Avete mai cercato lavoro? Sicuramente sì, e vi sarà sicuramente capitato
di imbattervi solo ed esclusivamente in offerte rivolte a profili con
“almeno un anno di esperienza nel settore”. In un Paese dove la
disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è fuori controllo,
trattasi a nostro giudizio di presa in giro bella e buona. Eppure
secondo il governo la “ripresa” è arrivata…
Basta aprire un sito web a caso di quelli per cercare lavoro, ce ne sono a decine, per farsi un’idea di come sia “ripartita” l’economia italiana. Con il Job Act il governo pensava di aver risolto il problema della disoccupazione e infatti tutti i giornali sono arrivati a soccorso di Renzi parlando di “ripresa” e di migliaia di nuove assunzioni. Chi cerca lavoro però si sente anche un pò preso in giro dal momento che il lavoro, quello vero, ha lasciato da tempo questo Paese. L’unico modo per trovare lavoro, e vorremmo davvero che si trattasse di retorica, è quello di conoscere qualcuno in grado di raccomandarvi a questo o a quello, per il resto si può solo sperare nel caso, un pò come andare alla Snai e pregare che entrino le bollette. Ma non vogliamo limitarci a un generico pamphlet di quanto sia duro essere disoccupati o precari, no, vorremmo andare nel dettaglio e vi invitiamo a verificare. Basta andare in un portale a caso di quelli che si utilizzano per cercare lavoro, iscriversi, e iniziare una bella ricerca di offerte di lavoro nella propria area geografica di pertinenza. Troverete subito una lunga fila di offerte di lavoro al punto che una persona superficiale avrebbe buon gioco a dire: “Eh poi dicono che non c’è lavoro” (ovviamente costoro hanno spesso un lavoro a tempo indeterminato che permette di pontificare). Guardando bene però ci si accorge che è tutta apparenza: una lunga fila di offerte per venditori, promoters, dialogatori, agenti junior e senior, marketing aggressivo e quant’altro, ovviamente quasi tutti lavori a provvigione che cercano gente disposta a lavorare subito senza nemmeno sapere bene quanto e quando riceverà lo stipendio. E fin qui niente di nuovo, non fosse che anche i fantomatici posti nei call centre sembrano diventati sempre di meno e sempre più orientati alla vendita aggressiva (quante volte venite chiamati al giorno per valutare fantomatiche offerte cui non potete rinunciare?). Fin qui niente di nuovo infatti e anzi, per qualcuno che vuole lavorare a tutti i costi è sempre meglio di nulla, in fin dei conti per posti come questi non c’è spesso nemmeno bisogno di selezione, basta la volontà di mettersi in gioco. Ma un laureato, magari specialistico, avrebbe anche l’ambizione di trovare un impiego non solo part-time che gli potrebbe consentire magari di andarsene dalla casa natale e di abbandonare i genitori per cominciare una vita autonoma. E qui cominciano i dolori. Sfogliando i siti di ricerca di lavoro infatti a parte i succitati impieghi di vendita o a provvigione ci sono solamente posizioni specifiche che cercano personale qualificato con almeno un anno di esperienza. E ci si accorge che quini in effetti il lavoro esiste, ma è per pochi. Così i Gdo cercano cassieri, pescivendoli, addetti gastronomia, commessi e quant’altro ma solo, tassativamente, con almeno due o tre anni di esperienza! Insomma sembra quasi che in Italia il lavoro esista solo per chi lo ha già conosciuto, coloro che cercano di entrare nel mondo del lavoro, a venti come a trent’anni, vengono bellamente ignorati. La laurea diventa in questo senso quasi un ostacolo, quasi un timbro di “nullafacenza” in questo Paese dove ormai la cultura è diventata un disvalore. Come faccia un ragazzo a venticinque anni a essere laureato specialistico, magari con 110, e ad avere tre anni di esperienza come tornitore o come pescivendolo rimane un mistero, ma nessuno in nessun partito si occupa di loro, forse perchè avendo una elevata preparazione culturale rappresentano una manodopera meno malleabile e che difficilmente bacerà le mani dell’imprenditore in cambio di un tozzo di pane. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che per fare certi lavori è necessaria l’esperienza e che di certo non si può imparare il mestiere sul campo, eppure vengono richiesti dai 2 ai 3 anni di esperienza anche per rispondere al telefono, per fare il commesso in un negozio, per insegnare inglese o francese. E’ come se lo Stato, lasciando che le cose vadano come vanno, sia lui per primo quello che sbertuccia e non rispetta i titoli di studio dei suoi cittadini, è come se al posto che fare qualcosa per abilitare i cittadini laureati al lavoro faccia di tutto per creare le condizioni a metterli ai margini della società. Insomma, sarebbe davvero utopia pensare a una nuova sinistra in grado di farsi portavoce di questi che sono i reali problemi dei giovani? Sarebbe utopia proporre un decreto, una legge, o qualsiasi cosa che permetta ai giovani e ai meno giovani di entrare nel mondo del lavoro in modo da acquisire esperienza piuttosto che acquisire esperienza prima di ottenere un lavoro? I corsi di formazione, ormai è chiaro, non funzionano o funzionano per una % di persone talmente bassa da non incidere. Ad esempio si potrebbe obbligare i datori di lavoro, dal momento che la tendenza è pagare il meno possibile la forza lavoro, almeno a qualificarla e formarla in fieri, e invece nemmeno quello perchè in Italia chi scontenta gli imprenditori, si sa, non prende voti..
Basta aprire un sito web a caso di quelli per cercare lavoro, ce ne sono a decine, per farsi un’idea di come sia “ripartita” l’economia italiana. Con il Job Act il governo pensava di aver risolto il problema della disoccupazione e infatti tutti i giornali sono arrivati a soccorso di Renzi parlando di “ripresa” e di migliaia di nuove assunzioni. Chi cerca lavoro però si sente anche un pò preso in giro dal momento che il lavoro, quello vero, ha lasciato da tempo questo Paese. L’unico modo per trovare lavoro, e vorremmo davvero che si trattasse di retorica, è quello di conoscere qualcuno in grado di raccomandarvi a questo o a quello, per il resto si può solo sperare nel caso, un pò come andare alla Snai e pregare che entrino le bollette. Ma non vogliamo limitarci a un generico pamphlet di quanto sia duro essere disoccupati o precari, no, vorremmo andare nel dettaglio e vi invitiamo a verificare. Basta andare in un portale a caso di quelli che si utilizzano per cercare lavoro, iscriversi, e iniziare una bella ricerca di offerte di lavoro nella propria area geografica di pertinenza. Troverete subito una lunga fila di offerte di lavoro al punto che una persona superficiale avrebbe buon gioco a dire: “Eh poi dicono che non c’è lavoro” (ovviamente costoro hanno spesso un lavoro a tempo indeterminato che permette di pontificare). Guardando bene però ci si accorge che è tutta apparenza: una lunga fila di offerte per venditori, promoters, dialogatori, agenti junior e senior, marketing aggressivo e quant’altro, ovviamente quasi tutti lavori a provvigione che cercano gente disposta a lavorare subito senza nemmeno sapere bene quanto e quando riceverà lo stipendio. E fin qui niente di nuovo, non fosse che anche i fantomatici posti nei call centre sembrano diventati sempre di meno e sempre più orientati alla vendita aggressiva (quante volte venite chiamati al giorno per valutare fantomatiche offerte cui non potete rinunciare?). Fin qui niente di nuovo infatti e anzi, per qualcuno che vuole lavorare a tutti i costi è sempre meglio di nulla, in fin dei conti per posti come questi non c’è spesso nemmeno bisogno di selezione, basta la volontà di mettersi in gioco. Ma un laureato, magari specialistico, avrebbe anche l’ambizione di trovare un impiego non solo part-time che gli potrebbe consentire magari di andarsene dalla casa natale e di abbandonare i genitori per cominciare una vita autonoma. E qui cominciano i dolori. Sfogliando i siti di ricerca di lavoro infatti a parte i succitati impieghi di vendita o a provvigione ci sono solamente posizioni specifiche che cercano personale qualificato con almeno un anno di esperienza. E ci si accorge che quini in effetti il lavoro esiste, ma è per pochi. Così i Gdo cercano cassieri, pescivendoli, addetti gastronomia, commessi e quant’altro ma solo, tassativamente, con almeno due o tre anni di esperienza! Insomma sembra quasi che in Italia il lavoro esista solo per chi lo ha già conosciuto, coloro che cercano di entrare nel mondo del lavoro, a venti come a trent’anni, vengono bellamente ignorati. La laurea diventa in questo senso quasi un ostacolo, quasi un timbro di “nullafacenza” in questo Paese dove ormai la cultura è diventata un disvalore. Come faccia un ragazzo a venticinque anni a essere laureato specialistico, magari con 110, e ad avere tre anni di esperienza come tornitore o come pescivendolo rimane un mistero, ma nessuno in nessun partito si occupa di loro, forse perchè avendo una elevata preparazione culturale rappresentano una manodopera meno malleabile e che difficilmente bacerà le mani dell’imprenditore in cambio di un tozzo di pane. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che per fare certi lavori è necessaria l’esperienza e che di certo non si può imparare il mestiere sul campo, eppure vengono richiesti dai 2 ai 3 anni di esperienza anche per rispondere al telefono, per fare il commesso in un negozio, per insegnare inglese o francese. E’ come se lo Stato, lasciando che le cose vadano come vanno, sia lui per primo quello che sbertuccia e non rispetta i titoli di studio dei suoi cittadini, è come se al posto che fare qualcosa per abilitare i cittadini laureati al lavoro faccia di tutto per creare le condizioni a metterli ai margini della società. Insomma, sarebbe davvero utopia pensare a una nuova sinistra in grado di farsi portavoce di questi che sono i reali problemi dei giovani? Sarebbe utopia proporre un decreto, una legge, o qualsiasi cosa che permetta ai giovani e ai meno giovani di entrare nel mondo del lavoro in modo da acquisire esperienza piuttosto che acquisire esperienza prima di ottenere un lavoro? I corsi di formazione, ormai è chiaro, non funzionano o funzionano per una % di persone talmente bassa da non incidere. Ad esempio si potrebbe obbligare i datori di lavoro, dal momento che la tendenza è pagare il meno possibile la forza lavoro, almeno a qualificarla e formarla in fieri, e invece nemmeno quello perchè in Italia chi scontenta gli imprenditori, si sa, non prende voti..
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