domenica 8 novembre 2015

L’ ipocrisia dell’ Occidente

Lo scenario politico militare che si presenta in Medio Oriente rappresenta l’espressione nitida di un pianeta che all’inizio del quarto lustro del secolo XXI affronta posizioni diametralmente opposte nella forma di gestire le relazioni internazionali.
Si profila un quadro di controversie tra quelle potenze che utilizzano l’aggressione diretta, l’ occupazione ed i metodi di destabilizzazione dei governi che non sono conformi ai loro interessi, come anche utilizzano il bombardamento indiscriminato di città, paesi e villaggi, i crimini di massa con l’uccisione di donne ebambini, la distruzione di Nazioni – come l’Iraq, la Siria, lo Yemen – e la negazione del diritto all’autodeterminazione di altri – come nel caso della Palestina – per raggiungere i loro obiettivi , anche se questo significa la formazione e il sostegno dei gruppi terroristici i quali nel futuro potrebbero coinvolgere con le loro azioni anche le loro stesse società.
Tutto questo si muove nel tentativo di perseguire il mantenimento di una egemonia e le ambizioni di tenere il controllo delle ricchezze naturali dei popoli.
Su questo sito, del tragico scenario delle guerre che scuotono il medio Oriente, si trova il governo degli Stati Uniti, i suoi partner europei, aggiungendo a questi la Turchia, l’Arabia Saudita, l’entità sionista e le feudali monarchie del Golfo Persico, che hanno reso possibile , attraverso un comportamento ipocrita e codardo, la morte di 250.000 siriani, il trasferimento di oltre 7 milioni di sfollati interni e 4 milioni i rifugiati. Oltre ad un milione e mezzo di morti iracheni, causati dall’occupazione americana che è iniziata l’anno 2003, il saccheggio della sua ricchezza di idrocarburi ed ha prodotto la sua frammentazione, nell’interesse dell’egemonico di cui si preoccupa Washington e i suoi alleati, nell’idea di circondare l’Iran ed impedire l’avanzata dell’influenza russa nell’area.
Ci sono anche quelli, che sono rappresentati dalle società della Siria e dell’ Iraq, le persone mobilitate in Yemen attraverso il movimento di Ansarola, il popolo palestinese e la società del Bahrain, che lottano ogni giorno contro quel gruppo di paesi, comandati dal sanguinario quartetto costituito da Stati Uniti, Europa, Riyadh e Tel Aviv, che attraverso il loro braccio armato hanno generato terrore e distruzione. Queste società ,unitamente al supporto militare , concreto e risoluto della Federazione Russa – nel caso siriano – e principalmente della Repubblica islamica dell’Iran a Damasco, ma anche al popolo iracheno, Yemenita e del Bahrain, hanno consolidato un blocco che coordina le azioni di difesa contro l’aggressione e politiche offensive in campo diplomatico e militare. Questo, al fine di annientare efficacemente i gruppi takfiri operanti nella zona.
Sanno bene gli Stati Uniti e loro vassalli incondizionati, che non è la stessa cosa intervenire in Kosovo, in Afghanistan o in Libia, dove le macchine politiche, diplomatiche e militari degli Stati Uniti e dei suoi partner della NATO hanno agito senza contrappeso, piuttosto che intervenire, ad esempio, nella regione di Dombås – se russo – o in Siria, dove in particolare la presenza della Russia e dell’ Iran ha rallentato i momenti di intervento militare diretto nella politica di aggressione terroristica contro questi paesi .
Non ci sono alcune truppe della NATO o dell’entità sionista, non perché non vogliano, ma perché la ferma volontà di Teheran e Mosca ha frenato tale desiderio e piuttosto l’Occidente ed i i paesi di vassalli utilizzano i servizi di terze parti, eserciti mercenari con nomi come il Fronte di al-Nusra, o questa invenzione dei ribelli”moderati”, che raggruppati nel cosiddetto Fronte Islamico – formato da sette gruppi takfiri – si finanziano apertamente con i soldi sauditi. Tutto questo insieme con le operazioni aeree presumibilmente finalizzate alla lotta contro movimenti salafiti, ma il cui obiettivo finale è quello di minare la capacità economica e industriale dei governi di Siria e Iraq.
Una coalizione non è uguale all’altra
La decisione del governo russo di inviare armi di ultima generazione in Siria, bombardieri, missili e anche le truppe e di rafforzare la presenza militare della base di Tartus in settori quali Latakia, hanno significato dare una svolta nella situazione politica militare che esisteva nel paese Levantino, dopo 4 anni e mezzo di continue aggressioni e attacchi da parte di gruppi armati Takfiri, armati, finanziati e sostenuti da Arabia Saudita, Giordania, Turchia e dalle monarchie del Golfo, con la benedizione e complicità di Washington e della NATO.
I bombardamenti russi, su posizioni dell’ISIS e degli altri gruppi terroristici, in un mese, hanno avuto più effetto che tutte le azioni svolte dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti in 14 mesi di bombardamenti. Tanto inutili come falsi in termini di obiettivi perseguiti.
In effetti, la coalizione internazionale contro lo Stato Islamico – CICD – guidata dagli Stati Uniti, fin dall’inizio delle operazioni di bombardamento contro l’ISIS sui territori che essi occupano, nel nord-est siriano e nel centro e nord dell’Iraq – che aveva avuto il suo inizio nel mese di agosto dell’anno 2014 – vista dal punto di vista qualitativo, presenta risultati insignificanti, obiettivi poco chiari, che si nascondono dietro le loro reali preoccupazioni di dominio e sopratutto manifesta che la politica degli alleati è disastrosa e per lo più con mancanza di visione. Questo, tanto più considerando che i due paesi chiave dell’area, se la lotta è veramente contro l’ISIS, non sono coinvolti in questa coalizione: l’Iran e la Siria.
Si sosteneva in una cronaca precedente, che la cosiddetta coalizione internazionale diretta da Washington e che, nominalmente, coinvolge 60 paesi, si è caratterizzata come uno strumento di pressione sui veri combattenti contro lo Stato Islamico. È una coalizione trasformata in un’arma di complotto contro il Medio Oriente, creata per diffamare l’Islam nella mano di politiche antislamiche sostenute dall’ Inghilterra, dal regime di Israele e dagli Stati Uniti, appoggiata da paesi come Arabia Saudita, Turchia, dalle monarchie arabe del Golfo e dalla Giordania e che servono da orchestra per questa musica del terrore.
Lo Stato Islamico è semplicemente un limitato burattino, uno strumento di violenza per alimentare il fuoco della egemonia occidentale e sulle posizioni nella zona dei takfiri, pilotati utilizzando Riyadh, l’Arabia Saudita, dove la casa Al-Saud e la sua dottrina Wahabista è il supporto della gran parte dei movimenti terroristici, che tendono a cancellare il Maghreb, Medio Oriente e Asia Centrale.
La ferma decisione di Teheran di sostenere i popoli della Siria e dell’Iraq, senza cedere di fronte alle pressioni dell’Occidente e i suoi partner regionali, nonostante l’enorme campagna politica e di comunicazione che ha cercato di schiacciare la nazione persiana nel processo di discussione sul suo programma nucleare con il G5 1, questa ha dimostrato che il miglior modo di raggiungere obiettivi di difesa contro gli attacchi e le azioni di movimenti terroristici che destabilizzare il Medio Oriente è quello di un’azione decisa senza marce indietro.
La nazione Iraniana non si è negata al ruolo fondamentale che ha assunto in difesa dei governi dell’Iraq, della Siria ed anche dei movimenti di resistenza nello Yemen attraverso Ansarola e nel Bahrain, cui la società civile si oppone alla tirannia del Khalifa, e che ha significato aumentare il prestigio persiano nell’arena internazionale.
Il governo di Teheran ha dichiarato che certe potenze pretendono di incitare le divergenze nella regione, al fine di trarne vantaggio e contribuire alla realizzazione dei propri interessi economici ed in questo livello di crisi è essenziale la cooperazione di tutti per instaurare la pace e la sicurezza permanente. Questi richiami sono stati fatti assiduamente da Teheran e tuttavia Stati Uniti hanno sistematicamente rifiutato di attuare una politica di riavvicinamento e di lotta congiunta contro l’ISIS . Prima di queste costanti negative, l’Iran ha attuato una politica di sostegno all’Iraq ed alla Siria, a cui più tardi si è unita la Russia, con forza in Siria e con certe possibilità di coinvolgersi nello stesso modo in Iraq, se così verrà stabilito dal governo di quel paese, che ha espresso la volontà di cercare supporto Russo nella sua lotta contro il terrorismo.
L’Iran e la Russia sono impegnati nella lotta contro il terrorismo salafita, che è stato sostenuto dalla monarchia saudita di Casa Al-Saud e dalla sua dottrina politica religiosa del wahabismo che ha scatenato il terrore in Medio Oriente. Questo fondamentale impegno, che si concretizza nel coordinamento militare tra Damasco-Baghdad – Mosca – Teheran-, sta cambiando la correlazione delle forze in Medio Oriente e avrà chiare implicazioni politiche e militari, non solo in quella regione del mondo, ma anche in Nord Africa e dell’Asia centrale, che hanno subito per molti anni le condizioni di aggressione di un Occidente che ambisce alle ricchezze naturali di gas e petrolio da paesi che compongono queste regioni.

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