venerdì 20 marzo 2015

USA contro leader latinoamericani

I media latinoamericani offrono una pletora di materiali denigratori verso i politici dei Paesi a sud del Rio Grande caduti in disgrazia presso Washington. Di norma, le decisioni relative alla guerra dell’informazione contro i leader indesiderati sono prese dalla Casa Bianca e attuate da dipartimento di Stato o Central Intelligence Agency. L’interazione nella guerra dell’informazione tra dipartimento di Stato e CIA ha una lunga storia. E’ sufficiente ricordare la campagna denigratoria finita con il rovesciamento del presidente Juan Domingo Peron in Argentina. Nel 1946-1955 di Washington l’accusò di molte cose, dalla creazione del Quarto Reich in Sud America alla promozione dell’antisemitismo. In particolare fu accusato per l’immigrazione tedesco-italiana in Argentina nel secondo dopoguerra. Tale politica fu attuata per l’industrializzazione del Paese. Gli statunitensi fecero la stessa offrendo posti di lavoro a scienziati missilistici, esperti ed ingegneri nucleari tedeschi. Peron fu il fondatore del Partito Giustizialista (Partido Justicialista), un patriota che fermamente resistette ai tentativi degli Stati Uniti di soggiogare l’Argentina. Diversi metodi furono usati per rovinarne la reputazione. Nel 1951 il politico liberale Silvano Santander, un agente della CIA dichiarato, dovette lasciare l’Argentina per l’Uruguay. In stretta collaborazione con i suoi superiori degli Stati Uniti pubblicò articoli che dipingevano Peron come sostenitore del nazismo e seguace di Hitler. Nel 1955 Peron fu rovesciato. La sintesi degli articoli di Santander fu inclusa nel libro Tecnica di un tradimento. Juan Perón e Eva Duarte agenti nazisti in Argentina (Técnica de una traicion: Juan D. Perón y Eva Duarte, Agentes del Nazismo en la Argentina). La CIA utilizza ancora tale falsificazione quale esempio di diffamazione efficace da studiare per gli agenti inviati in America Latina. Santander non risparmiò Evita Peron, la moglie del presidente argentino, molto popolare in Argentina e all’estero. Il libro presenta molte fotocopie di documenti che avrebbero provato che Evita lavorasse per l’Abwehr dal 1941. Ora è un fatto consolidato che Evita non fosse per nulla un’agente dei servizi segreti e che non avesse contatti con organizzazioni clandestine naziste. La povera ragazza aveva il sogno di diventare un’attrice e lavorava per la miserabile esistenza. Evita sposò Peron nell’ottobre 1945 venendo coinvolta nella politica. Ora molti documenti degli anni ’40-’50 sono stati declassificati. Il dipartimento di Stato e la CIA si sono pentiti di aver calunniato i Peron? Per nulla. Hanno solo cambiato l’accento. Evita fu percepita quale simbolo di giustizia sociale. Il suo successo personale, il carattere passionale (spesso paragonata a Che Guevara) e il fatto che sapesse come trattare le persone comuni e cosa sentissero, ispirò negli argentini la speranza di un futuro migliore. Evita Peron è un simbolo del Fronte per la Vittoria (Frente para la Victoria, FPV), l’alleanza elettorale peronista in Argentina, formalmente una fazione del Partito Giustizialista. Cristina Elisabet Fernández de Kirchner, Presidentessa dell’Argentina, spesso ricorda l’eredità di Evita Peron. Ecco perché i guerrieri della propaganda statunitensi ne diffamano la memoria. Decine di anni sono passati dalla sua scomparsa e nessuna prova a sostegno delle accuse è mai emersa, ma i media della CIA continuano regolarmente ad infangare la memoria di Evita. L’obiettivo è distruggere l’immagine di una leggenda che vive in Argentina e in altri Paesi dell’America Latina.
Tale propaganda ha udienza speciale tra magnati, piccoli partiti conservatori, studenti di famiglie privilegiate, “quinta colonna” ed elementi bohemien declassati che vedono nella destabilizzazione la possibilità per divenire qualcuno in questa vita. L’operazione calunniatrice contro Eva Peron è parte di una massiccia campagna di provocazione lanciata da CIA (e Israele) contro Cristina Fernandez de Kirchner e il Fronte per la Vittoria. La recente morte del procuratore Nisman ha fatto emergere nuovi dettagli che danno adito a sospetti utilizzati da statunitensi ed influente comunità ebraica argentina per distruggere la fiducia nell’alleanza di governo. Si diffondono menzogne sulla Presidentessa argentina come personalmente coinvolta nella tragedia. Qualche tempo prima della morte Alberto Nisman accusò pubblicamente Cristina e il ministro degli Esteri argentino Hector Timerman di cospirazione per assolvere l’Iran dall’attentato del 1994 contro l’edificio dell’Asociación Mutual Israelita Argentina. Molti prominenti avvocati argentini dissero che le accuse erano infondate. Alcuni esperti ritengono che l’assenza di prove abbia spinto il procuratore a suicidarsi per salvarsi la faccia. Alcuni dicono che Nisman sia stato ucciso dalla CIA. Il caso del “terrorismo iraniano” era dubbio e il procuratore non poteva vincere. La sua liquidazione fisica ha permesso ai servizi speciali di continuare la campagna multistadio contro Cristina e il Fronte per la Vittoria. Alla fine di febbraio le accuse contro Cristina sono decadute, ma Gerardo Pollicita, nuovo procuratore, ha fatto appello. Ora molto dipende dalla frequenza delle sue visite alle ambasciate di Stati Uniti ed Israele.
Cristina Elisabet Fernández de Kirchner non è l’unico politico latinoamericano ad essere obiettivo della guerra d’informazione di Washington. Prima di tutto, vengono presi di mira gli Stati dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe. Gli Stati Uniti non risparmiano sforzi per combatterli. I media controllati dagli USA sono attivi quasi come ai tempi della “guerra fredda”. Solo cubani e nicaraguensi sono immuni da tale offensiva propaganda sovversiva. La TV regionale TeleSUR è nata grazie ai grandi sforzi attuati infine dal presidente venezuelano Hugo Chavez. L’elevata diffusione preoccupa Washington. La televisione venezuelana è accusata di molte cose, come per esempio propagandare chavismo e comunismo castrista, dando una presenza ai rappresentanti di Cina, Russia e Paesi presunti sostenitori del terrorismo, ecc. Tale preoccupazione è finta perché i principali media latinoamericani sono controllati dagli Stati Uniti. La maggior parte delle informazioni diffuse dai media dell’America Latina proviene da quattro agenzie, Reuters, Associated Press, Agence France-Presse e EFE. Sembra che la Central Intelligence Agency abbia reclutato quasi tutti i principali giornalisti, corrispondenti e redattori dell’America Latina. EFE (agenzia stampa spagnola) attacca regolarmente i politici latinoamericani non graditi dagli Stati Uniti. Le relazioni sono raccolte e trasmesse da molte agenzie, programmi TV e radio, media elettronici, riviste e giornali di grande diffusione, reti di distribuzione cinematografica, ecc. In Venezuela, Ecuador, Nicaragua, Bolivia, Argentina, Brasile gli Stati Uniti utilizzano tali agenti per avviare le operazioni di guerra delle informazioni volta a minare le strutture di potere, creare caos nella vita pubblica e politica ed infangare la reputazione dei leader nazionalisti. L’accusa di corruzione è lo strumento preferito nella guerra dell’informazione. Fidel Castro è sulla lista dei corrotti della CIA da tempo. Fu detto che possedesse conti bancari in banche svizzere e dei Caraibi. Era ridicolo fin dall’inizio. Nel 2010 la rivista Forbes ridusse significativamente i “conti segreti” di Castro da 40 miliardi di dollari a 900 milioni. Fu sottolineato che Sua Maestà la Regina Elisabetta II, la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, fosse più povera del leader storico della rivoluzione cubana. Nel 2012 la rivista ridusse la ricchezza di Castro a 550 milioni. Ora il re di Spagna verrebbe dopo il leader cubano. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro fu duramente criticato dai guerrieri della propaganda occidentale con l’accusa di avere elevate spese per le esigenze dell’amministrazione presidenziale (dicono che la somma sia circa 2 miliardi di dollari). Molte pubblicazioni si sono dedicate a diffondere i dati sulle spese di Cristina Fernandez de Kirchner, del Presidente del Nicaragua Daniel Ortega e del Presidente dell’Ecuador Rafael Correa, che avrebbe acquistato beni in Belgio per 260 milioni. Correa smentisce categoricamente le pseudo-rivelazioni. Ai giornalisti che ha incontrato, il presidente dell’Ecuador ha detto di aver comprato un appartamento in Belgio per lui e la moglie di origine belga. I giornalisti ebbero le copie dei documenti e foto della casa senza pretese.
Con l’aiuto dei media controllati, Washington cerca d’impedire l’emergere di nuovi Peron e Chavez nel continente. Il dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la CIA sono fortemente preoccupati dalle attività di Andrés Manuel López Obrador, l’ex-candidato alla carica di presidente del Messico. Nel 2012 diversi trucchi, tra cui brogli sui risultati del voto elettronico, furono utilizzati per sottrargli la vittoria alle elezioni presidenziali. Enrique Penha Nieto lo derubò delle elezioni con l’aiuto di magnati messicani e degli Stati Uniti. Con le sue altissime percentuali Obrador può vendicarsi nel 2018. Nuove trame diffamatorie vengono preparate nei laboratori segreti. Ad esempio, nel recente tweet su Obrador si legge “Si definisce protettore dei poveri”. Un video lo mostra allontanare un venditore ambulante come se non si degnasse di stringergli la mano. In realtà il filmato mostrava Obrador dare al suo sostenitore un abbraccio amichevole dopo una chiacchierata. Una TV pro-USA ha manomesso il video cambiando “creativamente” ciò che in realtà mostrava. Chi lo saprà in Messico dove presentatori TV e radio continuano a servire gli interessi degli Stati Uniti?

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