venerdì 11 dicembre 2015

Erdogan cerca lo scontro con la Russia

Non c’è alcun dubbio che un personaggio come Recepit Erdogan, presidente della Turchia, sia afflitto da turbe psicotiche come megalomania, egocentrismo, ossessioni maniacali e paranoia, come rivelato anche da alcuni suoi ex collaboratori. L’aspetto inspiegabile di questa situazione è quello che i suoi più stretti alleati ocidentali, in particolare gli USA e la Germania, invece di calmarlo e consigliargli un periodo terapeutico, ne assecondano le ossessioni o peggio (nel caso della Merkel) si prestano a sottostare ai suoi ricatti.
La Turchia, che si era faticosamente incamminata nel percorso delle riforme e della crescita economica, come paese emergente, non meritava un presidente come questo psicopatico di Erdogan che rischia di portare il paese al disastro.
Le ultime mosse del neo sultano rivelano alcuni degli aspetti patologici del personaggio: 1) colpisce duramente il partito curdo della resistenza (PKK) con incursioni militari, creando i presupposti per una possibile guerra civile con la minoranza curda, 2) persegue il disegno di occupare una parte della Siria e per questo da molto tempo ha fornito ogni tipo di sostegno ai gruppi terroristi jihadisti che operano in Siria per rovesciare il governo di Al-Assad,3) sottopone l’Unione Europea al ricatto di inviare due milioni di profughi in Europa se non vengono accolte le sue proposte fra le quali A-l’ingresso nella UE, B-un finanziamento straordinario, C-l’autorizzazione della UE e della NATO ad annettersi la Siria settentrionale per imprecisati “motivi di sicurezza”.
Nelle ultime settimane, probabilmente spinto da alcuni elementi neo cons dell’Amministrazione USA, ha teso un agguato agli aerei russi in volo a cavallo del confine siriano ed ha ordinato di abbattere un aereo Su-24 dell’aviazione russa, innescando una fortissima crisi nei rapporti con la Russia. Non contento invia un contingente dell’esercito turco, con carri armati e reparti di artiglieria, ad invadere una striscia di territorio iracheno sulla base del pretesto di dover addestrare forze antiterrorismo, suscitando una reazione del governo iracheno che minaccia ritorsioni militari. Per ritorsione contro la Russia (che ha emesso sanzioni contro la Turchia) fa bloccare alcune navi russe nel Mar Nero con pretesti vari. A queste avventate azioni eseguite all’estero, si aggiungono le azioni repressive fatte all’interno come quelle di far chiudere le radio dell’opposizione e di far arrestare i giornalisti che hanno rivelato le forniture mascherate di armi fatte dall’Esercito e dai servzi di intelligence turchi ai terroristi in Siria. L’elenco delle provocazioni e delle azioni fatte da Erdogan è lunghissimo e non finisce qui.
I traffici della Turchia con il petrolio dell’ISIS (con implicata la stessa famiglia di Erdogan) vengono svelati con prove inoppugnabili dai russi che proiettano filmati e foto delle lunghe file di camion cisterna, con il petrolio rubato a Iraq e Siria, in attesa di imbarcarsi verso il porto turco. Una sicura fonte di finanziamento dello Stato Islamico che passa attraverso la Turchia.
Vedi: «Erdogan compra petrolio da Isis» Mosca mostra prove ‘inconfutabili
Erdogan prova a negare l’evidenza e proclama di essere pronto a dimettersi se emergeranno prove, sbaglia in quanto le prove ci sono già e sono inconfutabili. Il turco prova a rilanciare accuse alla Russia ma non dispone di alcubna credibilità. Ci sono poi altre cose di cui Erdogan viene chiamato a rispondere: l’invio massiccio di armi ai terroristi che operano in Siria ed in Iraq, tutte passate attravero il territorio turco, impossibile pensare che non vi sia la complicità di Erdogan e della NATO di cui la Turchia è membro e socio dell’alleanza.
D’altra parte sarebbe sufficiente dare una occhiata alla carta geografica della regione per capire che soltanto dalla Turchia possono passare tutte le spedizioni di armi ed equipaggiamenti verso i gruppi terroristi ed infatti dal confine turco c’è stato in questi anni di conflitto un traffico incessante di armi e di miliziani jihadisti diretti in Siria. Parte di queste armi ed automezzi, sequestrati dall’ISIS all’esercito regolare iracheno sono perfino custoditi nelle rimesse in Turchia in attesa di essere impiegati. La Turchia costituisce di fatto il retroterra dei vari gruppi jihadisti che operano in Siria ed in Iraq.
Come se non bastase esistono circonstanziate accuse cntro la Turchia da parte della Siria per il fatto che il governo Erdogan, all’inizio della crisi, aveva fatto smontare e sottratto nella zona di Aleppo attrezzature di stabilimenti industriali come una fabbrica per l’assemblaggio di auto ed altri macchinari di vali stabilimenti presenti in Siria di cui i militari turchi hanno prima imballato e poi sottratto le attrezzature, una forma di saccheggio sistematico e di sciacallaggio approfittando del conflitto in cui si trovava immerso il paese.
In sintesi la Turchia costituisce quello che si può definire uno “Stato canaglia” che appoggia il terrorismo, aggredisce i suoi vicini, alimenta il contrabbando di petrolio e reperti archeologici rubati, esegue provocazioni militari unilaterali. Molto peggio di quanto si imputa alla Corea del Nord ma con la differenza che si tratta di un alleato degli USA e della NATO, in procinto di essere ammesso nell’Unione Europea.
Il piano di Erdogan che non si sa di quanto goda dell’appoggio USA, è quello di restaurare a spese dei suoi vicini (Siria ed Iraq) una forma di neo impero ottomano, rovesciare i governi di Siria ed Iraq, contrastare l’ascesa dell’Iran come potenza regionale e proiettare la potenza turca fra i paesi più influenti grazie agli appoggi di cui dispone (NATO e USA). Probabile quindi che l’Amministrazione USA abbia affidato un preciso ruolo ad Erdogan che potrebbe essere quello di fare da agente provocatore sulla situazione del Medio Oriente in modo da vanificare l’azione russa, provocarne una reazione militare che consentirebbe alla NATO di intervenire sulla base della difesa mutua (art. 5 delle trattato) di un membro “aggredito”, la Turchia. In pratica il ruolo del “cane pazzo” che attacca, morde e provoca una reazione a catena.
Al momento Putin non è caduto nella trappola ed ha risposto in modo difforme (con sanzioni economiche) da come si poteva aspettare Erdogan ed i suoi patrocinatori USA ma la scintilla può scoppiare in qualsiasi momento e si è visto che Erdogan non si fa scrupoli di attaccare per primo per determinare la reazione russa. Potrebbe però il turco aver sbagliato i suoi calcoli e non essersi ricordato dell’esperienza storica che, alla Turchia, non ha mai portato bene provocare la Russia.

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