«Se l'Isis ha questi soldi, che ammontano a decine, centinaia di
milioni, forse miliardi di dollari, grazie alla vendita del petrolio, e
per di più ha la protezione armata di interi stati allora è chiaro
perché si comportano in maniera così arrogante e prepotente». E’ un
Vladimir Putin furente quello che si è presentato oggi davanti ai
giornalisti a Sochi, dove è impegnato in un bilaterale con il re di
Giordania, Abdullah II. In mattina il suo portavoce, Dmitri Peskov,
aveva annunciato un commento del presidente russo circa l’abbattimento
del jet russo da parte delle forze aeree turche al confine con la
Siria.
Secondo la ricostruzione fornita dal Cremlino e dallo stesso Putin in persona, il caccia SU-24 non minacciava in alcun modo Ankara e non aveva affatto violato lo spazio aereo turco. «L’abbattimento del nostro jet è una pugnalata alla schiena condotta dai complici dei terroristi, non posso definirlo in altro modo», ha tuonato. «Noi – ha proseguito – faremo di tutto per indagare sulla vicenda, che avrà tragiche conseguenze nei rapporti tra Russia e Turchia». Il velivolo
delle forze armate russe è stato abbattuto 4 km dentro il confine siriano da missili aria-aria sparati da un F16 turco, mentre stava conducendo operazione contro le postazioni Isis a nord di Latakia. I due piloti del bombardiere russo sono riusciti ad eiettarsi in territorio siriano prima dello schianto del velivolo, ma uno dei due sarebbe morto, ucciso, secondo diverse fonti, dai ribelli che hanno diffuso le immagini del cadavere via Twitter. Elicotteri russi si sono levati in volo per salvare il pilota superstite.
Nei giorni scorsi la Komsomolskaya Pravda, uno dei maggiori quotidiani russi, aveva avvertito circa la possibilità di una risposta simile da parte di Erdogan allo strapotere di Mosca in Siria. Intanto Ankara ha convocato l'incaricato d'affari russo e ha ottenuto la convocazione d'urgenza del Consiglio Nato per questo pomeriggio, mentre Mosca ha risposto convocando l'attaché militare turco di stanza in Russia per alcuni chiarimenti. Per domani era in programma una visita distensiva a Istanbul del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che però adesso rischia seriamente di saltare.
A far andare su tutte le furie Putin è stato il comportamento della diplomazia turca subito dopo l’abbattimento del jet. Gli uomini di Erdogan, come denunciato dallo stesso presidente russo, non si sono messi in contatto con le autorità russe, ma si «sono rivolti immediatamente ai partner della Nato per discutere dell’incidente. Si sono comportati come se noi avessimo abbattuto un loro aereo e non loro uno nostro». Il capo del Cremlino ha lanciato accuse pesanti nei confronti di Ankara, parlando di una vera e propria alleanza tra la Turchia e i tagliagole dello stato islamico. «Capisco che ogni Stato ha i propri interessi regionali e noi li rispetteremo sempre, ma non possiamo tollerare crimini come quello di oggi. Non riusciamo a capire se la Turchia voglia mettere la Nato al servizio dell’Isis. Hanno colpito i nostri aerei nonostante gli accordi firmati da Russia e Usa per evitare questo tipo di incidenti. Loro hanno una grande quantità di petrolio proveniente dai territori occupati dai terroristi»
Siria.
Secondo la ricostruzione fornita dal Cremlino e dallo stesso Putin in persona, il caccia SU-24 non minacciava in alcun modo Ankara e non aveva affatto violato lo spazio aereo turco. «L’abbattimento del nostro jet è una pugnalata alla schiena condotta dai complici dei terroristi, non posso definirlo in altro modo», ha tuonato. «Noi – ha proseguito – faremo di tutto per indagare sulla vicenda, che avrà tragiche conseguenze nei rapporti tra Russia e Turchia». Il velivolo
delle forze armate russe è stato abbattuto 4 km dentro il confine siriano da missili aria-aria sparati da un F16 turco, mentre stava conducendo operazione contro le postazioni Isis a nord di Latakia. I due piloti del bombardiere russo sono riusciti ad eiettarsi in territorio siriano prima dello schianto del velivolo, ma uno dei due sarebbe morto, ucciso, secondo diverse fonti, dai ribelli che hanno diffuso le immagini del cadavere via Twitter. Elicotteri russi si sono levati in volo per salvare il pilota superstite.
Nei giorni scorsi la Komsomolskaya Pravda, uno dei maggiori quotidiani russi, aveva avvertito circa la possibilità di una risposta simile da parte di Erdogan allo strapotere di Mosca in Siria. Intanto Ankara ha convocato l'incaricato d'affari russo e ha ottenuto la convocazione d'urgenza del Consiglio Nato per questo pomeriggio, mentre Mosca ha risposto convocando l'attaché militare turco di stanza in Russia per alcuni chiarimenti. Per domani era in programma una visita distensiva a Istanbul del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che però adesso rischia seriamente di saltare.
A far andare su tutte le furie Putin è stato il comportamento della diplomazia turca subito dopo l’abbattimento del jet. Gli uomini di Erdogan, come denunciato dallo stesso presidente russo, non si sono messi in contatto con le autorità russe, ma si «sono rivolti immediatamente ai partner della Nato per discutere dell’incidente. Si sono comportati come se noi avessimo abbattuto un loro aereo e non loro uno nostro». Il capo del Cremlino ha lanciato accuse pesanti nei confronti di Ankara, parlando di una vera e propria alleanza tra la Turchia e i tagliagole dello stato islamico. «Capisco che ogni Stato ha i propri interessi regionali e noi li rispetteremo sempre, ma non possiamo tollerare crimini come quello di oggi. Non riusciamo a capire se la Turchia voglia mettere la Nato al servizio dell’Isis. Hanno colpito i nostri aerei nonostante gli accordi firmati da Russia e Usa per evitare questo tipo di incidenti. Loro hanno una grande quantità di petrolio proveniente dai territori occupati dai terroristi»
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