Secondo persone informate sui fatti, quest’anno la Germania starebbe
attuando un tentativo, all’interno dell’organo di vigilanza della BCE,
per un’azione finalizzata a gestire circa mille miliardi di crediti
deteriorati presenti sui libri contabili delle banche.
Un gruppo di paesi del nord Europa, all’interno del pannello di vigilanza della BCE, vuole imporre limiti temporali stringenti per la riclassificazione a bilancio dei debiti tossici, in analogia a quanto la banca centrale ha fatto per i debiti deteriorati futuri. Così riferiscono persone informate sui fatti, che chiedono di non essere identificate. Lo scorso mese la BCE ha lasciato trascorrere una scadenza per posporre queste misure, dicendo che le banche avrebbero potuto trovarsi di fronte a linee guida più dure se avessero puntato i piedi.
“Le linee guida della BCE per i nuovi crediti deteriorati hanno creato una grossa controversia nel mercato e un intenso dibattito sull’eventualità di imporre requisiti più stringenti di capitalizzazione per alcune banche” ha detto Pablo Manzano, un assistente vice-presidente presso la società di rating DBRS, specializzato nelle banche europee. Dopo la discussione “sembrava che stessero rinunciando a esprimere linee guida per i vecchi prestiti”.
La BCE ha dovuto affrontare una pioggia di critiche da parte delle banche e dei politici italiani lo scorso anno, quando ha messo sul tavolo la proposta di scadenze previsionali per i futuri crediti deteriorati. Il supervisore ha tenuto duro e ha emesso la linea guida lo scorso mese. Alle banche vengono dati due anni per coprirsi completamente contro le potenziali perdite su prestiti deteriorati non garantiti, e sette anni per quelli garantiti.
Il piano d’azione
La Germania e i suoi alleati vogliono che scadenze simili siano imposte anche sulle montagne di crediti deteriorati già esistenti, in aggiunta alle altre misure già messe in atto dalla BCE, secondo le fonti. Dovranno affrontare uno scontro con paesi come l’Italia e il Portogallo, i cui istituti di credito sono pieni di crediti tossici.
Un portavoce della BCE ha scelto di non commentare.
L’Unione Europea ha lanciato un assalto su tutta la linea ai crediti deteriorati, che vengono additati come causa di scarsa disponibilità di credito e di scarsa crescita economica. Daniele Nouy, capo del pannello di supervisione della BCE, lo scorso mese ha dichiarato che i livelli di crediti deteriorati restano decisamente troppo alti in alcuni paesi. Il problema è particolarmente acuto in Grecia, dove il 46,7 percento dei prestiti sono tossici; il Portogallo si attesta al 17,8% e l’Italia al 12,3%. Le banche italiane hanno in portafoglio 221 miliardi di euro di crediti deteriorati, il volume più alto d’Europa.
L’abisso tra Nord e Sud
Gli istituti di credito dell’eurozona hanno fatto progressi nel ridurre i crediti deteriorati, che ammontavano a 793 miliardi di euro a settembre, in calo rispetto ai 955 miliardi dell’anno precedente. Tuttavia la diminuzione non sarebbe abbastanza rapida a detta del cartello capeggiato dalla Germania all’interno del sistema di sorveglianza della BCE.
“In alcuni paesi i successi sono finora esigui, e la percentuale di crediti a rischio di default è ancora molto alta” ha dichiarato in un discorso di giovedì scorso Andreas Dombret, membro del comitato esecutivo della Bundesbank.
Anche se c’è un abisso tra le posizioni del Nord e del Sud su questa questione, sarebbe insoddisfacente se non si arrivasse a definire delle scadenze entro quest’anno, ha dichiarato una delle fonti. E anche se i supervisori possono intraprendere azioni sulle singole banche, la definizione di linee guida pubbliche sarebbe preferibile, ha aggiunto.
Nouy ha dichiarato che i supervisori sono già in disaccordo su quale effetto avranno sulle banche le linee guida del mese scorso sui nuovi crediti deteriorati. Nouy ha detto ai legislatori UE che la banca centrale condurrà uno studio approfondito nel caso in cui decida di applicare linee guida simili anche ai vecchi crediti deteriorati.
Un gruppo di paesi del nord Europa, all’interno del pannello di vigilanza della BCE, vuole imporre limiti temporali stringenti per la riclassificazione a bilancio dei debiti tossici, in analogia a quanto la banca centrale ha fatto per i debiti deteriorati futuri. Così riferiscono persone informate sui fatti, che chiedono di non essere identificate. Lo scorso mese la BCE ha lasciato trascorrere una scadenza per posporre queste misure, dicendo che le banche avrebbero potuto trovarsi di fronte a linee guida più dure se avessero puntato i piedi.
“Le linee guida della BCE per i nuovi crediti deteriorati hanno creato una grossa controversia nel mercato e un intenso dibattito sull’eventualità di imporre requisiti più stringenti di capitalizzazione per alcune banche” ha detto Pablo Manzano, un assistente vice-presidente presso la società di rating DBRS, specializzato nelle banche europee. Dopo la discussione “sembrava che stessero rinunciando a esprimere linee guida per i vecchi prestiti”.
La BCE ha dovuto affrontare una pioggia di critiche da parte delle banche e dei politici italiani lo scorso anno, quando ha messo sul tavolo la proposta di scadenze previsionali per i futuri crediti deteriorati. Il supervisore ha tenuto duro e ha emesso la linea guida lo scorso mese. Alle banche vengono dati due anni per coprirsi completamente contro le potenziali perdite su prestiti deteriorati non garantiti, e sette anni per quelli garantiti.
Il piano d’azione
La Germania e i suoi alleati vogliono che scadenze simili siano imposte anche sulle montagne di crediti deteriorati già esistenti, in aggiunta alle altre misure già messe in atto dalla BCE, secondo le fonti. Dovranno affrontare uno scontro con paesi come l’Italia e il Portogallo, i cui istituti di credito sono pieni di crediti tossici.
Un portavoce della BCE ha scelto di non commentare.
L’Unione Europea ha lanciato un assalto su tutta la linea ai crediti deteriorati, che vengono additati come causa di scarsa disponibilità di credito e di scarsa crescita economica. Daniele Nouy, capo del pannello di supervisione della BCE, lo scorso mese ha dichiarato che i livelli di crediti deteriorati restano decisamente troppo alti in alcuni paesi. Il problema è particolarmente acuto in Grecia, dove il 46,7 percento dei prestiti sono tossici; il Portogallo si attesta al 17,8% e l’Italia al 12,3%. Le banche italiane hanno in portafoglio 221 miliardi di euro di crediti deteriorati, il volume più alto d’Europa.
L’abisso tra Nord e Sud
Gli istituti di credito dell’eurozona hanno fatto progressi nel ridurre i crediti deteriorati, che ammontavano a 793 miliardi di euro a settembre, in calo rispetto ai 955 miliardi dell’anno precedente. Tuttavia la diminuzione non sarebbe abbastanza rapida a detta del cartello capeggiato dalla Germania all’interno del sistema di sorveglianza della BCE.
“In alcuni paesi i successi sono finora esigui, e la percentuale di crediti a rischio di default è ancora molto alta” ha dichiarato in un discorso di giovedì scorso Andreas Dombret, membro del comitato esecutivo della Bundesbank.
Anche se c’è un abisso tra le posizioni del Nord e del Sud su questa questione, sarebbe insoddisfacente se non si arrivasse a definire delle scadenze entro quest’anno, ha dichiarato una delle fonti. E anche se i supervisori possono intraprendere azioni sulle singole banche, la definizione di linee guida pubbliche sarebbe preferibile, ha aggiunto.
Nouy ha dichiarato che i supervisori sono già in disaccordo su quale effetto avranno sulle banche le linee guida del mese scorso sui nuovi crediti deteriorati. Nouy ha detto ai legislatori UE che la banca centrale condurrà uno studio approfondito nel caso in cui decida di applicare linee guida simili anche ai vecchi crediti deteriorati.
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