Le scuole italiane sono sicure? A fare il punto della situazione è il dossier Ecosistema scuola, redatto da Legambiente. Secondo l'analisi, oltre il 41% degli edifici scolastici dei comuni capoluogo (pari a 15.055) si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti.
Di questi, il 43% è stato costruito
prima del 1976, anno in cui entrò in vigore la normativa antisismica.
Inoltre, solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree è stato
progettato o adeguato alle tecniche di costruzione antisismica.
In quattro anni, sono stati finanziati
992 progetti tra interventi per adeguamento sismico e nuovi edifici, di
cui solo 532, pari al 3,5% del totale, in aree a rischio elevato. Per
questo, secondo l'associazione, saranno necessari
- “altri 113 anni per mettere in sicurezza le scuole nelle aree più fragili del Paese”.
Ad esempio, considerando una città come Messina
che sorge in un'area sismica 1, ci sono 115 edifici scolastici di cui
ben 96 risalenti a prima dell’entrata in vigore della normativa
antisismica. Eppure, la messa in sicurezza complessiva, ai ritmi
attuali, ossia 18 interventi in quattro anni, richiederebbe 150 anni.
Lo stesso tempo necessario a Roma
per adeguare dal punto di vista energetico le sue scuole che già nel
2014 avevano bisogno di manutenzione urgente (nel 36% dei casi) e che
oggi dall’efficientamento energetico potrebbero beneficiare enormemente
sia in termini di benessere che di risparmio economico.
Peccato però che non ci sia tempo da
perdere, prima di tutto per garantire la sicurezza e poi per promuovere
il risparmio e l'efficienza energetica. Per questo, il dossier ribadisce
l'esigenza di un'anagrafe scolastica affidabile,
purtroppo oggi incompleta: mancano all’appello ben 6.315 edifici, il 15%
del totale e imprecisa (ci sono 14.711 istituti registrati due volte) e
riporta una zonizzazione del rischio vecchia.
Secondo l'analisi, le nostre scuole sono di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo, dalla messa in sicurezza antisismica all’adeguamento alle normative
(circa 1 scuola su 2 non ha il certificato di idoneità statica, di
collaudo statico, di agibilità e di prevenzione incendi). Gli enti
locali che hanno risposto al questionario sulla base del quale è stata
condotta l'indagine hanno sottolineato che occorrono interventi di
manutenzione urgenti per il 43,8% del totale nazionale, dato in crescita
rispetto allo scorso anno. Dato che aumenta sopratutto al Sud (56%) e
nelle Isole (50%).
Dei 9,5 miliardi
messi a disposizione dal 2014 per la riqualificazione dell'edilizia
scolastica, solo 4 miliardi sono stati finanziati per la realizzazione
di 12.271 interventi, di cui però solo la metà è stata portata a
termine. Tra l'altro, il maggior numero degli interventi ha riguardato
parti non strutturali degli edifici.
Forte ancora il divario fra Nord e Sud.
La media di investimento in manutenzione straordinaria annua per singolo
edificio, degli ultimi 5 anni, infatti, vede una media nazionale di
20.535 euro, con una forbice che va dai 28.536 euro degli edifici del
Nord Italia ai 3.397 del Sud.
L'utilizzo di fonti rinnovabili e l'efficientamento energetico
potrebbero aiutare le scuole a recuperare le risorse, eppure solo lo
0,3% degli edifici si trova in classe A e solo il 4,2% nelle prime tre
classi energetiche (A, B, C), mentre la metà degli edifici si trova
ancora in classe G. Inoltre, solo il 18% delle scuole sfruttano le fonti
rinnovabili
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