Vi ricordate quando
Rossano Ercolini di Zero Waste Italia
lanciò un anno fa la campagna “La doppia sporca dozzina" contro i
prodotti non riciclabili? L’iniziativa aveva il coinvolgimento del
Centro Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori, Zero Waste Italy e
l’Associazione Ambiente e Futuro per Rifiuti Zero. Ebbene, a poco più di
un anno di distanza si è ancora lontani dal cambio di paradigma, ma una
cosa è certa: la situazione è tale da non concedere più tempo. A
nessuno.
Attuando i primi sette passi del percorso rifiuti zero, come spiega
Ercolini, le comunità possono arrivare a risolvere fino all’85% del
problema rifiuti, trasformandoli in risorse con la pratica della
raccolta differenziata porta a porta, le isole ecologiche e i Centri per
la riparazione e il riuso (per abiti, scarpe, borse, mobili,
elettrodomestici, computer ecc.). Ma resta un 15% di indifferenziato ed è
anche e molto su quello che occorre agire; per riprogettarne la
produzione.
Si sa ormai che
ridurre è la parola chiave; anche l’Unione Europea, nella sua piramide sulla gestione dei rifiuti, la mette al primo posto.
Ma come è possibile diminuire il numero di rifiuti non facilmente
riciclabili? Ercolini suggerisce due strade: la prima è quella della
sensibilizzare delle persone agli acquisti consapevoli, la seconda,
maggiormente incisiva e su cui puntare con forza, è quella della
riprogettazione industriale di beni e prodotti, principio alla base
dell’economia circolare, e la responsabilità estesa del produttore, che
spesso è rappresentato da grandi imprese multinazionali.
Secondo gli studi del Centro Ricerca Rifiuti Zero del comune di
Capannori, Zero Waste Italy e l’Associazione Ambiente e Futuro per
Rifiuti Zero, sono 24 i prodotti denominati, appunto, “la doppia sporca
dozzina”:
- pannolini, pannoloni ed assorbenti femminili
- cotton fioc
- accendini mono uso
- spazzolinotubetti di dentifricio e spazzolini da denti
- figure adesive
- scontrini fiscali
- capsule e cialde per il caffè monoporzionato
- appendini in plastica
- CD, Floppy disk
- chewingum
- rasoi usa e getta
- mozziconi di sigarette
- stoviglie usa e getta
- penne a sfera e pennarelli
- guanti in lattice monouso
- salviette umidificanti
- cerotti per medicazione
- nastro adesivo
- carta carbone e carta forno
- carta plastificata
- tovaglie e tovaglioli in tessuto non tessuto (TNT)
- carte di credito, bancomat e tessere plastificate
- lettiere sintetiche per gatti e altri animali domestici
Vediamone nel dettaglio alcuni con le possibili alternative in commercio.
Assorbenti femminili, pannolini e pannoloni -
Questo “flusso” di rifiuti, come ci ricorda Ercolini, rappresenta circa
il 25% del totale dei rifiuti urbani residui (RUR) e quindi una delle
“voci” più importanti per abbattere la produzione di rifiuti
difficilmente riciclabili. Per gli assorbenti esistono alcune
alternative, ad esempio, in commercio si trovano quelli biodegradabili
da conferire nell’organico (ma non nell’auto-compostaggio in quanto
richiedono un trattamento negli impianti industriali di compostaggio),
altra alternativa è rappresentata dalla coppetta mestruale igienica e
funzionale. Per i pannolini l’alternativa più efficace rimane il
pannolino lavabile che, però, per essere sufficientemente comoda va
integrata con un servizio di lavanderia per permettere alle famiglie di
disporre, ad un costo ragionevole, del servizio di lavaggio, se non
intendono effettuarlo in autonomia. Si potrebbe pensare, ad esempio, di
ubicare il servizio di lavanderia negli asili nido facendolo, magari,
gestire da una cooperativa sociale. Più complicato è il problema dei
pannoloni, per i quali risulta utile fare i conti con lo “stato
dell’arte”, ovvero con tutte quelle tecnologie in grado di riciclare
questi rifiuti evitando così la produzione di una mole di scarti
destinati solo ad essere smaltiti.
Cotton Fioc – Le alternative a quelli non
riciclabili, spesso scaricati nel water close e quindi corresponsabili
dell’inquinamento da plastiche nei mari, ci sono; ne esistono, infatti,
di vegetali ed anche in plastica biodegradabile.
Accendini mono uso – Si può fare a meno degli
accendini usa e getta utilizzando quelli ricaricabili (USB). Certo,
all’inizio costano di più ma possono durare molto a lungo.
Spazzolini da denti – Ne esistono di canna di bambù
interamente biodegradabili (ed auto compostabili) come esistono quelli
in cui si può sostituire la parte a contatto con i denti, ovvero la
testina consumata.
Tubetti di dentifricio – Esiste il dentifricio in
pastiglie in confezioni di vetro/carta e quindi riciclabili.
Interessante e simpatico anche prodursi in proprio il dentifricio.
Ovviamente, questo per i più motivati e coerenti.
Figurine adesive – Esistono alcune soluzioni per
ridurre o evitare di ricorrere agli adesivi (le figurine adesive non
possono essere riciclate perché plastificate). Tra le altre soluzioni,
quella dell’album prodotta dal WWF nel quale si sistemano le figurine
non plastificate negli appositi angoli "ad incastro".
Scontrini fiscali in carta termica – Gli attuali
scontrini sono prodotti in carta chimica non riciclabile (vanno messi
nell’indifferenziato), dal 1996 se ne prevede la dismissione ed un
sistema alternativo che mantenga tutte le caratteristiche tese ad
evitare le evasioni fiscali. Purtroppo il loro utilizzo continua
nonostante si possa procedere nello stessa funzione attraverso sistemi
informatizzati.
Capsule e cialde per il caffè monoporzionato -
Questo caso studio è certo il più famoso lanciato nel 2010 dal CRRZ che
ha portato alcune importanti marche di caffè ma anche la grande
distribuzione a produrre sistemi in plastica biodegradabile. La
battaglia non è vinta ma sono stati fatti dei passi nella giusta
direzione.
Appendi abiti (in plastica) – A differenza di quelli
in ferro, che possono essere conferiti nelle isole ecologiche (i
metalli sono ben remunerati), quelli in plastica, dopo una circolare di
COREPLA (che li riconosce parte dell’imballaggio), possono essere
conferiti nel multi-materiale. Così la doppia sporca dozzina
fortunatamente perde un membro che nessuno rimpiange.
CD–DVD – Abbiamo appreso che possono essere
facilmente riciclati. Il CD è in policarbonato e i DVD in PVC. Il
problema purtroppo non si risolve perché se tali possibilità tecniche di
riciclo sono disponibili, esse possono valere per i venditori di
“dischi” e non per le utenze domestiche che dovrebbero essere informate
sulla necessità di conferire tali prodotti nelle isole ecologiche (in
alternativa al loro smaltimento). Una buona idea potrebbe essere quella
di fornire i negozi di dischi e tutte le scuole di appositi contenitori
dove conferire i vecchi CD.
Gomme da masticare – Esiste un’unica gomma biodegradabile disponibile grazie al mercato equo e solidale.
Rasoi usa e getta – Per questi prodotti oggi si
punta a promuovere soluzioni commerciali che moltiplicano il numero
delle prestazioni di un’unica lametta. Meglio, sempre, la testina
ricaricabile.
Mozziconi di sigarette – Meglio non fumare! Comunque
per la normativa vigente i mozziconi devono essere raccolti attraverso
sistemi diffusi dai Comuni e gli abbandoni devono essere sanzionati con
multa. Talvolta all’abbandono della “cicca” corrisponde l’abbandono in
strada del pacchetto che invece è perfettamente riciclabile essendo in
cartoncino e foderato all’interno con carta stagnola.
Stoviglie usa e getta – I Comuni possono fare tanto,
ad esempio usare nelle mense pubbliche solo piatti in ceramica e
normali posate e dotare le strutture di lavastoviglie. In feste, sagre e
simili, si può, nell’ordine, usare la cellulosa della canna da zucchero
(piatti, bicchieri ecc. completamente compostabili ed auto
compostabili), contenitori realizzati con foglie di palma e solo in
ultimo le bio plastiche. Occorre, in proposito, che i Consigli comunali
adottino specifici regolamenti modulando con incentivi e disincentivi il
ricorso alle buone pratiche.
Penne e pennarelli – Per i pennarelli che i bambini a
scuola consumano in quantità notevoli abbiamo trovato alcune marche che
vendono pennarelli ricaricabili che il Centro Ricerca Rifiuti Zero
(CCRZ) sta testando per verificarne le prestazioni.
Carta forno – Bisogna fare attenzione al momento
dell’acquisto, infatti, sul mercato sono disponibili modelli
biodegradabili conferibili nell’organico. Qui la sensibilità del
consumatore può fare la differenza !