venerdì 11 maggio 2018

Trump pone fine all’accordo nucleare con l’Iran; quali prospettive?

Con un discorso belluino, Trump esce dell’accordo nucleare con l’Iran, anche mentendovi. Non è una sorpresa. Gli Stati Uniti rispettano gli accordi solo finché gli è di breve vantaggio, basta chiedere ai nativi americani. Non si può mai contare sugli Stati Uniti. Trump reimpone le sanzioni all’Iran perché:
L’accordo nucleare è stato negoziato dall’amministrazione Obama e quindi dev’essere pessimo;
Israele vuole mantenere l’Iran come babau;
Sionisti e destra degli Stati Uniti vogliono attaccare l’Iran;
Trump ha bisogno dell’Iran come nemico degli Stati del Golfo per vendergli armi statunitensi.
Tre Paesi europei, Gran Bretagna, Francia e Germania, erano abbastanza ingenui da pensare di poterlo evitare. L’EU3 offriva agli Stati Uniti ulteriori sanzioni all’Iran per altre scuse, missili balistici e presenza iraniana in Siria. Ero disgustato quando lessi del piano. Era ovvio sin dall’inizio che avrebbe solo screditato tali Paesi, fallendo. Fortunatamente Italia e alcuni Paesi dell’Europa orientale ridussero tali sforzi europei. Non erano disposti a sacrificarvi credibilità. L’accordo nucleare è stato firmato e va seguito da tutti, sottolineando che non c’era alcuna garanzia che qualsiasi altro sforzo europeo cambiasse il punto di vista di Trump. Nelle ultime settimane vi furono dei tentativi dell’EU3 d’influenzare Trump, invano: “Pompeo organizzava una teleconferenza con le controparti europee. Fonti informate mi hanno detto che Pompeo ringraziava l’EU3 per gli sforzi compiuti da gennaio per trovare una formula che convincesse Trump a non ritirarsi dall’accordo nucleare, ma chiariva che il Presidente vuole prendere un direzione diversa… Dopo la dichiarazione di Trump, le potenze europee vogliono rilasciare una dichiarazione congiunta che chiarirà che rispetteranno l’accordo tentando d’impedirne il collasso”.
Le sanzioni che Trump reintrodurrà non solo limiteranno i rapporti degli Stati Uniti con l’Iran, ma penalizzeranno anche altri Paesi. Ciò comporterà una serie di misure protettive, dato che almeno alcuni Paesi limiteranno l’esposizione alle sanzioni statunitensi persino introducendo contromisure: “Lavoriamo su piani per proteggere gli interessi delle aziende europee“, dichiarava a Bruxelles Maja Kocijancic, portavoce dell’UE per gli affari esteri. L’Iran aderirà all’accordo sul nucleare se l’UE lo difenderà efficacemente e non ostacolerà i rapporti con le compagnie europee. Se l’UE non lo farà, l’accordo nucleare sarà nullo. L’Iran ne uscirà e il governo neoliberista di Rouhani che l’ha accettato cadrà e i conservatori torneranno a difendere la sovranità dell’Iran a tutti i costi. Gli Stati Uniti sembrano credere di poter tornare alla stessa posizione che aveva Obama prima dell’accordo nucleare. L’Iran era sotto sanzioni delle Nazioni Unite e tutti i Paesi, anche Cina e Russia, le sostenevano. L’economia iraniana era in crisi e doveva negoziare una via d’uscita. Tale situazione non si ripeterà. La credibilità degli Stati Uniti è seriamente danneggiata. Il suo soft power è finito, e il suo hard power si è dimostrato inefficace in Afghanistan, Iraq e Siria. Cina e Russia stringono accordi enormi con l’Iran e ne sono i protettori. Se non hanno un’ideologia comune, i tre s’oppongono al mondo globalizzato dettato da sole regole “occidentali”. Hanno potenza economica, popolazione e risorse per farlo. Stati Uniti ed Europa non lo capiscono. L’Iran ha non solo nuovi alleati ma avanza in Medio Oriente per la stupidità di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita. Le guerre a Iraq, Siria, Libano e Yemen ne hanno rafforzato la posizione, pur tenendosi sostanzialmente fuori. Le elezioni in Libano sono andate bene per la “resistenza”. In Libano, Hezbollah non può più essere sfidato. Le prossime elezioni in Iraq si tradurranno in un altro governo amico dell’Iran. L’Esercito arabo siriano vince la guerra condotta contro il Paese. La posizione degli Stati Uniti in Afghanistan è senza speranza. L’Arabia Saudita lotta contro gli Emirati Arabi Uniti nella guerra allo Yemen. La cacciata dal GCC del Qatar permane. Se Israele vuole mantenere l’Iran da uomo nero per distogliere l’attenzione dal genocidio dei palestinesi, non vuole la guerra. Hezbollah in Libano ha abbastanza missili per rendere insostenibile la vita in Israele. Una guerra all’Iran potrebbe facilmente finire con Tel Aviv in fiamme. Ci sono alcuni nell’amministrazione Trump che vorrebbero dichiarare guerra all’Iran. Anche l’amministrazione Bush aveva piani simili. Ma qualsiasi manovra contro l’Iran era finita male per Stati Uniti ed alleati. I Paesi del Golfo erano estremamente vulnerabili. La loro produzione petrolifera sarebbe stata chiusa in pochi giorni. La situazione non è cambiata. Gli Stati Uniti sono ora in una posizione strategica peggiore di quella dopo l’invasione dell’Iraq. Fintantoché ci saranno persone serie al Pentagono, la Casa Bianca sarà esortata a non compiere un simile tentativo. Il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare è un grave errore. Il segretario alla Difesa Mattis era contrario. Trump farà un errore ancora peggiore nonostante l’opinione dei consiglieri militari? Andrà in guerra con l’Iran?L’Europa non può salvare l’accordo nucleare iraniano

Muhamad Ali Jafari, comandante in capo dell’IRGC, dichiarava che l’accordo nucleare iraniano finirà, ritenendo che le parti europee non prenderenno le distanze dagli Stati Uniti sostenendo l’Iran. Il Generale Jafari dichiarava di essere contento che gli Stati Uniti abbiano abbandonato l’accordo, poiché era già stato violato da Washington e l’Iran non ne traeva benefici. “Era chiaro che gli statunitensi sono inaffidabili e l’uscita degli Stati Uniti dimostra ancora una volta che di Washington non ci si può fidare”, dichiarava. Il comandante dell’IRGC affermava che l’uscita degli Stati Uniti dal patto nucleare non produrrà effetti marcati sugli interessi nazionali dell’Iran. Jafari affermava che l’Iran ha compiuto enormi progressi quando fu sottoposto a pesanti sanzioni e può ulteriormente svilupparsi utilizzando la vaste capacità interne. Il comandante aveva detto che l’uscita degli Stati Uniti dimostra che il programma nucleare iraniano era solo un pretesto per fare pressioni sull’Iran, e che la vera preoccupazione degli USA è la potenza militare e l’influenza regionale dell’Iran.

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