le industrie fallisce il paese. In questi anni non è stata proposta un’alternativa. L’agricoltura intorno è stata cancellata. Enorme la quantità di residui tossici ed è in corso un processo per traffici illegali di quelle sostanze pericolose. La mortalità per malattie respiratore è raddoppiata negli uomini di Portoscuso (205 casi contro 125 attesi). I morti per malattie polmonari provocate dalle polveri sono quattro volte quelli della popolazione normale (117 casi contro i 30 attesi).
Porto Torres l’avvelenamento dei suoli e delle acque è talmente grave che lo Stato si è costituito parte civile al processo contro Polimeri Europa e Vinyls e il Ministero dell’Ambiente chiederà i danni per lo smaltimento in mare di cadmio, mercurio, cianuri, benzene, idrocarburi. Gli stabilimenti spenti continuano a inquinare le falde. E così la contaminazione aumenta insieme alla disoccupazione. Nell’acqua di falda le concentrazioni del cancerogeno benzene sono 400.000 volte superiori al limite di 1 microgrammo per litro. Una distilleria di benzene. Nel mare del porto industriale il benzene è “solo” 2000 volte superiore alla norma. Se ne percepisce perfino la presenza nell’aria.
Un orrore, mentre a pochi chilometri si sguazza in acque che i tour operator cantano come le più belle e incontaminate del Mediterraneo. Ci affidiamo alla fortuna, ma la fortuna sembra finita.


lunedì 6 agosto 2012

Un Europa da colonizzare

E' fallace, e fa anche ridere, l’idea che si possa reggere un sistema fondato sull’economia e la moneta ma privo di unità politica. Lo diceva nel 1991 anche Helmut Kohl, il cancelliere dell’unità tedesca. E esiste anche una ulteriore “conditio sine qua non”: per creare un’effettiva unità - nel nostro caso “europea” - occorre la scomparsa degli Stati nazionali.
Ed è questa la volontà nascosta, di chi attualmente manovra Bruxelles: estirpare gli Stati nazionali distruggendo ciò che è invece la forza storica della nostra cultura comune, appunto le identità nazionali. Cancellato questo humus - e i banksters e i tecnocrati e i professori lo stanno facendo alacremente - però, non si “costruisce” un bel nulla. L’idea di far nascere dalla “moneta unica” dal “fisco unico”, dalle “banche uniche” un’entità forte è semplicemente folle, irrealizzabile. La devastazione delle sue radici renderà, al contrario, al massimo, il nostro continente una grande area di libro scambio, di libera speculazione per la grande finanza e le multinazionali apolidi. Altro che “unità politica”. Quella si fa soltanto con un atto di forza politico, appunto. Aggregando l’Europa delle patrie in un unico Stato nazionale europeo.
Ma non è questo che vogliono, i Lor signori. Non vogliono un’Europa unita e forte, ma debole e da colonizzare.