martedì 29 ottobre 2013

DUELLO RENZI-MARINA BERLUSCONI? NO PER CARITA'

Ho sempre considerato la politica come progetto per una società diversa nel quale impegnarsi con dedizione e sacrificio per un mondo migliore e, quindi, quando vedo far politica con opportunismo, massaggiando la pancia della gente e non il cervello, mi fa impressione. Non è la politica che intendo io.
Ormai sono tutti berlusconizzati solo che il pregiudicato manda avanti il progetto della P2 per i suoi interessi gli emuli fanno solo proposte atte a catturare voti da ovunque vengano senza preoccuparsi delle ideologie, del progetto e delle prospettive. Uno chiede voti al Pdl ed ai grillini l’altro non tocca il tema immigrazione per non perdere voti.
Se la politica è senza progetto ideologico non è la mia politica. 
Il capitalismo si è evoluto, da capitalismo oppressivo e sfruttatore è diventato capitalismo finanziario e parassita.
Prima il capitalista metteva in piedi una fabbrica e produceva qualcosa attraverso lo sfruttamento della manovalanza da pagare, ovviamente, il meno possibile.
Uno, un capitalista a caso, investiva miliardi e si trovava ad avere a che fare con dirigenti, dipendenti, sindacati, scioperi e manifestazioni ed alla fine dell’anno aveva una rendita del 10%, al netto delle tasse sempre che sia stato onesto, ed abbia rispettato tutte le regole imposte dallo stato e dalle conquiste del sindacato. Insomma una rottura di palle.
Adesso
il capitalista finanziario parassita non ha più bisogno di capannoni, reparti di ricerca, reparti di produzione, dipendenti e dirigenti che fanno il lavoro sporco per lui. Niente più incontri con i sindacati, rivendicazioni, scioperi, serrate e niente stipendi da elargire a 3, 4 mila persone o di più.
Oggi il capitalista finanziario parassita investe sui debiti dello stato che tutti i cittadini, si fa per dire, verranno chiamati a pagare.
Niente più scioperi, boicottamenti della produzione, sindacati che rompono le palle con le rivendicazioni dei dipendenti, niente capannoni e niente dirigenti che magari ci mangiano sopra.
Il lavoro sporco per opprimere la massa non lo fa più lui, o i suoi scagnozzi, lo fa il governo, i governi, che sguazzano tutti nello stagno del capitalismo.
La resa, per l’imprenditore capitalista parassita, è molto di più del 10% che ho ipotizzato sopra, senza rotture di palle.
Il risultato è che le imposte dello Stato italiano vengono per l’87% dal lavoro dipendente e dai pensionati il resto dai parassiti della finanza.
Teniamo presente che il 10% delle famiglie italiane possiede oltre il 47% della ricchezza nazionale: niente è più anticostituzionale ed antidemocratico di una situazione del genere.
Vi va bene una situazione come questa?
Se Marina rappresenta il capitalismo finanziario parassita e ladrone mi domando cosa rappresenti Matteo Renzi per il quale l’obiettivo è rubare voti al Pdl ed ai grillini per vincere.
Vincere che cosa? Per andare dove e con chi?
Da sempre preferisco avere a che fare con un figlio di buona madre piuttosto che con un ignorante.
So cosa vuole e dove vuole andare, il figlio di buona madre, l’ignorante no. Non lo sa nemmeno lui e ti spiazza in continuazione.
Ora non credo che Renzi sia ignorante, è opportunista ed aspira ad un obiettivo di breve termine, vincere.
Manca il progetto del dopo, se c’è è un ripiego, sono dei cerotti da mettere al capitalismo finanziario e parassita...briciole..

lunedì 21 ottobre 2013

IL NEGARE COME VIA D'USCITA DALLA REALTA'

La morte dell’Hauptsturmführer der SS Priebke e soprattutto il suo testamento spirituale nel quale il ne regrette rien ha aperto le fosse dei cazzari, dei negazionisti e dei sedicenti “storici” da blog e social network, creando una tossica nube di ottuse e inumane sciocchezze che forse vale la pena di chiarire.
La prima cosa è che Priebke non era affatto uno dei tanti tedeschi richiamati nella Wehrmacht, non apparteneva alle forze armate, ma a un élite (si fa per dire) militar politica che durante il periodo della guerra si è specificamente occupata dello sterminio degli ebrei, così come delle operazioni a danno dei Paesi occupati. Questi signori, quasi uno Stato nello Stato, svolgevano operazioni di polizia politica, avevano giurisdizione sui campi di concentramento, governavano l’intelligence (non militare) che serviva per sgominare qualsiasi opposizione in Germania, come in Europa, controllavano la fedeltà ideologica dei comandi militari. Erano sostanzialmente combattenti da retrovia (anche perché la Wehrmacht ne sabotava la dotazione di armi) che si occupavano di sterminare i prigionieri, fanatici che avevano scelto e perseguito con accanimento la loro appartenenza ideologica senza che nessuno glielo avesse imposto e spesso anzi per interesse di carriera. Le SS non vanno confuse con le Waffen SS, truppe combattenti che in principio erano costituite da 18mila uomini raccolti tra le cosiddette Allgemeine – SS cioè persone ideologicamente molto vicine al nazismo, ma non inserite nei vari corpi a difesa di Hitler e del partito. Solo In seguito, con l’allargarsi del conflitto, Himmler cominciò ad arruolare prima i nazisti delle popolazioni di origine tedesca sparsi per il continente, i ben notiVolksdeutscher, e poi i fascisti di tutti i Paesi occupati, ingrossando a dismisura il proprio numero. Queste truppe agivano insieme all’esercito, spesso come tappabuchi, ma con un comando separato ed è a loro che si deve la massima parte delle stragi verificatesi nel continente, compresa Marzabotto. Tra parentesi proprio l’esistenza delle Waffen SS è stato uno dei fattori che ha portato alimento alle tesi revisioniste di Nolte, permettendogli parlare di guerra civile europea.
La seconda è che Priebke è stato uno dei “nazisti viventi” che ha alimentato la leggenda secondo la quale la Shoa sarebbe un’invenzione. È la tipica affermazione di un codardo e di un soldato da scrivania degli orrori, perché volutamente confonde, ad uso dei babbioni, i campi di concentramento “dedicati” agli ebrei e altri individui “inferiori” con il lavoro forzato dei prigionieri di mezza Europa uscendosene col ragionamento che siccome gli internati erano utili non sarebbe stato conveniente sterminarli. Ma soprattutto sostenendo come se fosse un testimone oculare che le camere a gas erano un’invenzione, che erano troppo pericolose e affermando che a Dachau la camera a gas era stata costruita dagli americani. Come potesse saperlo visto che dal 1943 non metteva piede in Germania, che non aveva accesso alle segrete cose di quel livello e che dopo fuggì – attraverso Roma – in una remota regione andina dell’Argentina, è misterioso o è forse solo la disonestà di un travetdell’orrore.
In ogni caso qui c’è da sfatare due leggende metropolitane, se così possiamo chiamarle che circolano al tema. La prima è il negazionismo inaugurato da Faurisson, il quale smentisce la testimonianza del comandante di Auschwitz, Rudolf Hoess, sulla base di una presunta impossibilità di utilizzare il Zyklon B nei modi in cui viene raccontato. Si tratta naturalmente di balle forse derivate da un’ignorante o astuta confusione con il Sarin, cioè uno dei più conosciuti gas nervini, implicato anche ai nostri giorni nella questione siriana: il fatto che non fosse possibile entrare nella camera a gas pochi minuti dopo il loro uso o toccare i cadaveri o fumare, come racconta Hoess, è stato completamente smentito dagli esperimenti condotti in seguito, lasciando alla superficialità di Faurisson e dei suoi seguaci che ingrassano a dismisura con queste sciocchezze da bricoleur della chimica, il posto che merita.
La seconda leggenda è quella secondo la quale, visto che non esistevano le camere a gas non sarebbe stato possibile sterminare sei milioni di ebrei: peccato che tutto questo non abbia assolutamente senso visto che le camere a gas, sebbene molto comode per uno sterminio di massa, non furono affatto usate dappertutto, era molto più economico cominciare lo sterminio già al momento della cattura e delle retate (quasi un milione di ebrei fu ucciso così, soprattutto in Russia e in Europa orientale), poi durante il viaggio e infine attraverso la denutrizione, le malattie (che di solito uccidono con molta efficienza) o con le iniezioni di fenolo o infine con i gas di scarico dei camion. In quegli anni altre 40 milioni di persone sono morte in Europa senza alcun bisogno di gas. Che tra l’altro non sono mai stati usati durante il conflitto, nemmeno dai tedeschi, salvo che nel tentativo di appoggiare il colpo di mano del ’44 del Gran Mufti di Gerusalemme contro la comunità ebraica della Palestina. Ma qui siamo di fronte a un tipico cortocircuito informativo: l’esistenza di camere a gas era quella che aveva maggiormente colpito le persone dopo la rivelazione della Shoa alla fine della guerra, tanto da far pensare che fosse stato l’unico strumento di sterminio. Dunque negare o ridurre il ruolo del Zykon B era automaticamente anche negare la strage.
E negare è spesso molto facile, anzi spesso una meravigliosa via d’uscita dalla propria umanità. Lo stesso Priebke ha sostenuto: «Se un domani si dovessero trovare queste prove, la condanna di cose così orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere indiscussa e totale». Purtroppo le prove ci sono eccome, anzi ci sono persino i primi elenchi informatici di morituri creati dalla sinergia tra Ibm e Deutsche Hollerit. Però l’Hauptsturmführer der SS, Erich Priebke, non ha tremato di fronte all’ultima vigliaccheria da piccolo e ignobile burocrate della morte.

domenica 13 ottobre 2013

La sepoltura del Boia

Non voglio nemmeno nominare il suo nome, in questo breve articolo lo chiamerò IL BOIA.
Dopo la sua dipartita, si spera all'inferno, ci si è posto il problema della sua sepoltura; problema che per me sarebbe di facile soluzione ma abbastanza sbrigativa...credo comunque che Roma non possa e non debba accettare la sepoltura ed i funerale del Boia, pena la cancellazione morale della sua storia recente.
La pietà cristiana imporrebbe un funerale e poi la tumulazione, credo che questo debba avvenire in Germania terra natia di tale personaggio e terra dove l'ideologia appoggiata dal boia ha avuto terreno fertile, non certo qua da noi in Italia, ancora nell'animo profondo ferita da certe atrocità.
Speriamo che tutti si ragioni col buon senso.

lunedì 7 ottobre 2013

LA DECADENZA DI UNA SOCIETA'

Purtroppo i “Compro-oro”, le sale slot machine, i centri scommessa e altre attività simili, sono il segno evidente della rovina e della decadenza sociale in cui è sprofondata l’Italia, un paese fortemente corrotto, avvilito e annichilito.
Negli ultimi anni, questo genere di attività – che galleggiano sul sottile filo che divide legalità e illegalità – si sono decuplicate, non esiste via o piazza senza il suo bel angolo di disperazione. Il giro d’affari è di circa 7-10 mld di euro ogni anno, le regole sono labili o inesistenti e dietro molte attività vi è la mano della malavita, lesta ad invadere le opportunità che il mercato globalizzato offre.  Lo confermano i dati della Guardia di finanza: solo nel 2013 sono stati arrestati 52 responsabili di traffico di metalli preziosi, oltre il 200% in più rispetto all’anno precedente. Difatti solo l’1% dei “compro-oro” è registrato presso l’apposito elenco di Bankitalia.
Il denaro in circolazione scarseggia, per far fronte a ciò si “investe” il poco denaro rimanente tentando la fortuna in scommesse e slot machine, oppure si svendono le “ricchezze” familiari per poter pagare il caro vita in perenne rialzo in questi anni di crisi economica. Stanno rastrellando l’indipendenza finanziaria delle famiglie italiane, una volte famose in tutto il mondo per capacità di risparmio e di tutele del proprio futuro.
A Madrid, ho visto con i miei occhi a Puerta del Sol, in pieno centro, veri e propri P.R. dei “compro-oro” che cercano clienti strada per strada.
La situazione sta diventando invadente e insostenibile. Nel 2013 – secondo il Rapporto Italia dell’Eurispes – un italiano su quattro si è recato presso un “compro-oro”, ovvero più del 28% della popolazione.
Le gigantografie nelle strade e gli spot in televisione contribuiscono ad acuire il fenomeno della svendita italiana, con testimonial d’eccezione che, senza vergogna e ritegno alcuno, prestano il proprio volto per la promozione dell’anticamera del disastro socio-economico.
In uno dei sopracitati spot, un noto attore italiano, in coppia con il figlio, sostiene di essersi sbarazzato di qualche «cianfrusaglia d’oro» per acquistare un megaschermo: «Così quando sono a casa, anziché aprire il cassetto e guardare l’oro, guardo il televisore e mi diverto di più».
Si chiama propaganda. Si invita la gente a non pensare, a svendersi per sopravvivere, rinnegando il passato, i valori, le tradizioni, le radici culturali, ma anche il futuro, barattato con un presente di perenne alienazione.

martedì 1 ottobre 2013

LA VERA CRISI DELLA PERDITA DI COMPETENZE

E’ impressionante il numero di persone verso cui nutro una stima incredibile che se ne sono già andate o si stanno organizzando per andarsene dall’Italia.
Amici universitari e d’infanzia hanno fatto già i bagagli da tempo e sono contentissimi della loro scelta: per loro l’Italia è oramai soltanto un posto di vacanza.
A questi si aggiungono altre persone conosciute nella vita professionale e privata.
Della perdita di competenze ed intelligenza ci si preoccupa poco.
La vera crisi comunque è quella legata alla perdita di comVisualizza blogpetenze, al tessuto produttivo vero e creativo che viene ostacolato, bloccato, immobilizzato da una burocrazia sempre più viscosa, organizzata in modo da far sprecare inutilmente un sacco di energie ed avere illusoriamente tutto sotto controllo.
Governanti od aspiranti tali stanno gestendo la crisi soltanto dal punto di vista finanziario, poiché per loro è quello il problema numero uno.
Come viene gestita? Sostanzialmente è una gestione taroccata, condotta sul lato della percezione del problema:
- negare sempre la situazione attuale ed annunciare che il peggio sta per finire
- sovvenzionare aziende o modelli di business (ovviamente legati al proprio entourage di amici e clientele) che dovrebbero già essere estinti
- rischiare la distruzione della moneta pur di non aumentare i tassi di interesse (il cui aumento spazzerebbe via aziende e addirittura Stati interi, ingozzati di debiti)
Nel frattempo aziende e imprenditori fanno le valigie e portano altrove la propria conoscenza organizzativa e creativa (la quale necessita comunque di tempo per riadattarsi al nuovo territorio).
I politicanti ed i burocrati hanno la convinzione che risolto il lato finanziario (sono convinti della riuscita dei taroccamenti), basti una leggina per fare ritornare le aziende e renderle produttive dal giorno dopo.
Non avendo per la maggior parte mai avuto altre esperienze fuori dal mondo della pubblica amministrazione, ignorano del tutto il processo cognitivo legato all’organizzazione di un’impresa come ad esempio la scelta delle persone idonee e competenti da assumere (che necessitano di tempo per apprendere e diventare produttive).
Un’azienda che se ne va, non torna domani mattina e qualora in futuro tornasse non troverebbe le stesse condizioni di conoscenza che ha lasciato (le persone che vi lavoravano si devono riadattare, cambiare per un analogo posto o acquisire altre competenze). La perdita di conoscenza non viene recuperata in tempi brevi. E sicuramente non viene ripristinata senza parecchio sacrificio/investimento di tempo e senza una buona dose di tenacia/dedizione.
E qua veniamo al secondo punto che io reputo molto importante: l’etica del lavoro delle persone.
Decenni di espansione continua dello Stato hanno creato e stanno creando un esercito di persone con un’etica del lavoro molto più blanda e fiacca rispetto al passato.
L’etica del lavoro non è minimamente paragonabile a quella di qualche decennio fa. Cosa è cambiato?
Lo Stato e tutti i sociopatici che conquistano le istituzioni hanno nel profondo del loro cuore un desiderio di controllo che li consuma. Odiano il fatto che le persone siano dotate di libero arbitrio e possano scegliere col proprio cervello cosa fare nella propria vita.
Per cui si sono organizzati per colpire il cervello delle persone e riempirglielo di idiozie.
Tramite la scuola pubblica hanno attuato una strategia dell’ignoranza, uno svuotamento della cultura e delle conoscenze di base, ottenuto tramite proliferazione di titoli di studio farlocco fatti di abbondante nozionismo e di poca conoscenza pratica. Aggiungiamo a questo una continua predicazione di buonismo di Stato, di solidarismo coi soldi altrui.
Et voilà hai ottenuto un prototipo di persona molto legata alle istituzioni ed amante della pianificazione dall’alto.
Se a questo sommiamo il fatto che il modello di successo continuamente propinato da televisione e giornali è un mix di gioventù, ricchezza, tempo libero e voglia di divertimento e di viaggi, ma chi glielo fa fare ad un giovane di sacrificarsi per formarsi una professionalità che gradualmente col tempo lo renderà competente e ricercato? Meglio tirare a campare cercando di infiltrarsi nello stato e sperare di ottenere a sbafo un po’ di grasso che cola (per la verità sempre meno) o ambire ad una fortuita svolta nella propria vita (lotto, superenalotto, macchinette, scommesse online, ci sarà pure un perché lo Stato continua a fare pubblicità a queste forme di auto-tassazione?)
Tirando le conclusioni:
- la crisi finanziaria è soltanto un aspetto (e a mio avviso neppure il più importante) di un problema di più vaste dimensioni
- la maggior parte delle persone neppure percepisce il problema, quello che l’hanno percepito, stanno facendo i bagagli (non che all’estero sia tutto rose e fiori, ma una cosa è certa, gli Stati tendono a considerare i propri cittadini come una loro proprietà. Spesso invece all’estero si è considerati come una risorsa e non una proprietà, come portatori di idee nuove).
- l’etica del lavoro viene e verrà sempre più distrutta: allo Stato non interessa avere persone autonome e pensanti, ma dei droidi da comandare. Le persone libere ed intelligenti mettono a repentaglio la struttura di potere esistente (“Senti cerebroleso, mi sembra che sei un po’ un deficiente nel continuare a rifare gli stessi errori, facciamo che provo io a governare e a cambiare? Anzi, meglio ancora, facciamo che smetti di fare leggi idiote che mi rompono continuamente i coglioni e mi fanno perdere un sacco di tempo della mia preziosa vita?”)
- la distruzione dell’etica del lavoro porta alla diminuzione della creazione della ricchezza. Anche per gli Stati saranno guai seri. 
- il processo è lento e la massa critica coinvolta (decenni di formazione culturale) è tale per cui i tempi di reazione per ottenere un cambio di direzione saranno semmai molto lunghi, scordatevi la leggina fatta dell’Illuminato di turno che sistema subito i problemi.