giovedì 28 febbraio 2013

GRILLO AL BIVIO

Il primo commento al voto che mi viene in mente è il seguente: il Movimento 5 Stelle si trova già di fronte al primo bivio di importanza vitale. I numeri al Senato sono chiari, non c’è una maggioranza che possa sostenere un governo Bersani-Monti (che era il vero obiettivo di entrambi già da prima delle elezioni).
Quindi cercheranno di imbarcare il M5S. Non tutto, ovviamente, ma proveranno a spaccarlo e a tirar dentro 20 senatori a sostegno di un governo pro-euro supino di fronte ai diktat di Bruxelles e Francoforte.
Lo stesso faranno coi senatori del centrodestra. La campagna acquisti sarà condotta direttamente dal Quirinale, e appoggiata dalla UE.
Se riescono a far fare il salto della quaglia a qualche eletto del M5S, quel movimento nasce morto. Se non ce la fanno, allora inizierà ad essere davvero possibile discutere di come organizzare nel Paese l’opposizione al ceto politico che ci sta devastando. Le contraddizioni interne alle coalizioni scoppierebbero in tutta la loro evidenza, e probabilmente si tornerebbe presto al voto.
Io spero di sbagliarmi, ma temo che gli emissari di Bersani, Monti e Napolitano possano riuscire nell’intento, dato che il M5S non implementa meccanismi interni di piena democrazia diretta, e quindi finisce, anch’esso, per selezionare arrivisti. Offriranno loro mari e monti. Le pressioni saranno fortissime. E nella condizione attuale del M5S anche una piccola percentuale di arrivisti può togliere credibilità e sbriciolare l’intero movimento.
Possiamo aggiungere, poi, che questo voto sancisce la rinascita di Berlusconi, cosa che in questo blog era stata ampiamente prevista, e la fine della cosiddetta “sinistra radical-istituzionale” e dell’IDV, il che, sinceramente, è un gran bene. Speriamo di non sentire mai più parlare di Ferrero, Diliberto, Di Pietro, cespugli verdi, etc..
Su SEL non vale la pena di spendere troppe parole: è ormai chiaro che Vendola non rappresenta altro che una minuscola fetta di elettorato piddino che ancora spera di “spostare a sinistra” l’asse di governi che hanno come primo obiettivo la distruzione delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti sociali più deboli. Il suo misero 3% servirà a dare un po’ di poltrone all’entourage del presidente della giunta pugliese, nulla più.
Quanto a Monti e alla sua coalizione, possiamo dire che presto ne vedremo delle belle. La percentuale ottenuta dalla sua lista non è malvagia (purtroppo), ma i suoi amichetti Fini e Casini non accetteranno in silenzio un risultato elettorale da “prefisso telefonico”.
La partita è aperta, vedremo gli sviluppi.

mercoledì 13 febbraio 2013

L'evento epocale delle dimissioni di un Papa

Papa Benedetto XVI si è dimesso. Non accadeva da 600 anni. Le sue dimissioni, però, non possono passare inosservate soltanto per questo. Durante gli anni del suo pontificato troppi scandali, troppe vicende chiaroscurali, troppi personaggi scomodi, troppe lotte interne. L’ipotesi del complotto è tutt’altro che campata in aria. Al centro della vicenda lo scontro titanico (e politico) con il cardinale Tarcisio Bertone, il suo crescente potere, i suoi uomini: un vero e proprio cerchio magico che, alla fine, ha estromesso il Papa da qualsiasi decisione politica (basti pensare al caso Gotti Tedeschi). Tutto sembrerebbe quadrare, soprattutto riprendendo il documento di un anno fa in cui si diceva che il Papa avrebbe avuto un anno di vita. Appunto.Il potere politico del segretario di Stato è visibile anche richiamando un’altra vicenda che, tutt’oggi, resta assolutamente poco chiara e dai tratti inquietanti. Era il 2009 quando Bertone in persona chiama alla guida del braccio economico del Vaticano, lo IOR, Ettore Gotti Tedeschi. È la persona giusta, pensava in quel periodo l’arcivescovo. Salvo, però, ricredersi immediatamente. Secondo le versioni ufficiali, il motivo della rottura tra i due sarebbe da ritrovare nell’opposizione del banchiere al desiderio di Bertone di creare una spa che inglobasse la gestione non solo del Gemelli ma anche del San Raffaele che, dunque, sarebbe stato prelevato e ricapitalizzato per salvarlo dalla sua condizione pesantemente debitoria. Gotti Tedeschi si oppose. Non sapeva, forse, che non accontentare i desiderata di Bertone avrebbe significato il suo siluramento. Cosa che, appunto, avvenne. Ma ecco il tratto inquietante della vicenda. Ancora oggi sono fortemente insistenti le voci secondo cui il vero motivo della rottura tra i due (oltre al disegno quasi imprenditoriale di Bertone appena ricordato) andrebbe ritrovato nella scelta di Gotti Tedeschi di farsi volontariamente interrogare (poteva decidere di non andare, la legge glielo consentiva) dai magistrati di Roma, in seguito a un’inchiesta su presunte violazioni delle norme anti-riciclaggio che ha coinvolto lui e il direttore generale dello IOR Paolo Cipriani. La Santa Sede non avrebbe apprezzato le chiacchierate con i pm, né le allusioni ad alcuni conti cifrati segreti. Quello che accade in Vaticano, deve restare in Vaticano. Questa la politica di Bertone. Per l’amore per la verità – di cui pure si parla nel Vangelo – non c’è spazio, quando si ricopre un incarico (quello di Bertone) che – è bene ricordarlo – è squisitamente politico.Le lotte politiche continuano a tener banco in Vaticano. E continueranno ancora a lungo. Con buona pace di chi, da lassù, guarda cosa accade in Vaticano.

 

venerdì 1 febbraio 2013

IL MONTE DEI LOSCHI

Ci sarà pure la politica di mezzo, le famose-famigerate Fondazioni bancarie che legano tra loro affari ed amministratori locali. Ci sarà pure qualche azzardo bancario di troppo, qualche acquisizione sballata e, per la serie «peggio il tapun del buso», l’acquisizione di derivati tossici per cercare di recuperare soldi con guadagni alti ma rischiosi. E tutto è andato a catafascio. Ma ormai è certo, tra i vecchi vertici della gloriosa banca sul Monte, c’era anche una bella manica di ladri. Non il vecchio modello del ladro in nome e per conto della politica – vedi finanziamento illecito ai partiti – ma ladri per conto e tasche loro, anche se probabilmente aiutati nel loro percorso di carriera dalla politica delle appartenenze.
La campagna elettorale spinge gli interessi di parte-partito a guardare di al dito di chi ha forse amministrato male. Ma su quel Monte della bella Siena vediamo brillare una luna, piena di ladri per giunta sfacciati e noti da tempo. Riassunto dalle diverse cronache. L’ex presidente Mussari e una decina di dirigenti e funzionari della Mps sotto inchiesta per reati che vanno dalla truffa all’aggiotaggio, dalla turbativa all’aver ostacolato gli organi di vigilanza. Ma c’è di peggio. Come quel vecchio rapporto del maggio 2010, trasmesso dal Nucleo della Polizia tributaria di Milano alla Procura di Milano che è stato adesso acquisito da Siena e che, a leggerlo, fa una certa impressione. La luna che illumina gli angoli bui di Siena.
La procura di Milano chiedeva allora informazioni dettagliare su una società finanziaria, la «Lutifin». Guido Ruotolo, saggio ed esperto cronista, è preciso: un passaggio della deposizione di un funzionario della Dresdner Bank di Milano. «Il 12 o il 13 marzo del 2008 sono andato a cena con Michele Cortese che si occupa, in Dresdner Bank-branch London, della vendita di prodotti finanziari, il quale sostanzialmente mi ha detto che, a suo avviso, ma il fatto sembrava notorio, Pontone e Baldassarri avevano percepito una commissione indebita dell’operazione per il tramite di Lutifin. Mi disse anche che i due erano conosciuti come “la banda del 5%”, perché su ogni operazione prendeva tale percentuale…».
Più che Tangentopoli sembra di essere tornati ad Al Capone. Presunti corrotti, Matteo Pontone, responsabile della filiale di Londra di Monte dei Paschi di Siena. Gianluca Baldassarri, ex direttore dell’area finanza di Mps, indagato per truffa a Siena. Gli investigatori hanno trovato nella sua disponibilità un «tesoro» di 20 milioni di euro fatti rientrare in Italia utilizzando gli scudi fiscali. Due della «Banda dei cinque». Ci mancano dettagli e soprattutto nomi. E altri, molti potenziali complici e colpevoli. Da Trani la notizia che è stato aperto un fascicolo per un esposto di Elio Lannutti, presidente di Adusbef. La stessa associazione che presentò un esposto contro le agenzie di rating internazionali Fitch, Standard & Poor’s e Moody’s poi indagate.
In questa fase di accesa lotta politica sembra prevalere l’antico e collaudato «Effetto ventilatore», studiato e teorizzato dal vecchio ex ministro Formica, ormai scomparso. Tanta sostanza puteolente e un ventilatore puntato contro, a volatilizzarla su tutto e su tutti. Ma passata questa eufemistica “tempesta”, questo tornado di vento elettorale, l’interesse del Paese scende alle cose concrete. Qualche economista in meno, o commentatore politico, e qualche verbale dei “Canarini” GdF in più. Oltre le sale del consiglio di amministrazione Mps, in questo momento interessa più cosa sta accedendo nelle più spoglie stanze della Procura della repubblica di Siena dove, annotazione dovuta, parevano sino a ieri distratti da altro.