Aumentare la bolletta di 20 milioni di famiglie
(soprattutto quelle meno abbienti); incoraggiare l’aumento dei consumi
(e degli sprechi) di energia elettrica; disincentivare l’autoproduzione
di energia e gli interventi di efficienza energetica; bloccare lo
sviluppo delle energie rinnovabili; e offrire ai distributori di energia
entrate maggiori e garantite, a scapito della libera concorrenza.
Cinque pessimi risultati in un colpo solo. Il
capolavoro è firmato dall’Autorità per l’energia elettrica il gas e il
sistema idrico (Aeegsi), che lo scorso 2 dicembre ha approvato la
riforma delle tariffe elettriche, un provvedimento che non solo si
manifesta come socialmente ingiusto perché penalizza le fasce di utenti
più deboli, ma rappresenta anche un passo indietro nel processo globale
di transizione verso modelli di produzione e consumo dell’energia più
sostenibili. La riforma interesserà i 30 milioni di utenti elettrici
domestici italiani, diventerà operativa a partire dal 1° gennaio 2016 e
con gradualità sino al 1° gennaio 2018.
Il punto più discusso della delibera 582/2015/R/eel, con
cui l’Aeegsi ha portato a conclusione l’iter per la riforma delle
tariffe elettriche, riguarda l’impostazione di fondo destinata a
generare un effetto che può essere riassunto nella formula “Più consumi
meno paghi”. L’impianto ideologico della riforma era infatti fondato sul
tentativo di superare l’attuale struttura progressiva delle tariffe di
rete e degli oneri generali di sistema che prevede un costo unitario del
kWh che cresce per scaglioni all’aumentare dei prelievi: questo
significa che sino a oggi è stato penalizzato chi ha avuto maggiori
consumi e premiato chi ne ha avuti di meno.
Il sistema italiano a struttura progressiva (pur
avendo indubbiamente dei limiti) ha quindi premiato quegli utenti che
hanno cercato di ridurre i consumi investendo in apparecchiature più
efficienti (ad esempio, elettrodomestici in Classe A) o in fonti
rinnovabili (ad esempio, con impianti fotovoltaici) in grado di tagliare
drasticamente la richiesta di energia dalla rete.
Come sarà il nuovo meccanismo introdotto dalla riforma
dell’Aeegsi? Sostanzialmente i costi di rete verranno spostati dalla
quota variabile a quella fissa. Questi costi saranno quindi pagati da
tutti gli utenti senza alcuna proporzionalità rispetto alla quantità di
energia consumata. Le utenze con consumi minori si troveranno quindi
aumentata la voce relativa ai costi di rete, mente le utenze
“energivore” beneficeranno di uno snellimento artificioso del costo del
kWh. Di fatto si tratta di un trasferimento di oneri da una parte
dell’utenza all’altra.
In questo modo la riforma dell’Aeegsi introduce dei
cambiamenti che porteranno a un aumento della bolletta per due terzi
(circa 20 milioni) delle famiglie italiane, soprattutto quelle con basso
reddito, e una riduzione dei costi in bolletta per quella fetta di
utenti con alti consumi che corrispondono in massima parte a famiglie
con maggiori disponibilità economiche e stili di vita più dispendiosi,
come confermato da numerose ricerche.
A essere penalizzati non saranno solo le famiglie con
consumi (e redditi) più bassi, ma anche chi negli anni scorsi ha
investito in efficienza energetica. Ridurre i consumi, autoconsumare
l’energia prodotta da un impianto fotovoltaico non sarà più un elemento
virtuoso, mentre si incoraggia un maggiore consumo di elettricità
prelevata dalla rete e l’aumento della potenza impegnata. Quindi la
differenza di costo in bolletta tra chi consuma tanto e chi consuma poco
verrà appiattita, disincentivando così l’utilizzo di apparecchiature
più efficienti e i comportamenti più virtuosi.
E attenzione: non si tratterà di un cambiamento a
saldo zero. Sette associazioni (Adusbef, Codici associazione
consumatori, Greenpeace, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente e Wwf)
hanno calcolato a regime un maggiore esborso per le famiglie italiane
pari a 1 miliardo e 540 milioni all’anno. Qualche esempio? Secondo i
dati forniti dalla stessa autorità, un’utenza con consumi da 1.500 kWh
all’anno avrà aumenti per 78 euro. Una con 3.200 kWh all’anno beneficerà
invece di un taglio di 42 euro.
Che si tratti di una grave disparità, lo ha capito
anche l’autorità stessa. E infatti nel documento di riforma si parla
della necessità di intervenire con un bonus sociale a favore delle
famiglie disagiate per attenuare le conseguenze della riforma (e così
avviare un nuovo meccanismo burocratico-assistenzialista di cui si
farebbe volentieri a meno).
Nel complesso è evidente che siamo di fronte a un
provvedimento antistorico, che va nella direzione opposta a quella
indicata anche dai recenti lavori della conferenza internazionale sul
clima di Parigi (Cop21), che ha sottolineato l’importanza di una
migrazione verso sistemi energetici low carbon come scelta inderogabile
per la difesa dell’ambiente e del futuro del pianeta.
A chi conviene questa riforma? Ovviamente ai
distributori di energia che venderanno più kWh, e che quindi
guadagneranno di più con entrate garantite dall’aumento della quota
fissa.
Le già citate sette associazioni hanno già presentato
un esposto al Garante della Concorrenza e uno alla Commissione europea.
«È stato superato il limite della decenza», ha dichiarato Averaldo
Farri, membro del comitato dei saggi di Italia Solare. «Si tratta di un
colpo di mano scriteriato, una riforma miope, messa in atto contro gli
interessi delle fasce più deboli della popolazione. È vergognoso come
nel nostro Paese l’Aeegsi, da organo di equilibrio e di controllo,
diventi uno strumento asservito a pochi».
Nell’esposto al Garante, le associazioni contestano
uno dei più gravi effetti della riforma: “La discriminazione del mercato
della generazione distribuita e dell’efficienza energetica rispetto al
mercato della generazione centralizzata di energia”. E sta proprio qui
il vero nodo del contendere: il confronto/scontro tra due modelli
differenti. Uno, legato a logiche del passato e difeso dal presidente di
Aeegsi Guido Bortoni, che prevede la presenza di pochi grandi big
player che di fatto monopolizzano il settore dell’energia. Un altro, che
invece favorisce l’energia distribuita e l’autoconsumo, ad esempio
quella degli impianti fotovoltaici; un modello che sta ottenendo
successi planetari con crescite annuali del 25-30% delle installazioni
solari in tutto il mondo, soprattutto nei paesi più industrializzati
come Usa, Cina, Germania e Giappone.
Questo secondo modello, si potrebbe anche chiamare
“sussidiarietà energetica”: perché acquistare dai monopolisti un
prodotto che si può realizzare autonomamente a costi inferiori e con
enormi benefici per l’ambiente? La risposta è facile. Ma l’Aeegsi di
Guido Bortoni ha un’altra idea per il futuro degli italiani. E per i
loro portafogli.
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