Una nuova riforma del lavoro e del mercato dei prodotti condurrebbe
l’Italia verso una crescita del Pil del 10%. Queste le stime della Bce
che per l’ennesima volta torna a bacchettare il nostro paese affinché
vari altre riforme strutturali.
L’ultimo bollettino economico dell’istituto centrale di Francoforte evidenzia come siano “cruciali per migliorare la crescita potenziale. In caso di interventi significativi su lavoro e mercati dei prodotti, che allineassero l’Italia alle best practices, sul lungo termine il Pil potrebbe aumentare di oltre il 10 per cento”. E “attuare entrambe queste riforme simultaneamente – aggiunge il bollettino della Bce – potrebbe fruttare benefici anche più ampi in termini di Pil”.
In Italia e Belgio “continua ad esserci una deviazione significativa dallo sforzo strutturale richiesto dalla regola sul debito“. In relazione al capitolo di analisi sui conti pubblici, il bollettino economico mette in guardia dal rischio che possa essere la regola sul debito ad essere accantonata. Regola che fa parte del Patto di stabilità e che prevede che i paesi che superano il 60 per cento del rapporto debito/Pil debbano procedere ad una sua progressiva e consistente riduzione. Il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ci aveva già provato in tal senso, invitando l’Italia ad una correzione di due punti di Pil sui conti. La Commissione europea ha però giudicato inopportuna un’azione di tal portata che avrebbe significato una manovra talmente gravosa per le tasche degli italiani da rendere sterili le riforme strutturali avviate dall’esecutivo Renzi.
“Serviranno ulteriori aggiustamenti strutturali – afferma l’istituto guidata da Mario Draghi – per riportare l’incidenza del debito su un percorso di riduzione”. La Banca centrale europea impartisce i compiti. L’esatto contrario di ciò che dovrebbe succedere e che viceversa è prassi presso la Fed, la Banca centrale del Giappone o alla Banca di Russia.
L’ultimo bollettino economico dell’istituto centrale di Francoforte evidenzia come siano “cruciali per migliorare la crescita potenziale. In caso di interventi significativi su lavoro e mercati dei prodotti, che allineassero l’Italia alle best practices, sul lungo termine il Pil potrebbe aumentare di oltre il 10 per cento”. E “attuare entrambe queste riforme simultaneamente – aggiunge il bollettino della Bce – potrebbe fruttare benefici anche più ampi in termini di Pil”.
In Italia e Belgio “continua ad esserci una deviazione significativa dallo sforzo strutturale richiesto dalla regola sul debito“. In relazione al capitolo di analisi sui conti pubblici, il bollettino economico mette in guardia dal rischio che possa essere la regola sul debito ad essere accantonata. Regola che fa parte del Patto di stabilità e che prevede che i paesi che superano il 60 per cento del rapporto debito/Pil debbano procedere ad una sua progressiva e consistente riduzione. Il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ci aveva già provato in tal senso, invitando l’Italia ad una correzione di due punti di Pil sui conti. La Commissione europea ha però giudicato inopportuna un’azione di tal portata che avrebbe significato una manovra talmente gravosa per le tasche degli italiani da rendere sterili le riforme strutturali avviate dall’esecutivo Renzi.
“Serviranno ulteriori aggiustamenti strutturali – afferma l’istituto guidata da Mario Draghi – per riportare l’incidenza del debito su un percorso di riduzione”. La Banca centrale europea impartisce i compiti. L’esatto contrario di ciò che dovrebbe succedere e che viceversa è prassi presso la Fed, la Banca centrale del Giappone o alla Banca di Russia.
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