domenica 25 settembre 2011

MINZOLINI "SCODINZOLINI"


Gli editoriali di Minzolini disseminano, ogni volta, una scia d’inevitabili polemiche. Politici, giornalisti, blogger, comuni cittadini, ne attaccano i contenuti sfacciatamente di parte, combacianti perfettamente con le opinioni politiche del presidente del Consiglio.

Tutto nasce dal fatto che il principale tg del servizio pubblico si è contraddistinto, sotto la guida di Minzolini, nel produrre un pessimo modo d’interpretare e fare informazione; caratterizzato da FALSITÀ , notizie, DIFFUSE IN TUTTO IL MONDO, non date perché ritenute mediaticamente scomode al governo e ridotte a estivi GOSSIP DA OMBRELLONE, una riduzione di spazio e quindi d’attenzione alle questioni politiche, economiche e sociali in favore di fatti inutili fine a se stessi – come “LE SCIMMIE ORFANE DEL KENYA, aquile reali, cappellini e cavalli inglesi ad Ascot, cappelli senza cavalli a Milano, il ritorno in classifica di Raffaella Carrà”, ecc – spacciati, al contrario, per vere e proprie notizie d’importanza nazionale da dover esser comunicate all’opinione pubblica.

Operazioni di controllo dell’informazione che tre giornalisti del comitato di redazione del telegiornale hanno condensato e raccolto in un DOSSIER intitolato Il tg1 secondo Minzolini, utile a capire che oltre a porsi contro la correttezza richiesta ne LA CARTA DEI DOVERI DEL GIORNALISTA esse sono la causa di numerosi problemi che hanno investito il tg1 in questi anni di linea “minzoliniana”: una FORTE PERDITA DI ASCOLTI, DIFFIDE e MULTE  per il continuo squilibrio di minuti concesso al governo e a Silvio Berlusconi.

L’esasperazione verso questo tipo di giornalismo, asservito (e in difesa) al potente di turno, ha inasprito le critiche rivoltegli, tanto da far pretendere, in svariate di esse, che Minzolini smetta di fare editoriali, poiché – sostengono – un direttore di un telegiornale, tanto più del servizio pubblico, per rimanere imparziale non dovrebbe esprimere un proprio punto di vista riguardo realtà politiche/economiche nazionali ed internazionali.

L’errore di tali richieste d’imparzialità sta nel considerare fonte di paragone come Minzolini si pone nel ruolo da direttore del tg1. I suoi editoriali, difatti, non sono analisi critiche basate su letture di accadimenti avulse da interessi di partito o di parte. Ogni volta che Minzolini parla non cerca mai d’inserire il suo punto di vista in una lettura intellettualmente onesta del Paese, che può anche non essere condivisibile, ma che fa interrogare, poiché alternativa al proprio pensiero, avente anche ha il coraggio, eventualmente, di risultare non esatta, sbagliando per questo in prima persona e non, come ironizzava Biagi, per conto terzi.

Al contrario, l’intento del “direttorissimo” è quello di difendere il potente, avallare le sue svariate pretese di comando e controllo, attaccando i “nemici”-POLITICI , GIORNALISTI, MAGISTRATI - del suo ideale editore di riferimento (Silvio Berlusconi). Legame politico, tra l’altro, che lo stesso giornalista HA CONFERMATO, dichiarando che la sua permanenza alla direzione del tg1 è strettamente connessa alla durata del presidente del Consiglio nella guida del governo.

Insomma, gli editoriali di Minzolini, sono editoriali nella forma ma non nella sostanza, in quanto si contraddistinguono per fare della pura e semplice propaganda politica.

Proprio per questo motivo, basare il proprio giudizio su come dovrebbero essere gestiti il ruolo e i compiti di un direttore di telegiornale, avendo come termine di paragone la propaganda e non il giornalismo, può portare ad una cura ben peggiore della malattia, in quanto il passaggio dal desiderio d’imparzialità del giornalista alla pretesa di avere un tg asettico come una lista della spesa, in cui le notizie vengono semplicemente lette, senza un approfondimento e un utile e attenta analisi è qualunquisticamente sottile.

Pericolo che non possiamo permetterci, maggiormente in un periodo come questo, in cui il conformismo e il servilismo giornalistico televisivo sono più dilaganti che mai, per evitare di non riuscire più a distinguere tra informazione e mera propaganda.

Ecco perché un direttore di telegiornale, se lo ritiene necessario, è libero di poter fare tutti gli editoriali che vuole, informando, ma non può permettersi d’inscenare comizi dal pulpito della prima rete del servizio pubblico, basando la sua opinione su fatti forzati o manomettendo e manipolando circostanze della realtà politica e sociale di questo Paese per fare un favore al potente di turno.

Perché, COME SOSTENEVA, nel 1994, un ottimo giornalista d’assalto, definito lo squalo, “il mio referente è il lettore e non il politico e (…) il mio compito è quello di rappresentarlo come è senza mediazioni”.

martedì 13 settembre 2011

IL CASUALE IMPEGNO DI BERLUSCONI

Tutti lo criticano perchè pensa solo alle puttane ed invece lui si sacrifica, si impegna, e ci tiene a farcelo sapere.
Chi meglio di Canale 5 e Belpietro potevano informare gli italiani che il presidente non fugge dai giudici, ci mancherebbe altro non ha niente da temere, ma per spiegare ai colleghi europei la manovra ed è per questo che ha chiesto appuntamento a qualcuno a Strasburgo  che lo stesse ad ascoltare.
A stretto giro di posta Buzek, presidente dell’europarlamento, gli ha fatto sapere che non lo vuole vedere.
Come farà a spiegare una manovra che non hanno ancora capito chi l’ha proposta e nemmeno chi la paga, noi, è un mistero.
Comunque lui non ha rimorsi, ha solamente aiutato una famiglia in difficoltà ed è la prima volta che lo fa senza che ci siano figlie minorenni in ballo, solo e semplicemente un ricatto.
Ovvio che gli dispiaccia l’impegno improvviso, che si è costruito e preparato, non tanto perchè non può rispondere alle domande dei magistrati ma per il fatto che domani sera a Barcellona si gioca Barcellona-Milan, prima partita di champions...e lui non potrà esserci in tribuna..!

 





martedì 6 settembre 2011

LA FINE DEL CAPITALISMO?

La crisi è globale ma il capitalismo, la speculazione, il profitto, le guerre e la falsa democrazia, spacciata per l’unico modo di vivere che sia possibile al mondo, continua imperterrita a bruciare ricchezza costruita sfruttando i più deboli, arricchendo i parassiti come le banche e gli speculatori, ed emarginando da una vita dignitosa gli artefici di tanta ricchezza.
Come esempio di vita democratica, dopo gli errori e gli orrori del comunismo, il sistema economico globale ci propina come unico modo di vivere la finta democrazia delle multinazionali, delle banche mondiali o locali, che sperperano la ricchezza mondiale pur di non condividere, più o meno equamente, la ricchezza mondiale e tutto questo avviene per salvaguardare il profitto, le lor ricchezze accumulate a suon di guerre ed invasioni, le  esportazioni di guerre portatrici di libertà per i pozzi petroliferi.
Il capitalismo globale, l’economia parassitaria delle banche e degli speculatori mondiali, nessuno escluso, mi fanno ricordare quello che anni fa mi raccontò un collega in merito al fatto che suo fratello non contribuiva al mantenimento dei loro genitori.
Il mio collega era uno che non sembrava molto normale ed è per questo che era un genio, un giorno gli chiesi ma tuo fratello non ti dà una mano?
E’ meglio di no, mi rispose, è meglio che a casa non si faccia vedere. Quello porta un zuccherino al cavallo e si porta via il cavallo. L’ultima volta che è stato a casa mia a trovare i nostri genitori si è portato via un orologio d’oro, di quelli rotondi che chiamiamo a cipolla. Un pezzo d’epoca e pertanto dal valore ancora più alto.
Il capitalismo parassita è uguale, intanto che parla di sacrifici, da far fare ai lavoratori, per salvare l’economia globale aumenta a dismisura i suoi profitti, abbatte democrazia e diritti dei lavoratori e specula pure sui debiti dei quali è la causa, pur facendoli pagare a noi, la massa lavoratrice e vittima della falsa democrazia.
Non è un problema di governo italiano, europeo, cinese o americano, è un problema che il capitalismo ha questo tumore in sè che si chiama profitto, che non ha occhi, testa, progetti ed azioni che non siamo puntati al solo obiettivo di arricchire, sempre di più e sempre gli stessi. Di qualsiasi colore siano.
Gli indignati di tutto il mondo manifestano chiedendo una distribuzione più equa della ricchezza e ciò avviene sotto tutti i tipi di governi, di società, dai socialisti alle destre ai comunisti cinesi o pseudo tali, intesi come comunisti. Spagna, Israele, Grecia, Inghilterra, Germania, ovunque nascono gli indignati che non chiedono un cambiamento di sistema politico in sè, destra, sinistra, centro, centrosinistra,centrodestra, chiedono solo di ripartire la ricchezza di ogni paese in modo equo, più giusto.
Senza nemmeno rendersene conto sono tutti marxisti ma guai a parlare di comunismo al giorno d’oggi, soprattutto in Cina.
Un’altra società è possibile, sia a livello locale che mondiale, ma non dobbiamo rendercene conto, sarebbe deleterio per il sistema, dobbiamo essere persuasi che salvando le banche, gli investimenti parassitari, arricchendo i miliardari di tutti i colori salviamo la nostra indipendenza, libertà e democrazia.
Libertà di essere sfruttati, democrazia che ci impone sacrifici persino sulla spesa, sulla qualità della vita, indipendenza dalla conoscenza e dalla cultura che potrebbe liberarci da questo giogo che ci opprima da centinaia d’anni e che ha sconfitto, anche per sue colpe, l’unita alternativa che eravamo   riusciti a creare, il comunismo, la società diversa che dava un valore diverso al proletariato.
Anche una socialdemocrazia aggiornata ci andrebbe bene, in queste condizioni economiche, ma finchè tutti i governi, di tutti i colori, all’ordine del giorno hanno sempre, e solo, il salvataggio delle banche e la salvaguardia dei profitti degli speculatori ciò non sarà mai possibile, se la luce guida dell’economia globale è il mercato saremo sempre vittime di noi stessi, del tumore che ci hanno iniettato immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, il consumismo.
Non per niente un geniale cineasta, poeta scrittore, autore, intellettuale come Pier Paolo Pasolini ebbe a dire in una trasmissione televisiva, oltre 40 anni fa, che noi non abbiamo nessun valore come uomini, persone, ma solo ed in quanto consumatori.Un profeta, altro che Cristo.
Ecco perchè chi non consuma, non può consumare, non ha nessun valore per l’economia globale, chi non può spendere, spandere, pensionati in testa, deve morire perchè non è di nessuna utilità ai mercati, alle banche.
Difficile che un ottantenne possa attingere ad un mutuo trentennale per comprarsi una casa e muovere il mercato.
A meno che il delirio del nostro presidente del consiglio evasore, piduista, puttaniere, non mantenga la sua parola e di faccia vivere, in media, sino a 120 anni. In salute però, altrimenti ci fanno fuori per risparmiare sulla sanità e sui ticket.