Vietare la lettura dei libri, mettendone una lista all'indice. E' il
vecchio sogno ricorrente dei reazionari di ogni epoca, dai parabolani
di Alessandria all'Inquisizione, fino ai roghi hitleriani. Applaudono
con convinzione, in genere, gli spostati che non trovano nulla da
eccepire sulla libera diffusione del Mein Kampf o dei Protocolli dei
savi di Sion.
La lista del neo sindaco di Venezia - imprenditore "renziano" eletto dalla Lega e dalla destra - è leggermente più penosa di altre che l'hanno preceduta; roba da commedia, insomma, più che da tragedia. Qui l'intenzione è infatti di impedire che una serie di favole per bambini arrivino ai destinatari. Ben 49 libri sono stati considerati - da qualche oscuro funzionario con seri problemi culturali - "pericolosi" per l'integrità psicofisica degli under qualche anno. Capolavori del genere, come "Piccolo blu e piccolo giallo" di Leo Lionni, oppure "Piccolo uovo" di Altan; ma anche testi sull'adozione, su genitori in seconde nozze, o sul bullismo a scuola (come "Il segreto di Lu").
Difficile rintracciare un filo logico razionale, facile scovare l'integralista sotto il moralizzatore. L'intenzione dichiarata è quella di contrastare la diffusione della cosiddetta "cultura gender", qualunque cosa possa significare questa espressione nella testa degli stilatori di liste proibite. In teoria, comunque, vorrebbero contrastare la "diffusione dell'omosessualità" (come se fosse un "virus culturale"). Ma visto che 'erano, hanno infilato dentro anche altri temi (adozione, secondo matrimonio, antibullismo, ecc).
Così facendo è venuta fuori la costellazione ideologica - decisamente catto-fascista, in patente contrapposizione persino con i discorsi del papa attuale - che sovrintende a questa lista. Concretizzata nella circolare a scuole materne ed elementari di eliminare dalle biblioteche quei 49 "testi del demonio".
Scattano le polemiche, come si dice in questi casi, e il neosindaco si spaventa, ma non fa marcia indietro. Fa sapere infatti che medita di "smagrire" la lista, non di farla ingoiare a chi l'ha stilata.
Decisa e costante la reazione di genitori, insegnanti, editori, che hanno dato vita a petizioni (indirizzate al pessimo ministro Giannini, che pensa solo ad aziendalizzare la scuola), iniziative pubbliche di lettura dei libri proibiti, trasformando così la lista in "consigli alla lettura".
Tutte cose molto giuste e anche molto spiritose, divertenti, liberatorie, da appoggiare totalmente.
Basta ricordarsi sempre, però, che quando qualcuno osa stilare una lista di libri da vietiare siamo già oltre le colonne d'Ercole dell'unico scontro "di civiltà" che merita d'essere combattuto. Quello tra chi redige certe liste e chi distrugge i monumenti del passato ci sono solo due differenze: il nome del dio invocato e il passare dalle parole ai fatti. In genere, se si tollerano gli intolleranti, prima o poi si arriva ai fatti. E le liste servono a preparare i roghi.
La lista del neo sindaco di Venezia - imprenditore "renziano" eletto dalla Lega e dalla destra - è leggermente più penosa di altre che l'hanno preceduta; roba da commedia, insomma, più che da tragedia. Qui l'intenzione è infatti di impedire che una serie di favole per bambini arrivino ai destinatari. Ben 49 libri sono stati considerati - da qualche oscuro funzionario con seri problemi culturali - "pericolosi" per l'integrità psicofisica degli under qualche anno. Capolavori del genere, come "Piccolo blu e piccolo giallo" di Leo Lionni, oppure "Piccolo uovo" di Altan; ma anche testi sull'adozione, su genitori in seconde nozze, o sul bullismo a scuola (come "Il segreto di Lu").
Difficile rintracciare un filo logico razionale, facile scovare l'integralista sotto il moralizzatore. L'intenzione dichiarata è quella di contrastare la diffusione della cosiddetta "cultura gender", qualunque cosa possa significare questa espressione nella testa degli stilatori di liste proibite. In teoria, comunque, vorrebbero contrastare la "diffusione dell'omosessualità" (come se fosse un "virus culturale"). Ma visto che 'erano, hanno infilato dentro anche altri temi (adozione, secondo matrimonio, antibullismo, ecc).
Così facendo è venuta fuori la costellazione ideologica - decisamente catto-fascista, in patente contrapposizione persino con i discorsi del papa attuale - che sovrintende a questa lista. Concretizzata nella circolare a scuole materne ed elementari di eliminare dalle biblioteche quei 49 "testi del demonio".
Scattano le polemiche, come si dice in questi casi, e il neosindaco si spaventa, ma non fa marcia indietro. Fa sapere infatti che medita di "smagrire" la lista, non di farla ingoiare a chi l'ha stilata.
Decisa e costante la reazione di genitori, insegnanti, editori, che hanno dato vita a petizioni (indirizzate al pessimo ministro Giannini, che pensa solo ad aziendalizzare la scuola), iniziative pubbliche di lettura dei libri proibiti, trasformando così la lista in "consigli alla lettura".
Tutte cose molto giuste e anche molto spiritose, divertenti, liberatorie, da appoggiare totalmente.
Basta ricordarsi sempre, però, che quando qualcuno osa stilare una lista di libri da vietiare siamo già oltre le colonne d'Ercole dell'unico scontro "di civiltà" che merita d'essere combattuto. Quello tra chi redige certe liste e chi distrugge i monumenti del passato ci sono solo due differenze: il nome del dio invocato e il passare dalle parole ai fatti. In genere, se si tollerano gli intolleranti, prima o poi si arriva ai fatti. E le liste servono a preparare i roghi.
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