I giovani di oggi sono i futuri pensionati a rischio
povertà entro il 2050. L’allarme lo lancia uno studio del
Censis-Confcooperative dal titolo “Millennials, lavoro povero e
pensioni: quale futuro?”.
5,7 milioni di persone oggi rischiano di alimentare le fila dei poveri in Italia entro il 2050. Chi fa parte di questa platea con un destino quasi segnato? Si tratta di oltre 3 milioni di Neet, i giovani tra i 18 e i 35 anni che non studiano né lavorano, residenti per lo più nelle sei regioni del Sud specie Sicilia (317mila) e Campania (361mila).
A questi si aggiungono 2,7 milioni di lavoratori, tra working poor e
occupati impegnati in “lavori gabbia”, ossia attività non qualificate
dalle quali trovano difficoltà ad uscire. Sono, infatti, 171.000 i
giovani sottoccupati, 656.000 quelli con contratto part-time involontario
e 415.000 impegnati in attività non qualificate. Soggetti che vivono
così una situazione di inadeguatezza del lavoro svolto come fonte di
reddito e per questo il loro futuro previdenziale non è certo roseo. Da
qui l’allarme della Confocooperative.
5,7 milioni di persone oggi rischiano di alimentare le fila dei poveri in Italia entro il 2050. Chi fa parte di questa platea con un destino quasi segnato? Si tratta di oltre 3 milioni di Neet, i giovani tra i 18 e i 35 anni che non studiano né lavorano, residenti per lo più nelle sei regioni del Sud specie Sicilia (317mila) e Campania (361mila).
“Queste condizioni hanno attivato una bomba sociale che va disinnescata. Lavoro e povertà – dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – sono due emergenze sulle quali chiediamo al futuro governo di impegnarsi con determinazione per un patto intergenerazionale che garantisca ai figli le stesse opportunità dei padri. Non sono temi di questa o di quella parte politica, ma riguardano il bene comune del Paese. Sul fronte della povertà il Rei con un primo stanziamento di 2,1 miliardi che arriverà a 2,7 miliardi nel 2020 fornirà delle prime risposte, ma dobbiamo recuperare 3 milioni di Neet e offrire condizioni di lavoro dignitoso ai 2,7 milioni di lavoratori poveri. Rischiamo di perdere un’intera generazione”.
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