Papa Benedetto XVI si è dimesso. Non accadeva da 600 anni. Le sue dimissioni, però, non possono passare inosservate soltanto per questo. Durante
gli anni del suo pontificato troppi scandali, troppe vicende
chiaroscurali, troppi personaggi scomodi, troppe lotte interne. L’ipotesi del complotto è tutt’altro che campata in aria. Al centro della vicenda lo scontro
titanico (e politico) con il cardinale Tarcisio Bertone, il suo
crescente potere, i suoi uomini: un vero e proprio cerchio magico che,
alla fine, ha estromesso il Papa da qualsiasi decisione politica (basti pensare al caso Gotti Tedeschi). Tutto sembrerebbe quadrare, soprattutto riprendendo il documento di un anno fa in cui si diceva che il Papa avrebbe avuto un anno di vita. Appunto.Il
potere politico del segretario di Stato è visibile anche richiamando
un’altra vicenda che, tutt’oggi, resta assolutamente poco chiara e dai
tratti inquietanti. Era il 2009 quando Bertone in persona chiama alla
guida del braccio economico del Vaticano, lo IOR, Ettore Gotti Tedeschi.
È la persona giusta, pensava in quel periodo l’arcivescovo. Salvo,
però, ricredersi immediatamente. Secondo le versioni ufficiali, il
motivo della rottura tra i due sarebbe da ritrovare nell’opposizione
del banchiere al desiderio di Bertone di creare una spa che inglobasse
la gestione non solo del Gemelli ma anche del San Raffaele che, dunque, sarebbe stato prelevato e ricapitalizzato per salvarlo dalla sua condizione pesantemente debitoria. Gotti Tedeschi si oppose. Non sapeva, forse, che non accontentare i desiderata di Bertone avrebbe significato il suo siluramento. Cosa che, appunto, avvenne. Ma ecco il tratto inquietante della vicenda.
Ancora oggi sono fortemente insistenti le voci secondo cui il vero
motivo della rottura tra i due (oltre al disegno quasi imprenditoriale
di Bertone appena ricordato) andrebbe ritrovato nella scelta di Gotti Tedeschi di farsi volontariamente interrogare (poteva decidere di non andare, la legge glielo consentiva) dai
magistrati di Roma, in seguito a un’inchiesta su presunte violazioni
delle norme anti-riciclaggio che ha coinvolto lui e il direttore
generale dello IOR Paolo Cipriani. La Santa Sede non avrebbe apprezzato le chiacchierate con i pm, né le allusioni ad alcuni conti cifrati segreti. Quello che accade in Vaticano, deve restare in Vaticano.
Questa la politica di Bertone. Per l’amore per la verità – di cui pure
si parla nel Vangelo – non c’è spazio, quando si ricopre un incarico
(quello di Bertone) che – è bene ricordarlo – è squisitamente politico.Le lotte politiche continuano a tener banco in Vaticano. E continueranno ancora a lungo. Con buona pace di chi, da lassù, guarda cosa accade in Vaticano.
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