Purtroppo i “Compro-oro”, le sale slot machine,
i centri scommessa e altre attività simili, sono il segno evidente
della rovina e della decadenza sociale in cui è sprofondata l’Italia, un
paese fortemente corrotto, avvilito e annichilito.
Negli ultimi anni, questo genere di attività – che galleggiano sul
sottile filo che divide legalità e illegalità – si sono decuplicate, non
esiste via o piazza senza il suo bel angolo di disperazione. Il giro
d’affari è di circa 7-10 mld di euro ogni anno, le
regole sono labili o inesistenti e dietro molte attività vi è la mano
della malavita, lesta ad invadere le opportunità che il mercato
globalizzato offre. Lo confermano i dati della Guardia di finanza:
solo nel 2013 sono stati arrestati 52 responsabili di traffico di
metalli preziosi, oltre il 200% in più rispetto all’anno precedente.
Difatti solo l’1% dei “compro-oro” è registrato presso l’apposito elenco
di Bankitalia.
Il denaro in circolazione scarseggia, per far fronte a ciò si
“investe” il poco denaro rimanente tentando la fortuna in scommesse e
slot machine, oppure si svendono le “ricchezze” familiari per poter
pagare il caro vita in perenne rialzo in questi anni di crisi economica.
Stanno rastrellando l’indipendenza finanziaria delle famiglie italiane, una volte famose in tutto il mondo per capacità di risparmio e di tutele del proprio futuro.
A Madrid, ho visto con i miei occhi a Puerta del Sol, in pieno centro, veri e propri P.R. dei “compro-oro” che cercano clienti strada per strada.
La situazione sta diventando invadente e insostenibile. Nel 2013 – secondo il Rapporto Italia dell’Eurispes – un italiano su quattro si è recato presso un “compro-oro”, ovvero più del 28% della popolazione.
Le gigantografie nelle strade e gli spot in televisione
contribuiscono ad acuire il fenomeno della svendita italiana, con
testimonial d’eccezione che, senza vergogna e ritegno alcuno, prestano
il proprio volto per la promozione dell’anticamera del disastro
socio-economico.
In uno dei sopracitati spot, un noto attore italiano, in coppia con
il figlio, sostiene di essersi sbarazzato di qualche «cianfrusaglia
d’oro» per acquistare un megaschermo: «Così quando sono a casa, anziché
aprire il cassetto e guardare l’oro, guardo il televisore e mi diverto
di più».
Si chiama propaganda. Si invita la gente a non pensare, a svendersi
per sopravvivere, rinnegando il passato, i valori, le tradizioni, le
radici culturali, ma anche il futuro, barattato con un presente di
perenne alienazione.
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