martedì 7 luglio 2015

Le contromisure della Troika e la connivenza italiana

E’ giunto il day after e dall’altra parte delle coste italiane, nessun greco ha ancora parlato di uscire dall’Euro, anzi Tsipras ha parlato di una riapertura delle trattative dando ragione a chi sosteneva che il giovane premier greco abbia voluto bluffare fin dall’inizio e usare l’esito del referendum come una minaccia all’Europa. Il giovane astro della snistra europea, per ora, è riuscito nel poco ambito intento di far imbestialire la Merkel che ha già dichiarato: “Tsipras vuole il muro contro muro”. Siamo proprio sicuri che l’astutissima Angela si lascerà stringere negli angoli del ring da uno sbarbatello greco? La risposta non può essere che un NO – OXI – deciso, anzi, a ben vedere la gentile signora teutonica aveva già imposto ai banchieri europei alcune precauzioni: stiamo parlando delle direttive europee sul “prelievo forzoso”.
La Camera dei Deputati ha già recepito le direttive UE approvando di fatto il bail in, ennesimo termine inglese sconosciuto ai più che gli italiani impareranno a conoscere molto bene, grazie ai voti della maggioranza. La nuova legge di delegazione europea prevede che, nel caso in cui alcune banche dovessero fallire, il governo potrà valutare “L’opportunità di stabilire modalità applicative del “bail in” coerenti con la forma societaria cooperativa”. Cosa vuol dire? Usando parole comprensibili si può dire che il governò potrà decidere di salvare una banca in grande difficoltà – com’era successo alla Montepaschi – andando a prelevare il famoso sei per mille dai conti correnti dei clienti della stessa banca. Questo nuovo sistema cambia l’ottica del salvataggio delle banche: fino ad oggi era previsto l’intervento dello Stato, che spesso richiedeva l’aiuto di banche più grosse, e a tirare fuori il grano per degli errori finanziari erano tutti i cittadini; dal 2016 si utilizzerà il metodo del salvataggio interno poiché non sarà più lo Stato a dover pagare, ma saranno per primi gli azionisti, a seguire gli obbligazionisti, i crediti non garantiti e, infine, i correntisti / depositanti aventi più di cento mila € sul conto corrente.
Agli italiani, insomma, verrebbero nuovamente proposti metodi ben poco democratici al solo fine di scansare una grave crisi finanziaria che potrebbe essere causata dal fallimento di un istituto creditizio. Unico precedente della storia tricolore è targato 1992 – un anno alquanto ricorrente quando si parla di atti poco democratici – quando il governo Amato impose un prelievo forzoso del 6/1000 sui conti correnti di tutti gli italiani aventi un conto corrente con più di dieci milioni sopra. Altro precedente, ben più grave, è accaduto a Cipro dove la grave crisi ha piegato il paese ed il governo cipriota ha ben deciso di prelevare il 30% sui conti correnti dei cittadini, ben altre cifre, ma il principio è lo stesso. Per evitare una crisi finanziaria, non basata sull’economia reale, causata dall’errore di un brooker impiastro, lo Stato, anziché salvaguardare i cittadini dalle sempre più torbide acque della finanza e della virtual economy, decide di salvare le banche facendo annegare il popolo.
A costo di far rivoltare nella tomba il compianto Saramago, bisognerebbe essere dei grandissimi amanti delle coincidenze per credere che l’Europa abbia emanato queste direttive per puro caso proprio pochi giorni prima del referendum greco, qui Angela ci cova.

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