Nel 2016 quasi la metà (48,7%) dei disoccupati di età compresa tra i
16 e i 64 anni dell’Unione europea (UE) risultava a rischio di povertà
dopo i trasferimenti sociali. In altre parole, il rischio di povertà è
cinque volte superiore a quello degli occupati ( 9,6%).
Negli ultimi 10 anni, la percentuale di disoccupati a rischio di povertà è aumentata continuamente, passando dal 41,5% nel 2006 al 48,7% nel 2016.
Le persone a rischio di povertà sono quelle che vivono in una famiglia con un reddito disponibile equivalente (calcolato dividendo il reddito totale disponibile di ciascuna famiglia per il numero dei suoi componenti, ndt) al di sotto della soglia di rischio, che è fissata al 60% del reddito disponibile equivalente mediano nazionale (dopo i trasferimenti sociali).
La più alta percentuale di disoccupati a rischio di povertà si trova in Germania.
Nel 2016 tra gli Stati membri dell’UE il tasso di disoccupati a rischio di povertà era più alto in Germania (70,8%), seguito a distanza dalla Lituania (60,5%). Oltre la metà dei disoccupati in Lettonia (55,8%), Bulgaria (54,9%), Estonia (54,8%), Repubblica ceca (52,3%), Romania (51,4%) e Svezia (50,3%) erano a rischio di povertà.
All’estremo opposto della scala, meno del 40% dei disoccupati era a rischio di povertà a Cipro e in Finlandia (entrambi al 37,3%), in Francia (38,4%) e in Danimarca (38,6%).
Il divario con gli occupati risulta il più ridotto a Cipro, in Francia e in Portogallo.
Nel 2016, le maggiori differenze tra la percentuale di disoccupati e di occupati a rischio di povertà sono state registrate in Germania (il 70,8% per i disoccupati contro il 9,5% per i lavoratori dipendenti, con 61,3 punti percentuali di scarto), Lituania (51,8 pp ), Repubblica ceca (48,5 pp) e Lettonia (47,3 pp).
Al contrario, la differenza era significativamente meno pronunciata a Cipro (37,3% per i disoccupati contro 8,4% per gli occupati, o un gap di 28,9 punti percentuali), Francia (30,5 pp) e Portogallo (30,8 pp).
Negli ultimi 10 anni, la percentuale di disoccupati a rischio di povertà è aumentata continuamente, passando dal 41,5% nel 2006 al 48,7% nel 2016.
Le persone a rischio di povertà sono quelle che vivono in una famiglia con un reddito disponibile equivalente (calcolato dividendo il reddito totale disponibile di ciascuna famiglia per il numero dei suoi componenti, ndt) al di sotto della soglia di rischio, che è fissata al 60% del reddito disponibile equivalente mediano nazionale (dopo i trasferimenti sociali).
La più alta percentuale di disoccupati a rischio di povertà si trova in Germania.
Nel 2016 tra gli Stati membri dell’UE il tasso di disoccupati a rischio di povertà era più alto in Germania (70,8%), seguito a distanza dalla Lituania (60,5%). Oltre la metà dei disoccupati in Lettonia (55,8%), Bulgaria (54,9%), Estonia (54,8%), Repubblica ceca (52,3%), Romania (51,4%) e Svezia (50,3%) erano a rischio di povertà.
All’estremo opposto della scala, meno del 40% dei disoccupati era a rischio di povertà a Cipro e in Finlandia (entrambi al 37,3%), in Francia (38,4%) e in Danimarca (38,6%).
Il divario con gli occupati risulta il più ridotto a Cipro, in Francia e in Portogallo.
Nel 2016, le maggiori differenze tra la percentuale di disoccupati e di occupati a rischio di povertà sono state registrate in Germania (il 70,8% per i disoccupati contro il 9,5% per i lavoratori dipendenti, con 61,3 punti percentuali di scarto), Lituania (51,8 pp ), Repubblica ceca (48,5 pp) e Lettonia (47,3 pp).
Al contrario, la differenza era significativamente meno pronunciata a Cipro (37,3% per i disoccupati contro 8,4% per gli occupati, o un gap di 28,9 punti percentuali), Francia (30,5 pp) e Portogallo (30,8 pp).
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