Sono passati pochi giorni dalle
elezioni politiche del 4 marzo e già se ne sono viste di tutti i colori:
la politica italiana è governata dal caos, complice una legge
elettorale che offre esclusivamente la garanzia dell’inciucio.
Inversioni di marcia da parte di noti editorialisti; lettere aperte a
giornali di chiaro orientamento politico opposto; vari annunci di
apertura o di chiusura: una baraonda di voci che si possono sintetizzare
nel segnale: “attenzione, trattative in corso”. D’altronde, sono gli
stessi giornali a spifferare notizie circa spassionati corteggiamenti impliciti tra forze politiche vittoriose e residui di partiti un po’ più sfigatelli. Una certezza però l’abbiamo: Matteo Renzi
è l’unico, vero e meritevole perdente di queste Politiche. L’orgoglioso
rottamatore piddino – rottamato a sua volta dai cittadini – avrebbe
voluto dettare la sua ultima linea politica al proprio partito: nessuna
alleanza col Movimento 5 Stelle. Ahimè, le sue obbligate dimissioni
dalla segreteria non gli consentiranno d’imporre alcun veto.
Ma è proprio da
questo punto che si evincono i preamboli dell’ennesima notizia a
carattere scandalistico; frutto di una certa propaganda politica. C’è
infatti una parte della sinistra, quella renziana, che vuole impedire a
tutti i costi un dialogo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico;
una posizione che fa comodo anche al centrodestra. E in questi giorni di
confusione mediatica, evidentemente non è bastata l’apparizione di
grafici che testimoniano come l’elettorato pentastellato sia
esponenzialmente maggiore nelle regioni più povere dell’Italia
meridionale. Mancava un tassello per completare l’equazione; mancava un
dato per screditare una buona fetta di elettorato. L’8 marzo spunta una
notizia nel Corriere del Mezzogiorno: file immense di cittadini pugliesi stanno richiedendo i moduli per ottenere il reddito di cittadinanza.
Si parla di “assedio”; di Caf “presi d’assalto”. La notizia viene
rimbalzata freneticamente dai principali quotidiani nazionali, La Repubblica e Il Giornale in primis.
Ora sì: l’equazione è completa! I meridionali, notoriamente dei
nullafacenti, hanno votato il Movimento 5 Stelle perché vogliono fare la
bella vita senza lavorare.
Finalmente si può
dare il mangime ai polli d’allevamento: una pioggia di condivisioni e di
facili ironie investe i social network. Presi da una foga spietata,
questi ingenui divulgatori di propaganda politica mirano a sminuire la
vittoria del Movimento 5 Stelle. Si tratta della stessa tipologia
d’individuo che considera il proprio voto più importante rispetto a
quello di diverse categorie di cittadini; gli stessi che, quando hanno
visto i grotteschi risultati dei loro partiti, hanno minacciato di
espatriare: chapeau! Per una volta partoriscono un’idea condivisibile. Trasformati in traghettatori di propaganda dal modello renziano, hanno delegittimato il voto dei meridionali con disprezzo,
senza prendere minimamente in considerazione la condizione del Sud.
Hanno sminuito il loro voto, la loro disoccupazione e la loro fame con
scandalosa leggerezza; li hanno insultati usando le stesse
argomentazioni di una classe politica che attribuiva ai giovani d’oggi
la caratteristica di essere dei fannulloni. Ma ciò che inorridisce di
più è che tutta l’ironia è stata prodotta da un’effettiva ignoranza sia
sul tema del lavoro e sulle trasformazioni in atto che lo riguardano;
sia sul concetto di “reddito di cittadinanza” e sulla reale proposta del
Movimento 5 Stelle, che ha più le sembianze di un reddito minimo
garantito, diffuso in tutta Europa.
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