Alcuni scienziati, incluso Guy McPherson, sono convinti del fatto
che gli stravolgimenti climatici siano arrivati ad un punto tale da
creare un circolo vizioso che porterà l'uomo all'estinzione.
Agosto, settembre e ottobre del 2014 sono stati, rispettivamente, i mesi
più caldi mai registrati. Le annate pìù calde della storia, incluso il
2014, si possono collocare negli ultimi 16 anni.
È verosimile che
entro il 2017 il carbone diventi la fonte di energia predominante, e
ciò porterà ad un innalzamento delle temperature di almeno 6 gradi
Celsius entro il 2050, con conseguenze devastanti sul clima.
“Ci
sono voluti 20 anni e valanghe di dossier affinché gli esperti più
autorevoli in materia di stravolgimenti climatici comprendessero la
gravità della situazione ed il pericolo rappresentato da un impatto di
questo tipo”.
Lo scenario descritto supera di gran lunga persino
le peggiori previsioni formulate dall' IPCC (Comitato Intergovernativo
Cambiamenti Climatici), secondo cui, se le cose andranno avanti di
questo passo, la temperatura potrebbe aumentare di almeno 5 gradi
Celsius entro il 2100.
Ma l'emergenza è ancora più grave.
Riguardo a quanto dichiarato dall' IPCC: Scientific America dice: “Un
ventennio di ricerche e migliaia di pagine di studi non sono serviti a
nulla. La maggiore autorità in materia di cambiamento climatico ha
drasticamente sottovalutato la velocità con cui esso sta avendo luogo e
le conseguenze che porta con sé”.
A livello politico e
manageriale non si ravvisa nulla che faccia pensare alla possibilità di
un svolta, di un cambiamento volto ad arginare gli stravolgimenti
climatici provocati dall'uomo (in inglese ACD – Anthropogetic Climate
Disruption).
Guy McPherson è professore emerito in materia di
risorse naturali, ecologia e biologia evoluzionista. Collabora con
l'Università dell'Arizona, che si occupa dell' ACD da trent'anni a
questa parte.
“Lo scioglimento dei ghiacci del mare Artico
potrebbe accelerare il processo di estinzione degli esseri umani: ecco
uno degli 40 effetti retroattivi autoalimentati dall'ACD”.
Il
blog di McPherson “Alla fine la natura colpisce” (Nature Bats Last) ha
attirato un'enorme quantità di lettori, che peraltro continuano a
crescere. Da sei anni a questa parte va in giro per il mondo tenendo
conferenze su una materia scioccante e controversa anche per coloro che
già la conoscevano: parliamo della possibilità dell'estinzione dell'uomo
in seguito alla totale perdita di controllo delle perturbazioni
climatiche di origine antropica.
Come McPherson afferma in
Truthout “non siamo mai esistiti come specie e ciò ha delle
ripercussioni gravissime sulla nostra razza e su tutto il mondo
vivente”. Secondo lui il dissolvimento dei ghiacciai artici – una delle
40 conseguenze dell'ACD - coinciderà con la nostra estinzione. “Sarà un
mondo completamente nuovo”, dice.
L'ultima volta che è stato
intervistato, meno di un anno fa, McPherson ha individuato 24 possibili
conseguenze dell'ACD. Ad oggi il numero degli effetti pronosticabili è
salito a 40.
Abbiamo a che fare con circoli viziosi che non fanno
altro che accelerare l'impatto di questo processo. Un chiaro esempio è
rappresentato dal rilascio di metano nell'Artico, che, come già detto,
si sta sciogliendo. Man mano che ciò avviene il metano, un gas serra che
sprigiona 100 volte la potenza del biossido di carbonio in un
brevissimo lasso di tempo, viene liberato nell'atmosfera
surriscaldandola. Da qui il disfacimento della terra ghiacciata. E
avanti di questo passo.
Nel giro di poco tempo il clima cambierà
con una velocità 10 volte maggiore rispetto a quella con cui si è
evoluto negli ultimi 65 milioni anni.
La prospettiva di McPherson
può sembrare assurda, quasi fantascientifica. Eppure cose del genere
sono già accadute. Secondo uno studio pubblicato nell'ottobre del 2013
nell'ambito di un dossier dell'Accademia Nazionale delle Scienze, 55
milioni di anni fa si è verificato un aumento della temperatura di 5
gradi Celsius nel corso di sole 13 annate. Una ricerca (qui) di Science
risalente all' agosto del 2013 rivela che in breve il clima cambierà con
una velocità 10 volte maggiore rispetto a quanto sia avvenuto in
qualsiasi altro momento negli ultimi 65 milioni anni.
L'estinzione di massa del Permiano (nota anche come “The Great Dying”),
che ha avuto luogo 250 milioni di anni fa, è stata causata da
un'eccezionale colata lavica in Siberia. La conseguenza diretta è stata
un innalzamento della temperatura globale di circa 6 gradi Celsius, che a
sua volta ha causato lo scioglimento dei depositi di metano congelati
in fondo al mare. Una volta rilasciato nell'atmosfera il gas non ha
fatto altro che accelerare ed implementare il processo di
surriscaldamento già in atto e la cui durata è stimabile intorno agli
80000 anni. È opinione condivisa il fatto che il cambiamento climatico
sia stata la causa scatenante della scomparsa della maggior parte (a dir
poco, visto che si tratta del 95%) delle specie allora esistenti sul
nostro pianeta.
Ci sono prove in grado di certificare (qui) che
allo stato attuale delle cose siamo nella stessa identica situazione, se
non fosse per un piccolo particolare: l'origine del processo è
assolutamente antropica e sta avendo luogo molto più velocemente.
Non è affatto improbabile che quest'estate del 2016 (qui) – o la
prossima, al più tardi – assisteremo allo spettacolo dell'Artico senza
ghiaccio.
E non appena ciò accadrà le fughe di metano aumenteranno drasticamente.
“Ci stiamo estinguendo molto più velocemente di quanto sia accaduto nel
Permiano. E, non è da escludere, in modo più massiccio”.
Al
momento ci troviamo nel bel mezzo di quella che la maggior parte degli
studiosi individua come la sesta estinzione di massa nella storia del
pianeta. Ogni giorno si estinguono (qui) tra le 150 e le 200 specie (un
ritmo 1000 volte maggiore rispetto quello che è considerato lo
standard). E ciò che aumenta rispetto al Permiano non è solo la
velocità, ma anche l'intensità. La differenza sta nel fatto che questa
volta il cambiamento è indotto dall'uomo stesso e non durerà certo 80000
anni, anzi: se è vero che fino ad oggi si è snodato nel corso di alcuni
secoli, ora sta accelerando in maniera assolutamente non lineare.
Può essere che – come se non bastassero le enormi quantità di anidride
carbonica generate dai combustibili fossili ed immesse nell'ambiente a
livelli record (qui) – un aumento del rilascio di metano sia sintomatico
dell'insediarsi di un processo simile a quello da cui è scaturita
l'estinzione di massa? Degli studiosi, compreso McPherson, temono che
questa non sia solo un'ipotesi, vista la gravità della situazione. E la
cosa peggiore è che secondo alcuni le cose potrebbero precipitare in
maniera molto più rapida di quanto pronosticato (addirittura nel giro
poche decine di anni).
Thruthout è riuscito a bloccare McPherson
durante la conferenza “La Terra in pericolo” (qui) e a fargli alcune
domande circa le sue previsioni riguardo alla possibile estinzione degli
esseri umani e alle conseguenze che ciò potrebbe avere sulle nostre
vite.
Dahr Jamail: quali sono i segnali che, attualmente, ti lasciano perplesso – per non dire sconcertato?
Guy McPherson: ho viaggiato parecchio ultimamente, per cui non sono
aggiornato da almeno 10 giorni. Ma, tanto per cominciare, c'è stata la
bufera a Buffalo, New York. Non si è mai visto nulla del genere. Quasi 2
metri di neve in 24 ore. È stata la più grande tempesta di neve mai
registrata negli Stati Uniti. Nel frattempo l'Australia va a fuoco. Sono
appena rientrato dalla Nuova Zelanda dove, dal momento che si trova
nell'emisfero Sud, è primavera. Per tutto il tempo che sono rimasto lì
la gente non ha fatto altro che lamentarsi del caldo e del fatto che “è
già estate!”. Tieni presente che quando io sono ripartito eravamo circa a
metà della stagione primaverile. Siamo di fronte a prove empiriche.
Mi viene difficile pensare che, come specie, dureremo fino al 2030.
Giusto due settimane fa siamo riusciti ad innescare un altro circolo
vizioso, il quarantesimo per la precisione. La settimana scorsa, invece,
è stato pubblicato un rapporto secondo il quale ogni volta che la
temperatura sale di un grado i fulmini aumentano del 7 percento. Il che
non fa altro che alimentare un'altra catena, ovvero quella degli
incendi, specie nell'emisfero nord (nelle foreste boreali in
particolare). Più il clima si fa caldo e secco, più i roghi aumentano e
di conseguenza anche la quantità di carbonio immessa nell'atmosfera,
implementando ed accelerando gli stravolgimenti già in corso.
Più
aumenta l'umidità, più aumenta il calore e quindi la frequenza dei
fulmini. Questo è ciò che mi viene da pensare vista la dinamicità che
l'atmosfera sta acquisendo.
Dal tuo punto di vista quanto resta all'umanità prima di estinguersi?
È una domanda difficile, e la nostra è una razza intelligente...è
chiaro che stiamo assistendo ad un cambiamento climatico improvviso. Il
metano nell'atmosfera è aumentato in maniera esponenziale. Paul
Weckbith, ricercatore sul clima all'Università di Ottawa, afferma che
nel giro di dieci anni le temperature potrebbero aumentare, in media, di
6 gradi celsius. Secondo lui resisteremo...io non riesco ad immaginare
come. È anche vero che parliamo di un fisico ed ingegnere specialista di
laser, ovvero di qualcuno che non ha molte competenze in materia di
biologia e di habitat (inteso come insieme di requisiti che esso
dovrebbe avere per assicurarci una possibilità di sussistenza...).
A me risulta persino difficile pensare all'eventualità di sopravvivere
ad un innalzamento di soli 4 gradi (ben oltre il valore di riferimento
dell'era pre-industriale...), cosa che potrebbe accadere in tempi brevi
(addirittura entro il 2030). Non so se, come specie, saremo in grado di
resistere.
Nelle mie conferenze, tuttavia, non indico mai alle
persone una data precisa. Cerco piuttosto di ricordare loro che siamo
mortali, che non sopravviveremo ancora a lungo su questo pianeta. E che
quindi dovremmo dedicarci alla ricerca dell'amore, non dei soldi.
Cosa pensi che accadrà negli Usa se si avvereranno le previsioni di
Beckwith e di altri scienziati secondo i quali in tempi brevissimi le
temperature si alzeranno in maniera esponenziale?
L'interno dei
continenti si sta scaldando molto più rapidamente di quanto accada in
media a livello globale. Ciò significa che se la temperatura del pianeta
aumenta di 6 gradi celsius, quella continentale interiore impenna di
almeno 12 gradi. Il che, tradotto, vuol dire che lì l'uomo non può
sopravvivere. Sono le condizioni tipiche di un ambiente marittimo.
“Mi risulta difficile pensare ad una situazione in cui le piante sopravvivono...loro non possono spostarsi...”.
Credo che i vari habitat si estingueranno prima ancora che venga
toccato il limite dei 6 gradi celsius. L'acidificazione degli oceani è
causa diretta della quasi totale scomparsa del fitoplancton. Mi risulta
difficile pensare ad una situazione in cui le piante riescono a
sopravvivere...loro non possono spostarsi... Niente piante niente
habitat, c'è poco da discutere.
Un processo di evoluzione basato
sulla selezione naturale non può adeguarsi ad un innalzamento delle
temperature di 6 gradi celsius, nemmeno se si snodasse nel corso di
alcuni decenni. E teniamo presente che, allo stato attuale delle cose,
la velocità con cui il cambiamento climatico sta avvenendo ha già
superato di gran lunga quella di un normale percorso evolutivo. Non vedo
come il pianeta possa tenere il passo.
Siamo una razza
intelligente, siamo in grado di muoverci. E chi riesce a mettere da
parte un po' di viveri può ragionevolmente pensare di garantirsi la
sopravvivenza per un certo lasso di tempo. Ma gli stravolgimenti
climatici portano al caos sociale e viceversa...in ogni caso quando
smettiamo di immettere dei solfati nell'atmosfera le cose vanno
diversamente, anche negli Usa, in Europa ed in Cina – a cui peraltro va
attribuita la responsabilità dell'aumento della temperatura media
globale a cui stiamo per andare incontro. La letteratura ufficiale dice
che ad ogni diminuzione dei solfati che si collochi tra il 35 e l' 80
percento corrisponderà un innalzamento della temperatura di circa un
grado celsius. E questo nel giro di qualche giorno, di alcune settimane
al massimo. Ciò significa che il sistema collasserà nel momento in cui
avremo superato la soglia ridicola, fissata per ragioni di natura
esclusivamente politica, dei 2 gradi celsius: una soglia la cui
fondazione, al di là di quanto affermano Michael Mann e i cosiddetti
esperti del clima, non ha nulla di scientifico. L'ultima volta che un
grado celsius ha rappresentato un target scientifico è stato nel 1990,
quando il comitato delle Nazioni Unite per l'osservazione dei gas serra
lo ha individuato come tale.
Ma c'è di peggio. In uno studio
presentato di recente David Spratt ribadisce che non solo il limite di
un grado è irrisorio e che quello di otto è più che ragionevole, ma
anche che quello di cinque è il Rubicone che non avremmo mai dovuto
attraversare. Ebbene, l'abbiamo superato più di mezzo secolo fa, così
come abbiamo varcato la soglia di un'altra serie di punti critici e di
circoli viziosi. Un grado è un'assurdità, mezzo grado tanto quanto. E
abbiamo sempre guardato a questi dati in maniera retrospettiva.
Cosa diresti alle giovani coppie che hanno figli o che stanno cercando di averne?
Che esiste il modo per prevenirlo (McPherson sorride e fa una pausa).
Cerco di incoraggiare le persone a coltivare le proprie passioni e a
fare quello che a loro piace. A quanto pare a qualcuno piace far figli.
“Credo che il nostro dovere sociale sia di vivere qui, adesso, e di
contribuire a fare in modo che anche gli altri siano felici. È come
stare in un ospizio”.
È ovvio che mi sembra orribile come
strategia, visto il poco tempo che ci resta da vivere in questo pianeta.
Ma chi sono io per andare a mettere in discussione l'altrui diritto
alla riproduzione?
Quindi se vi piace l'idea di mettere al mondo
dei figli fatelo e abbiate cura di loro, a prescindere da quella che
sarà la loro aspettativa di vita. Fate in modo che possano vivere
felici, almeno per qualche anno. Credo che ciò valga per ognuno di noi, e
se per qualcuno questo si traduce nella volontà di perpetuare la
propria specie io non sono nessuno per impedirlo. Anzi, quello che cerco
di fare è proprio esortare il prossimo a perseguire i propri sogni.
Visto che siamo già andati oltre, qual è la nostra responsabilità
sociale e spirituale nei confronti di noi stessi e di degli altri, ora
che a quanto pare siamo prossimi all'estinzione?
Credo che il
nostro dovere sociale sia di vivere qui, adesso, e di contribuire a fare
in modo che anche gli altri siano felici. È come stare in un ospizio.
Dovremmo essere testimoni l'uno della morte dell'altro, così come di
quella di molte altre specie che a causa nostra si stanno estinguendo.
Il nostro obbligo non è certo quello di continuare a recare danno alle
altre razze. Siamo sull'orlo del baratro, il che non vuol dire che
dobbiamo trascinarci dietro tutti gli altri.
Ecco il motivo per
cui da un lato sono contento di come vanno le cose nel Pianeta a
Rischio. È una situazione che ci costringe a tenere conto anche alle
condizioni delle altre specie, delle altre culture e delle società
diverse da quelle da cui proveniamo. Crediamo di avere tutto sotto
controllo “noi” - qualunque cosa questo “noi” significhi - , senza
tenere minimamente conto del fatto che dal punto di vista cosmologico la
nostra razza è l'ultima ad essersi manifestata.
Quindi, tanto per cominciare, potremmo iniziare a cambiare atteggiamento a smetterla di considerarci “i primi”.
Pensi che lo stato di realtà a cui l'ACD – Anthropogetic Climate
Disruption – ci ha condotti, quella realtà che da anni hai pronosticato,
stia finalmente cominciando a penetrare nell'immaginario collettivo?
In maniera molto limitata. Di tanto in tanto mi capita di vedere
qualche dossier trasmesso dai mass media in cui si dice che siamo ad un
punto di non ritorno. Di fronte a notizie di questo genere la prima cosa
che ti viene da pensare è che la calotta occidentale antartica stia per
sciogliersi in mare, e che la stessa cosa stia per accadere ai ghiacci
della Groenlandia.
“Abbiamo media corporativi ed un governo societario: ciò che Mussolini definiva “fascismo”".
Ciò che è peggio è che non abbiamo notizie 24 ore al giorno, bensì un
ciclo ogni 24 secondi. Detto in altre parole discorsi come questi vanno,
vengono, scoppiano e in men che non si dica siamo di nuovo a parlare
dei Kardashians o di qualche altro fenomeno dello star system.
È difficile focalizzare per un po' di tempo l'attenzione di una cultura come la nostra sulle questioni che davvero contano.
Perché la questione dell'ACD non ha maggiore risonanza? Perché non
viene trattata in maniera più diffusa? Dovrebbe essere al centro delle
nostre conversazioni... Detto in altre parole tutto il pianeta, a
quest'ora, dovrebbe essere lì a chiedersi “Ma che diavolo facciamo?” e a
trovare delle soluzioni pratiche che rispondano a questa domanda... Ma
così non è. Perché no?
I media sono nelle mani delle aziende. Una
manciata di multinazionali controlla più del 90 percento dei mezzi di
comunicazione di massa di questo paese. Abbiamo media corporativi ed un
governo societario: ciò che Mussolini definiva “fascismo”.
Denunciare che la vita è breve non porta guadagno. I soldi si ottengono
vendendo alle persone ciò di cui non hanno bisogno e che neanche si
possono permettere. E ciò non fa altro che irrobustire ulteriormente le
tasche dei vari Ceo. Il che, in ultima analisi, si traduce nel fatto che
le corporations hanno in mano il sistema dei media e, di conseguenza,
possono controllare il contenuto dei messaggi da cui veniamo bombardati
ogni giorno.
Inutile dire che la tua previsione di estinzione in
tempi brevi risulta opinabile per moltissime persone... Cosa rispondi a
chi ti da dell'estremista?
Non faccio altro che riportare i dati
raccolti da altri studiosi. Quasi tutti sono stati pubblicati da fonti
ufficiali. Non credo che esista qualcuno che non è d'accordo con la Nasa
o Nature, o Science o Proceedings of National Sciences... Gli altri che
ho citato sono ben noti e provengono da voci legittimate come il NOAA
(National Oceanic and Atmospheric Administration), altre fonti legate
alla Nasa etc... Non sono informazioni che mi sto inventando. Sto solo
cercando di unire qualche puntino, cosa che a molti sembra risultare
alquanto difficile.
Come la vedi? Cosa ti preoccupa di più ? Cosa ti spinge ad andare avanti?
E' più forte di me. Quando avevo sei anni sono tornato a casa con un
sussidiario e l'ho fatto vedere alla mia sorellina di 4 anni. “Che cos'è
questo?” le ho domandato. Lei mi ha risposto: “È un cane!”. Ed io,
disgustato, ho replicato “No, questo è Spot”. Già da allora ero sdegnato
dal fatto che lei non conoscesse la risposta esatta. Girando la pagina
chiesi: “E questo che cos'è?”. “Un gatto”. “No!” feci io, sempre più
indignato, “È Puff!”. A 6 anni stavo insegnando. Non è quello che
faccio, è quello che sono. Non ne posso fare a meno.
Quindi il
fatto di testimoniare, di divulgare delle informazioni, trovare dei
nessi che i media hanno smesso di cercare è per me qualcosa di innato.
Il prossimo step sarà quello di smettere di fare il fanatico della
scienza che muove dall'emisfero sinistro del cervello, il tipo che va in
giro a dare informazioni e a ricordare alla gente che la vita è breve.
Comincerò a concentrarmi sul cuore, o su quello che alcuni chiamano “lo
spazio spirituale”. Cosa faccio adesso? Come mi comporto in quanto
essere umano? Cosa emerge della mia umanità nel momento in cui mi assumo
il compito di diffondere il concetto di caducità dell'esistenza? Forse
non avremmo dovuto concentrarci sul lato materialistico dell'esistenza,
perché lo abbiamo fatto a discapito di altri aspetti.
Ecco cosa
farò nei prossimi mesi. Voglio affinare e perfezionare la mia tecnica di
divulgazione affinché il messaggio abbia una risonanza maggiore,e per
fare questo cercherò degli alleati che mi aiutino ad esprimerlo in tutta
la sua grandezza. Non c'è lascito più importante per la nostra specie.
Hai già avuto modo di notare dei cambiamenti nel modo in cui le persone
reagiscono di fronte a questo tuo nuovo approccio, meno basato sulla
divulgazione delle notizie e più incentrato su ciò che hai appena
descritto?
Certo, assolutamente. Prima sembravo un medico che poco ci sapeva fare con i pazienti.
Mostravo la camera, esaminavo le carte, a malapena guardavo negli occhi
l'ammalato e, alla fine, mi rivolgevo a lui dicendogli: “Dal tuo
aspetto si direbbe che hai ancora 6 settimane di vita. Ricordati di
fermarti a pagare in reception prima di uscire, io scappo perché ho una
partita di golf. Ci vediamo la settimana prossima, sempre se sei ancora
vivo”. E me ne andavo.
Questo era il mio atteggiamento tipico
durante le conferenze. Le persone mi hanno fatto notare quanto fosse
inappropriato e fuori luogo. Per un invasato della scienza dell'emisfero
sinistro è stata una medicina amara da ingoiare. Ma l'ho fatto.
E
un anno fa mi è stato utilissimo partecipare ad ad un workshop dedicato
alla gestione del dolore. Lì mi sono reso conto che in effetti
soffrivo, e per giunta di un dolore anticipatorio. Da lì l'esplorazione
di questo concetto ed il suo riconoscimento per ciò che è, non che
dovrebbe essere. Basta con questi condizionali, non possiamo più
permetterci di rimanere impantananti in un “dovrebbe”.
Come
sottolinea Byron Katie nel suo ultimo libro, abbiamo bisogno di amare
ciò che è. È “ciò che è è la realtà”. Abbracciamola quindi, amiamo
questo pianeta vivente – anche se a causa nostra diventa sempre meno
vivibile. Viviamo la gioia e portiamola a chi ci sta intorno.