Su Facebook sta furoreggiando un video di Matteo Renzi, colto in
palese contraddizione sulle pensioni d’oro dalla trasmissione “Presa
Diretta”, che ha trasmesso un’intervista rilasciata a Bruno Vespa un
anno e mezzo fa quando Renzi era in corsa per la leadership del Partito
democratico e poi, sempre a Vespa, qualche tempo fa, nelle vesti di
premier. La contraddizione è palese: il Renzi del dicembre 2013 cavalca
l’onda dell’antipolitica e proclama la necessità di tagliare senza pietà
le pensioni sopra i 3.500 euro netti. Il Renzi premier, nemmeno un anno
dopo, nel settembre 2014, afferma esattamente il contrario, ovvero che
pensioni oltre i 2.800 euro non sono d’oro e non vanno assolutamente
tagliate. Cambia anche l’entità della manovra. Prima Renzi assicurava
che tagliando le pensioni d’oro si potevano risparmiare addirittura dai 4
ai 12 miliardi di euro, poi il beneficio per le casse pubbliche si
riduce ad appena 100 milioni di euro.
Renzi è stato giustamente massacrato dal popolo di Internet. Sono fioriti gruppi su Facebook che grondano indignazione per quella che viene considerata una presa per i fondelli. Ma a interessarmi non è tanto la sua giravolta, che può sorprendere solo Renzi con la Merkelchi ancora non ha capito la natura del personaggio e la sua inconsistenza politica, quanto le sue tecniche di comunicazione. Ascoltatelo bene. Renzi parte sempre evocando un luogo comune, un sentore comune, scandendo bene le parole, come se stesse parlando al bar. Conquistato l’assenso implicito dell’ascoltatore, lancia il suo proclama presentandolo sempre come la cosa più ovvia del mondo, o meglio la cosa giusta da fare per chi – ovviamente come lui – persegue il bene del paese. E lasciando intendere che lui è di quella idea da sempre. Renzi è un parlatore innato ma ha evidentemente affinato la propria oratoria con tecniche di persuasione tipiche degli spin doctor. Sa che la gente ha la memoria cortissima e che da sempre, anche in Italia, si lascia incantare da chi parla bene; anzi da chi la vende bene. La bufala, ben inteso.
In America a lungo i candidati presidenziali per screditare i propri rivali hanno chiesto agli elettori: comprereste un’auto usata da quest’uomo? Aggiorno lo slogan. E voi, di Renzi? E’ superfluo che indichi la mia risposta. Ma gli italiani? Se non fosse stato Marcello Foaper il servizio di Riccardo Iacona e della sua squadra, il clamoroso dietrofront di Renzi sarebbe passato inosservato. In realtà è passato comunque inosservato, perché gli altri media non hanno ripreso il servizio di “Presa Diretta”, che ha avuto eco solo su Facebook, raggiungendo alcune centinaia di migliaia di persone. Troppo poco per cambiare il percepito degli elettori. E allora la risposa è: sì, gli italiani ancora gli credono. E continueranno fino a quando non scopriranno che l’auto comprata con tanto entusiasmo da quel simpatico venditore toscano che assomiglia a Mister Bean e fa le smorfie mentre parla, li avrà lasciati a piedi. Ma a quel punto sarà troppo tardi per recriminare. E il danno ormai compiuto.
Renzi è stato giustamente massacrato dal popolo di Internet. Sono fioriti gruppi su Facebook che grondano indignazione per quella che viene considerata una presa per i fondelli. Ma a interessarmi non è tanto la sua giravolta, che può sorprendere solo Renzi con la Merkelchi ancora non ha capito la natura del personaggio e la sua inconsistenza politica, quanto le sue tecniche di comunicazione. Ascoltatelo bene. Renzi parte sempre evocando un luogo comune, un sentore comune, scandendo bene le parole, come se stesse parlando al bar. Conquistato l’assenso implicito dell’ascoltatore, lancia il suo proclama presentandolo sempre come la cosa più ovvia del mondo, o meglio la cosa giusta da fare per chi – ovviamente come lui – persegue il bene del paese. E lasciando intendere che lui è di quella idea da sempre. Renzi è un parlatore innato ma ha evidentemente affinato la propria oratoria con tecniche di persuasione tipiche degli spin doctor. Sa che la gente ha la memoria cortissima e che da sempre, anche in Italia, si lascia incantare da chi parla bene; anzi da chi la vende bene. La bufala, ben inteso.
In America a lungo i candidati presidenziali per screditare i propri rivali hanno chiesto agli elettori: comprereste un’auto usata da quest’uomo? Aggiorno lo slogan. E voi, di Renzi? E’ superfluo che indichi la mia risposta. Ma gli italiani? Se non fosse stato Marcello Foaper il servizio di Riccardo Iacona e della sua squadra, il clamoroso dietrofront di Renzi sarebbe passato inosservato. In realtà è passato comunque inosservato, perché gli altri media non hanno ripreso il servizio di “Presa Diretta”, che ha avuto eco solo su Facebook, raggiungendo alcune centinaia di migliaia di persone. Troppo poco per cambiare il percepito degli elettori. E allora la risposa è: sì, gli italiani ancora gli credono. E continueranno fino a quando non scopriranno che l’auto comprata con tanto entusiasmo da quel simpatico venditore toscano che assomiglia a Mister Bean e fa le smorfie mentre parla, li avrà lasciati a piedi. Ma a quel punto sarà troppo tardi per recriminare. E il danno ormai compiuto.
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