lunedì 21 ottobre 2013

IL NEGARE COME VIA D'USCITA DALLA REALTA'

La morte dell’Hauptsturmführer der SS Priebke e soprattutto il suo testamento spirituale nel quale il ne regrette rien ha aperto le fosse dei cazzari, dei negazionisti e dei sedicenti “storici” da blog e social network, creando una tossica nube di ottuse e inumane sciocchezze che forse vale la pena di chiarire.
La prima cosa è che Priebke non era affatto uno dei tanti tedeschi richiamati nella Wehrmacht, non apparteneva alle forze armate, ma a un élite (si fa per dire) militar politica che durante il periodo della guerra si è specificamente occupata dello sterminio degli ebrei, così come delle operazioni a danno dei Paesi occupati. Questi signori, quasi uno Stato nello Stato, svolgevano operazioni di polizia politica, avevano giurisdizione sui campi di concentramento, governavano l’intelligence (non militare) che serviva per sgominare qualsiasi opposizione in Germania, come in Europa, controllavano la fedeltà ideologica dei comandi militari. Erano sostanzialmente combattenti da retrovia (anche perché la Wehrmacht ne sabotava la dotazione di armi) che si occupavano di sterminare i prigionieri, fanatici che avevano scelto e perseguito con accanimento la loro appartenenza ideologica senza che nessuno glielo avesse imposto e spesso anzi per interesse di carriera. Le SS non vanno confuse con le Waffen SS, truppe combattenti che in principio erano costituite da 18mila uomini raccolti tra le cosiddette Allgemeine – SS cioè persone ideologicamente molto vicine al nazismo, ma non inserite nei vari corpi a difesa di Hitler e del partito. Solo In seguito, con l’allargarsi del conflitto, Himmler cominciò ad arruolare prima i nazisti delle popolazioni di origine tedesca sparsi per il continente, i ben notiVolksdeutscher, e poi i fascisti di tutti i Paesi occupati, ingrossando a dismisura il proprio numero. Queste truppe agivano insieme all’esercito, spesso come tappabuchi, ma con un comando separato ed è a loro che si deve la massima parte delle stragi verificatesi nel continente, compresa Marzabotto. Tra parentesi proprio l’esistenza delle Waffen SS è stato uno dei fattori che ha portato alimento alle tesi revisioniste di Nolte, permettendogli parlare di guerra civile europea.
La seconda è che Priebke è stato uno dei “nazisti viventi” che ha alimentato la leggenda secondo la quale la Shoa sarebbe un’invenzione. È la tipica affermazione di un codardo e di un soldato da scrivania degli orrori, perché volutamente confonde, ad uso dei babbioni, i campi di concentramento “dedicati” agli ebrei e altri individui “inferiori” con il lavoro forzato dei prigionieri di mezza Europa uscendosene col ragionamento che siccome gli internati erano utili non sarebbe stato conveniente sterminarli. Ma soprattutto sostenendo come se fosse un testimone oculare che le camere a gas erano un’invenzione, che erano troppo pericolose e affermando che a Dachau la camera a gas era stata costruita dagli americani. Come potesse saperlo visto che dal 1943 non metteva piede in Germania, che non aveva accesso alle segrete cose di quel livello e che dopo fuggì – attraverso Roma – in una remota regione andina dell’Argentina, è misterioso o è forse solo la disonestà di un travetdell’orrore.
In ogni caso qui c’è da sfatare due leggende metropolitane, se così possiamo chiamarle che circolano al tema. La prima è il negazionismo inaugurato da Faurisson, il quale smentisce la testimonianza del comandante di Auschwitz, Rudolf Hoess, sulla base di una presunta impossibilità di utilizzare il Zyklon B nei modi in cui viene raccontato. Si tratta naturalmente di balle forse derivate da un’ignorante o astuta confusione con il Sarin, cioè uno dei più conosciuti gas nervini, implicato anche ai nostri giorni nella questione siriana: il fatto che non fosse possibile entrare nella camera a gas pochi minuti dopo il loro uso o toccare i cadaveri o fumare, come racconta Hoess, è stato completamente smentito dagli esperimenti condotti in seguito, lasciando alla superficialità di Faurisson e dei suoi seguaci che ingrassano a dismisura con queste sciocchezze da bricoleur della chimica, il posto che merita.
La seconda leggenda è quella secondo la quale, visto che non esistevano le camere a gas non sarebbe stato possibile sterminare sei milioni di ebrei: peccato che tutto questo non abbia assolutamente senso visto che le camere a gas, sebbene molto comode per uno sterminio di massa, non furono affatto usate dappertutto, era molto più economico cominciare lo sterminio già al momento della cattura e delle retate (quasi un milione di ebrei fu ucciso così, soprattutto in Russia e in Europa orientale), poi durante il viaggio e infine attraverso la denutrizione, le malattie (che di solito uccidono con molta efficienza) o con le iniezioni di fenolo o infine con i gas di scarico dei camion. In quegli anni altre 40 milioni di persone sono morte in Europa senza alcun bisogno di gas. Che tra l’altro non sono mai stati usati durante il conflitto, nemmeno dai tedeschi, salvo che nel tentativo di appoggiare il colpo di mano del ’44 del Gran Mufti di Gerusalemme contro la comunità ebraica della Palestina. Ma qui siamo di fronte a un tipico cortocircuito informativo: l’esistenza di camere a gas era quella che aveva maggiormente colpito le persone dopo la rivelazione della Shoa alla fine della guerra, tanto da far pensare che fosse stato l’unico strumento di sterminio. Dunque negare o ridurre il ruolo del Zykon B era automaticamente anche negare la strage.
E negare è spesso molto facile, anzi spesso una meravigliosa via d’uscita dalla propria umanità. Lo stesso Priebke ha sostenuto: «Se un domani si dovessero trovare queste prove, la condanna di cose così orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere indiscussa e totale». Purtroppo le prove ci sono eccome, anzi ci sono persino i primi elenchi informatici di morituri creati dalla sinergia tra Ibm e Deutsche Hollerit. Però l’Hauptsturmführer der SS, Erich Priebke, non ha tremato di fronte all’ultima vigliaccheria da piccolo e ignobile burocrate della morte.

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