Occorre un “dibattito”, dice Matteo Renzi, per discutere meglio e
al massimo livello la questione delle sanzioni europee alla Russia. In
realtà occorebbe discutere sugli effetti delle contro-sanzioni di una
potenza che ha fatto sentire la sua risposta a testa alta. Ma a noi è
bastata l’affermazione del Primo Ministro italiano per rimanere stupiti
di fronte un tale dietrofront politico dell’Italia. E’ vero, da tempo
Renzi sembrava bisbigliare qualche parolina contraria alle sanzioni-
forse su pressione delle stesse imprese italiane quasi al collasso- ma
nulla che potesse fare anche solo lontanamente pensare ad una tale presa
di posizione a favore del Cremlino e dell’”amico di Berlusconi”. Già,
l’amico di Berlusconi, come per anni è stato definito da una certa
sinistra italiana, il presidente Putin (oggi, incredibilmente rivalutato
anche in Italia).
Una scelta di politica estera che potrebbe- l’uso del condizionale rimane d’obbligo- aprire le porte alla Federazione Russa per voltare gradualmente le spalle ad una influenza, quella statunitense, che però sarà molto difficile da sradicare sia a livello politico che militare e culturale- volontà politica permettendo. Quella di Renzi sembrerebbe, a prima lettura, una mossa dettata dalla spinta di quel tessuto imprenditoriale italiano che, dalle sanzioni alla Russia (e quindi dalle contro-sanzioni), avrebbe ricavato solo disagi e danni per miliardi di euro. L’export infatti, soprattutto in campo agroalimentare, era già crollato nel 2014 di più del 54% dello scorso anno, arrivando ad una perdita totale dall’inizio del 2015 di quasi 2 miliardi di euro- come denunciato più volte da Coldiretti. Per non parlare poi del blocco di esportazione di vino italiano, molto gradito dai Russi, che ha sferrato un colpo grosso alla produzione nostrana, incentivando anche il proliferare di vini contraffatti all’estero.
Opporsi alle sanzioni europee alla Russia potrebbe significare per Renzi acquisire una maggiore forza all’interno dei meccanismi decisionali dell’Ue- e quindi nei confronti di Paesi come Francia e Germania- e, nel frattempo, suscitare un possibile eco di ritorno da parte di un Paese chiaramente ormai protagonista assoluto dello scacchiere internazionale. Gli Stati Uniti? No, la Russia di Vladimir Putin. Quella Russia contro cui per anni si è puntato il dito per via dei diritti civili ma verso cui adesso- che Obama e le politiche estere di stampo occidentale in Medio Oriente sembrano aver fallito- guardiamo in un’altra prospettiva. Sarebbe un’enorme passo avanti, per l’Italia, capire che dietro l’ombra degli Usa ci aspetta solo la morte. Una morte lenta e latente. Significherebbe continuare- come da settant’anni ad oggi è stato, con qualche eccezione incarnata da uomini come Craxi- a rappresentare una passiva ed insignificante pedina nel ‘gioco’ delle ‘guerre umanitarie’ che di umanitario nulla hanno, o dei processi di destabilizzazione di Paesi legittimi e sovrani come la Siria di Bashar-Al Assad.
Ma la veridicità della mossa di Renzi potrebbe, in realtà, essere confutata da una possibile prova del nove: come si esprimerà il Governo nei confronti del TTIP? Il trattato transatlantico stipulato tra Usa ed Europa per la completa liberalizzazione dei commerci tra i due continenti, cui l’Italia sembra già aver offerto il suo benestare. Bloccare le sanzioni alla Russia è dunque un superlativo relativo; opporsi al TIIP potrebbe invece rappresentare un superlativo assoluto. E per questo forse troppo utopistico da realizzare.
Una scelta di politica estera che potrebbe- l’uso del condizionale rimane d’obbligo- aprire le porte alla Federazione Russa per voltare gradualmente le spalle ad una influenza, quella statunitense, che però sarà molto difficile da sradicare sia a livello politico che militare e culturale- volontà politica permettendo. Quella di Renzi sembrerebbe, a prima lettura, una mossa dettata dalla spinta di quel tessuto imprenditoriale italiano che, dalle sanzioni alla Russia (e quindi dalle contro-sanzioni), avrebbe ricavato solo disagi e danni per miliardi di euro. L’export infatti, soprattutto in campo agroalimentare, era già crollato nel 2014 di più del 54% dello scorso anno, arrivando ad una perdita totale dall’inizio del 2015 di quasi 2 miliardi di euro- come denunciato più volte da Coldiretti. Per non parlare poi del blocco di esportazione di vino italiano, molto gradito dai Russi, che ha sferrato un colpo grosso alla produzione nostrana, incentivando anche il proliferare di vini contraffatti all’estero.
Opporsi alle sanzioni europee alla Russia potrebbe significare per Renzi acquisire una maggiore forza all’interno dei meccanismi decisionali dell’Ue- e quindi nei confronti di Paesi come Francia e Germania- e, nel frattempo, suscitare un possibile eco di ritorno da parte di un Paese chiaramente ormai protagonista assoluto dello scacchiere internazionale. Gli Stati Uniti? No, la Russia di Vladimir Putin. Quella Russia contro cui per anni si è puntato il dito per via dei diritti civili ma verso cui adesso- che Obama e le politiche estere di stampo occidentale in Medio Oriente sembrano aver fallito- guardiamo in un’altra prospettiva. Sarebbe un’enorme passo avanti, per l’Italia, capire che dietro l’ombra degli Usa ci aspetta solo la morte. Una morte lenta e latente. Significherebbe continuare- come da settant’anni ad oggi è stato, con qualche eccezione incarnata da uomini come Craxi- a rappresentare una passiva ed insignificante pedina nel ‘gioco’ delle ‘guerre umanitarie’ che di umanitario nulla hanno, o dei processi di destabilizzazione di Paesi legittimi e sovrani come la Siria di Bashar-Al Assad.
Ma la veridicità della mossa di Renzi potrebbe, in realtà, essere confutata da una possibile prova del nove: come si esprimerà il Governo nei confronti del TTIP? Il trattato transatlantico stipulato tra Usa ed Europa per la completa liberalizzazione dei commerci tra i due continenti, cui l’Italia sembra già aver offerto il suo benestare. Bloccare le sanzioni alla Russia è dunque un superlativo relativo; opporsi al TIIP potrebbe invece rappresentare un superlativo assoluto. E per questo forse troppo utopistico da realizzare.
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