Ritorno al passato per i giovani
italiani. Non più stipati nei vecchi bastimenti ma a bordo di aerei e
treni, con lo stesso sogno di nonni e bisnonni: una vita dignitosa.
Al 1° gennaio 2017 i nostri connazionali
iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) sono
quasi 5 milioni, esattamente 4 milioni 973mila 942. L’8,2% della
popolazione nazionale, 60,5 milioni. A pagare dazio è soprattutto il
Sud. La metà (50,1%) degli iscritti all’Aire proviene dal Meridione. E’
un’istantanea che sa di antico quella della XII edizione del Rapporto
Italiani nel Mondo della fondazione Migrantes.
Dal 2006 al 2017, la mobilità italiana è
aumentata del 60,1% passando da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni
di iscritti all’Aire. Solo nel 2016 sono partiti ben 124.076 italiani,
il 15,5% più dell’anno precedente.
A spostarsi sono soprattutto i giovani.
Nel 2016, in particolare, si è registrato un boom di nuove leve in
uscita dal nostro Paese. Circa 48.600 nella fascia di età tra i 18 e i
34 anni, il 39% per cento del totale, oltre 9mila in più rispetto al
2015. Aumentano i single, cala il numero dei coniugati. In crescita
anche gli italiani nati all’estero: dai circa 1,7 milioni del 2014 sono
passati ai quasi 2 milioni del 2017.
Le partenze non sono individuali ma di
”famiglia”, intendendo sia il nucleo familiare più ristretto, ovvero
quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di
10 anni) sia la famiglia ”allargata”, quella cioè in cui i genitori,
ormai oltre la soglia dei 65 anni, diventano ”accompagnatori e
sostenitori” del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale).
A questi si aggiunge il 9,7% di chi ha
tra i 50 e i 64 anni, i tanti “disoccupati senza speranza”, rimasti
senza lavoro in Italia e con enormi difficoltà di riuscire a trovare
alternative occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria
famiglia. Le donne sono meno numerose in tutte le classi di età ad
esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne rispetto a 222
uomini).
Tra gli approdi preferiti dagli italiani
figurano Gran Bretagna (24.771 iscritti), Germania (19.178), Svizzera
(11.759), Francia (11.108), Brasile (6.829) e Stati Uniti (5.939). Le
comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (804mila),
Germania (724mila) e Svizzera (606mila).
La Lombardia, con quasi 23 mila
partenze, si conferma la prima regione per emigranti, seguita dal Veneto
(11.611), dalla Sicilia (11.501), dal Lazio (11.114) e dal Piemonte
(9.022).
Si parte per inseguire una sorte diversa rispetto a quella a cui si è
destinati nel territorio di origine. La mobilità è sempre più
“unidirezionale”, dall’Italia verso l’estero, con partenze più massicce e
ritorni sempre più improbabili.
“La questione, si legge nel Rapporto,
non è tanto quella di agire sul numero delle partenze, anche perché nel
mondo globale la libertà di movimento, il sentirsi parte di spazi più
ampi e di identità arricchite è quanto si sta costruendo da decenni, ma
piuttosto di trasformare l’unidirezionalità in circolarità in modo tale
da non interrompere un percorso di apprendimento e formazione continuo e
crescente, da migliorare le conoscenze e le competenze mettendosi alla
prova con esperienze in contesti culturali e professionali diversi
tenendosi aggiornati e al passo con il mondo che cambia”.
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