lunedì 16 ottobre 2017

Legge elettorale, una camicia cucita su misura per il trasformismo di Renzi

Che il potere davvero logori chi non lo ha, come diceva la buonanima di Andreotti? È forse il caso di Renzi. Con un nuovo colpo di mano, il segretario del PD è pronto a reimpadronirsi della politica italiana. La nuova legge elettorale verrà votata dai due rami del Parlamento con la fiducia. Un atto di forza emblematico del modo in cui il nuovo pd renziano arriva al 2018.
Il Rosatellum bis, come è stato ribattezzato è una versione riveduta e corretta del Mattarellum, ma alla maniera di Renzi. Dopo il fallimento del maggio scorso il segretario PD stavolta tenta di accontentare tutti gli alleati, cercando di colpire gli scissionisti di Mdp e il M5S.
Il decreto se approvato dalla Camera introdurrebbe una quota di 231 collegi uninominali, assegnando circa il 30% dei seggi con il maggioritario, soglia di sbarramento al 3% per i partiti che corrono da soli e 10% per le coalizioni.
Una legge che favorisce in primis l’AP di Angelino Alfano, che sarebbe stato fortemente penalizzato dalla precedente proposta di legge, ma anche Silvio Berlusconi, che costringerebbe Salvini a correre insieme a Forza Italia. L’M5S invece viene fortemente penalizzato, ritrovandosi a correre da solo contro le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra.
“È un inciucio di Berlusconi e Renzi contro di noi” aveva già tuonato a settembre il candidato premier del M5S Luigi Di Mai. Gli hanno fatto eco i suoi colleghi di partito, da Toninelli a Di Battista, che ieri e oggi sono usciti dalle aule e hanno manifestato il loro dissenso davanti Montecitorio, chiedendo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare un disegno di legge approvato con l’escamotage della fiducia, “un gesto che aveva fatto anche Mussolini” spiega Di Battista.
Ma l’inciucio se così si può chiamare colpisce anche i fuoriusciti dell’Mdp che dovranno decidere se continuare il loro percorso con Sinistra Italiana, rischiando di non sbarrare la soglia del 10% o ritornare nell’alveo del Pd.
La mossa del Governo Gentiloni e quindi del segretario del PD, Matteo Renzi di ricorrere allo strumento della fiducia contro il voto segreto ha scontentato stavolta del tutto anche la sinistra dei fuoriusciti, che a settembre erano tiepidi sulla proposta di un nuovo Rosatellum, ma non dl tutto contrari alla proposta. Il partito di Mdp ha promesso una sua manifestazione contro il voto della legge elettorale nel tardo pomeriggio.
Sul fronte del centrodestra Matteo Salvini si è dichiarato disposto a votare la proposta di legge anche subito, pur non favorendo del tutto la lega, che però sembra ormai essersi convinta a recitare di nuovo il suo ruolo di forza stampella di Berlusconi, o forse di appropriarsi della leadership dell’area politica dei conservatori e populisti. Il Rosatellum bis permetterebbe infatti al segretario leghista di ottenere la leadership dell’intero centrodestra con il prezioso aiuto di Berlusconi, in una situazione finanziaria non del tutto solida in Via Bellerio, dopo la decisione della magistratura di bloccare tutti i conti del Carroccio. Ma è un passo avanti o uno indietro rispetto al lepenismo di qualche tempo fa?
Renzi si sarebbe garantito in questo modo di tenere in mano un ampio mazzo di carte con il quale scegliere le proprie alleanze, qualora le cose andassero male il prossimo anno, quando si terranno le elezioni per la XVIIIª Legislatura. Da un ritorno all’alleanza con l’Mdp e la sinistra al solito amico-nemico Silvio Berlusconi con il quale potrebbe clamorosamente guidare un governo se ci fossero i numeri sufficienti. L’M5S esce naturalmente penalizzato da una legge che ricalca una sorta di “maggioritario all’italiana”. Sebbene soltanto 1/3 dei seggi verrà assegnato con dei collegi uninominali, la reintroduzione delle coalizioni favorisce le ammucchiate, falsando l’assegnazione dei seggi sia sul lato della rappresentanza, con partiti piccoli che vengono sovrarappresentati per le loro scelte di lista a discapito di altri che non parteciperanno alle ammucchiate, sia sul lato della qualità: un partito che prende tanti voti da solo non può essere penalizzato dalle coalizioni.
Siamo quindi nuovamente di fronte a un grande pastrocchio all’italiana, una legge elettorale che non risolve i problemi di pluralità della proposta politica nel nostro paese, e che si appresta, se fosse approvata, a mantenere un sistema non chiaro nell’assegnazione dei seggi.
Purtroppo la malattia del maggioritario, peggio ancora quello “all’italiana” che avrebbe dovuto trasformare in meglio l’Italia della corruzione e dell’immobilismo secondo alcuni, è dura a morire, nonostante non abbia garantito né stabilità politica né il miglioramento delle condizioni economiche e sociali del nostro paese.
Il nuovo Rosatellum è dunque un nuovo pastrocchio elettorale pari ai precedenti, da Mattarella a Calderoli, un atto stucchevole di trasformismo del segretario PD degno di Giovanni Giolitti. Ciò che è chiaro ormai che a meno di risultati clamorosi, in un modo o nell’altro Renzi si ritroverà a vincere tornando in sella alla guida del paese, dopo aver tessuto la sua tela.
Come è chiaro anche ormai da un pezzo che tutto ciò che importa veramente alla classe politica non è quella di scrivere la legge più adatta al paese, ma quella più adatta alla conservazione del potere e delle poltrone.

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