sabato 13 giugno 2015

La NATO fa le prove generali della guerra

Il conflitto in Ucraina riprende, in medio oriente le guerre dilagano ed il sangue di tante vite innocenti viene ogni giorno versato e dall’Europa quali notizie arrivano? Non certo di distensione anzi, come nelle previsioni, inizia forse la vigilia di una stagione in cui il braccio di ferro tra occidente e resto del mondo rischia di entrare in una sua fase decisiva.
E’ notizia di pochi giorni fa infatti, l’avvio della più vasta operazione NATO mai effettuata dalla caduta del muro di Berlino; significa quindi che, pur se si tratta di esercitazione, la mobilitazione degli eserciti dello schieramento atlantico non è mai stata alta come adesso dopo la fine del duello con l’URSS. Si mostrano i muscoli quindi, ma forse ci si allena alla guerra che verrà; è indubbio che la scelta di tenere proprio adesso la più vasta esercitazione, funge da indicatore del livello di tensione ma anche della forte provocazione che parte dall’ex blocco occidentale.
Manco a dirlo, l’operazione verrà ospitata in Sicilia; l’isola che per ragioni di guerra fredda è stata trasformata in una portaerei a stelle e strisce (Sigonella, MUOS ed ex base missilistica di Comiso sono soltanto tre delle infrastrutture militari di occupazione sorte dopo il secondo conflitto mondiale), tornerà ad essere ideale terreno per ‘giocare alla guerra’, come ironicamente affermano molti siciliani.
L’operazione prende il nome di ‘Trident Juncture 2015’ ed il via ufficiale è previsto il prossimo 28 settembre, con durata fino al 6 ottobre; 25.000 uomini impegnati, tre paesi (Spagna, Italia e Portogallo) posti ai timoni dei comandi, un’infinità di mezzi aerei e terrestri impiegati e questi sono soltanto alcuni numeri che testimoniano quello che sta per avvenire.
La NATO nella simulazione di settembre, sarà intenta a provare tutte le condizioni possibili in caso di necessità di un rapido attacco contro paesi nemici; il comunicato della stessa alleanza atlantica parla chiaro: ‘Bisognerà testare la capacità di rispondere ad una crisi ancor prima che essa cominci’. In poche parole, anche se non è citata testualmente, tutto lascia pensare che l’esercitazione miri ad una situazione di vera e propria guerra preventiva; i 25.000 che in Sicilia si eserciteranno tra le campagne bruciate dal sole dell’estate mediterranea, testeranno il modo di come attaccare un paese nemico sospettato di essere una minaccia per un alleato atlantico.
Una spiegazione, che sa di minaccia: la NATO vuol sapere, in primis alla Russia, che l’alleanza è solida e che sa mostrare i muscoli quando e dove vuole e che, soprattutto, sta addestrando i suoi uomini ad agire di sorpresa e senza preavviso contro qualsivoglia minaccia. L’esercitazione però, secondo molti, come affermato sopra, non vuole essere solo un mezzo per la guerra di propaganda; nell’est Europa, le provocazioni di Kiev proseguono a dismisura: nel silenzio dei media tradizionali, l’esercito ucraino continua a bombardare Donetsk e ad asserragliare la popolazione russofona da un lato, dall’altro invece isola di fatto l’enclave (anche questa russofona) della Transnistria provando ad irritare Mosca e costringerla all’intervento a difesa dei suoi soldati schierati a Tiraspol.
C’è interesse quindi, anche al fine di distogliere l’attenzione del Cremlino al conflitto siriano e mediorientale (in cui senza supporto diretto della Russia, la Siria di Assad si è trovata in difficoltà e solo adesso si aprono speranze grazie alla discesa in campo dell’Iran), a fare in modo che il governo di Mosca venga trascinato in un conflitto diretto con l’Ucraina. Circostanza questa, che verrebbe poi facilmente spacciata ai media occidentali come aggressione russa contro la sovranità di Kiev e che giustificherebbe un dispiegamento massiccio di forze NATO nell’est Europa pronte, per l’appunto, ‘a rispondere ad una crisi ancor prima che essa cominci’, giusto per citare il comunicato della forza atlantica.
La guerra fredda del terzo millennio, prosegue tra annunci e propagande; quella di settembre sarà un’esercitazione massiccia ed imponente, che fa intuire ancora una volta come chi, tra NATO e Russia, sia il soggetto maggiormente provocatore. Vero che i russi hanno fatto esercitazioni nei mesi scorsi, vero che diversi nuovi missili sono stati testati, ma è altrettanto vero che lì tali azioni sono ricorrenti e che, soprattutto, la Russia ha per davvero una guerra ai confini di casa sua.
Questa improvvisa escalation NATO invece, in un momento in cui gli accordi di Minsk dovevano (ma hanno in tal senso palesemente fallito) garantire maggiore distensione, arriva proprio quando chi doveva dimostrare ad avere meno interesse alla guerra aveva l’occasione giusta per lasciare negli appositi hangar gli aerei militari.
La NATO invece sta già predisponendo tutto in terra di Sicilia; sulla testa dei siciliani in questi giorni, sono apparsi diversi aerei militari, così come nelle strade che portano verso la base militare in cui si svolgerà l’esercitazione si incontrano già blindati e camionette. La base in questione, a proposito, è quella di Birgi Novo a Trapani; è la stessa da cui decollavano gli aerei NATO nel 2011 per andare a bombardare la Libia di Gheddafi.
Il tutto doveva svolgersi in realtà in Sardegna, presso la base di Decimomannu, ma la popolazione, come si legge nel comunicato NATO, si è rivelata ostile e dunque non vi erano le condizioni di sicurezza e serenità ideali.
Ma in Sicilia di certo non si incontrerà una popolazione del tutto felice di accogliere un’operazione di tale portata, la notizia infatti non viene al momento data con molta enfasi in giro pur se, è giusto dirlo, già diversi quotidiani ne hanno parlato. In particolare, la base di Birgi Novo potrebbe creare non pochi disagi materiali alla popolazione; essa è infatti nei paraggi dell’aeroporto civile ‘Vincenzo Florio’, il terzo per numero di passeggero dell’isola e che collega la Sicilia occidentale con le principali città europee.
Tale aeroporto è emblema di cosa vuol dire vivere in una terra in cui la sovranità nazionale viene calpestata; nel 2011, in occasione della guerra in Libia, lo scalo ha dovuto chiudere, con un danno economico per il territorio ben intuibile; proprio nei giorni scorsi, nel corso di una piccola esercitazione nella base militare, un drone americano si è danneggiato vicino la pista di atterraggio e gli aerei civili sono stati costretti ad essere dirottati a Palermo, con grave disagio dei passeggeri. A settembre, chi volerà da Trapani sappia di decollare ed atterrare mentre sopra e sotto le loro teste 25mila uomini si eserciteranno ad invadere ipotetici nemici.
Benvenuti quindi nella ‘libertà’ dell’alleanza atlantica; oggi più che mai vicina a provocare nuove crisi e nuovi problemi alla Sicilia in primis, ma in generale a tutto il contesto internazionale.

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