martedì 10 marzo 2015

Riforme Grecia bocciate

Nessuna tranche di aiuti per la Grecia dopo il secco no dei creditori europei. Preannunciato nel fine settimana il no è diventato ufficiale oggi alla riunionedei ministri delle Finanze dell'area euro. Una riunione che è durata solo 90 minuti, come conferma un articolo di Reuters.
La riunione "è terminata", ha detto un funzionario, facendo riferimento alle discussioni sulla Grecia. I ministri hanno detto che "ora bisogna andare avanti". Un altro funzionario greco ha confermato la conclusione del meeting.
Secondo altre indiscrezioni, la Grecia aprirà trattative con gli esperti di Ue, Bce e Fmi a Bruxelles nella giornata di mercoledì. Si tornerà alla fine a trattare con la troika?
Una fonte governativa riporta che Atene sarebbe pronta a presentare altre proposte di riforma.
Sarebbero tre: 1) dare ai contribuenti la possibilità di presentare altre dichiarazioni, relative agli anni precedenti, senza incorrere in sanzioni; 2) una proposta per affrontare il tema dell'evasione fiscale delle grandi multinazionali, insieme al resto dell'Unione europea; 3) incentivi per i contribuenti al fine di indurli a dichiarare quanto possiedono e guadagnano.
Il presidente dell' Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, al suo arrivo a Bruxelles, ha precisato alla stampa che "le riforme (della Grecia) dovrebbero ripartire in fretta, invece stiamo perdendo veramente troppo tempo". E ancora: "Come sapete abbiamo detto che supporteremo la Grecia se concretizzeranno le riforme che sono necessarie. Dobbiamo lavorare per dare alla Grecia un futuro forte nell'Ue. Siamo pronti ad aiutarli sulla base di altri progressi, ma sembra che stiamo perdendo tempo. E' stato fatto poco in termini di attuazione".
Ha parlato anche il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che secondo alcune fonti ha continuato a ripetere che è la troika che deve occuparsi del caso Atene. Ha usato proprio quella parola: troika, che il premier greco aveva chiesto di non usare più.
Sulla Grecia "non c'è niente di nuovo, non è successo quasi nulla dal nostro ultimo Eurogruppo, ora è soprattutto una questione per la Troika". E la parola troika, rigettata dai greci, è stata proferita anche dal ministro delle finanze spagnolo Luis de Guindos, che ha affermato che i ministri devono ascoltare il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, poi le opinioni della troika, e a quel punto si potrà iniziare a lavorare e capire il da farsi.
Da Tokyo, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ammesso di trovarsi in un cammino difficile con il paese ellenico. "La nostra politica è che la Grecia resti nell'Eurozona. Per molti anni abbiamo lavorato per questo, ma naturalmente ci sono due facce della stessa medaglia: una è la solidarietà e l'altra è la determinazione a spingere sulle riforme; se la via è questa c'e' ancora molta strada da fare".
In tutto questo, la verità cocente è che a marzo non è prevista nessuna tranche di prestiti e la Grecia rischia ora il fallimento. È una doccia fredda per il governo Tsipras, con il premier che ha implorato l'Eurogruppo di non cedere alle cessioni politiche.
Alexis Tsipras sta cercando una sponda politica in Francia, come dimostra la telefonata del premier al presidente Hollande.
Se l'iniezione di liquidità da 7,2 miliardi di euro, l'ultima tranche di un programma di aiuti esterni concordato con la troika tre anni fa, non viene approvata in qualche modo, la Grecia rischia un default del debito pubblico, come ricorda il Sunday Times.
Yanis Varoufakis ha presentato un piano costituito da sette punti. Entro venerdì Atene deve restituire 2 miliardi di euro di debiti tra cui Titoti di stato e obblighi con il Fmi venerdì (vedi grafico a fianco).
Secondo il ministro delle Finanze una soluzione da ultima spiaggia potrebbe essere fare ricorso all'emissione di titoli a breve che potrebbe comprare il settore bancario. L'unico problema è che le banche stanno facendo i conti con una fuga di capitali notevole negli ultimi mesi e con il rifiuto della Bce di accettare titoli come garanzia.
In caso di bocciatura definitiva, Varoufakis ha proposto di indire "un referendum sulle misure" per uscire dalla crisi, ma non un referendum sull'euro come qualcuno in un primo momento aveva temuto. Lo hanno precisato fonti del governo di Atene al 'Corriere della Sera'. L'ipotesi, in ogni caso, non è "uno scenario di base" e anzi sarebbe "sfortunata", perché significherebbe che i negoziati con i creditori sono finiti in un vicolo cieco. Atene spera ancora di scongiurare un simile evento.

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