lunedì 9 marzo 2015

L'Eurogruppo spinge la Grecia al fallimento

L'Unione Europea sembra abbia deciso: la Grecia deve morire. O almeno questo suo strano governo che pretende di restare "in Europa" ma senza le regole idiote che hanno distrutto quel paese solo per salvare le banche tedesche e francesi e "far vedere chi comanda".
Il ministro delle finanze di Atene, Yanis Varoufakis, aveva inviato la lettereìa di impegni in vista della riunione dell'Eurogruppo di domani, accompagnando con interviste - da parte sua, di Tsipras e persino dell'alleato minore, il destro PanosKammenos, ministro della difesa - in cui il tabù di un referendum popolare sull'euro veniva citato apertamente. Una dimostrazione di determinazione da parte greca, della serie "più di così non medieremo, piuttosto ce ne andiamo".
Ma l'Eurogruppo, su forte spinta tedesca e olandese, fiancheggiati però dai governi di destra di Spagna, Irlando e Portogallo (che rischiano di uscire di scena con le prossime elezioni politiche), ha scelto la linea durissima, al limite e olre il limite dell'insulto.
La lista di riforme annunciate da ATene viene infatti definita «lontana dall’essere completa», in ogni caso realizzabile su tempi troppo lunghi (lotta all'evasione e alla corruzione, portano risultati non quantificabili in anticipo e, appunto, richiedono tempo e battaglie politico-amministrative dure).
La notizia più tragica, però, è l'annuncio - fatto direttamente dal presidente dell'Eurogruppo, il super-falco olandese Jeroen Dijsselpbloem - che «Nessuna tranche di aiuti verrà versata nel mese di marzo». L'intenzione criminale è dunque di alsciare Atene senza liquidità a stretto giro di giorni, magari sperando - o lavorando dietro le quinte - che le forze di destra elleniche prendano l'occasione per tentare la spallata di forza contro il governo Syriza.
A questo punto divenat molto più probabile il ricorso al referendum popolare per chiedere al popolo greco se davvero vuole restare - come dicevano i sondaggi fino al giorno delle elezioni, il 25 gennaio - dentro l'Unione Europea, i suoi trattati e dunque anche la moneta comune. Sarebbe la certificazione dell'impossibilità di "riformare" l'Unione Europea, prigione da cui si può solo cercare di evadere il prima possibile.
Il ministro Varoufakis ha dato una formulazione leggermente più restrittiva, parlando di un referendum solo «sulle misure» che il governo dovrebbe adottare nel caso che la Troika (Bce, Ue, Fmi) conitnuino a chiedere a un governo di "sinistra radicale" di adottare le stesse "riforme" chieste e realizzate dal governo di destra precedente. Un modo di attivare tutto il popolo e farsene forti anche nelle trattative istituzionali a Bruxelles.
I più carogneschi sono stati però in giornata due dei funzionari della Troika che per anni avevano imperversato ad Atene, scrivendo la legisalzione che poi Papandreou e Samaras avevano adottato, ma che il nuovo governo aeva perfino rifiutato di incontrare: seconodo loro, infatti, molte delle misure indicate nella lettera all'Eurogruppo sarebbero "dilettantesche".
A seguire i "tecnici" che hanno analizzato la lettera di Atene, i quali - appunto - avrebberoconcluso che "non rispetta" i termini dell'accordo di 15 giorni fa e pertano impedisce di sblccare la tranche di liquidità che doveva essere erogata a marzo.

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