Vladimir Putin si era recato nei giorni scorsi a Erevan, in Armenia, per
commemorare il genocidio degli armeni per mano dell’Impero Ottomano.
Chiaramente Ankara non ha mai riconosciuto il genocidio del popolo
armeno, e per rappresaglia Erdogan ha annunciato che non parteciperà il 9
maggio alla cerimonia per il 70esimo della vittoria sul nazismo nella
Piazza Rossa.
Il 70esimo della vittoria sul nazismo a parte dell’Urss evidentemente fa venire mal di pancia un pò a tutti. E’ particolarmente di moda infatti utilizzare come pretesto l’acrimonia con la Russia come pretesto per disertare la cerimonia prevista in Piazza Rossa. Il pretesto questa volta è la presenza di Vladimir Putin, bellamente ignorata dai nostri media, a Erevan, in Armenia, dove nei giorni scorsi ha partecipato alla commemorazione del genocidio degli commesso dall’Impero Ottomano e avvenuto tra il 1915 e il 1921 e mai ammesso e riconosciuto dalle autorità turche, che anzi polemizzano violentemente con tutti coloro che fanno un passo in avanti in questa direzione. E’ successo anche a Papa Francesco, e ora anche a Vladimir Putin che ha “ostato” presentarsi a Erevan nel memoriale di Tsitsernakaberd per ricordare il Genocidio del popolo armeno. Si parla di oltre un milione e mezzo di civili uccisi o fatti morire dai Giovani Turchi, ma ancora oggi Ankara si rifiuta nel modo più categorico di fare riconoscimenti in questo senso. Non solo, Erdogan basa gran parte del suo potere proprio sul rilancio della Grande Turchia e sul nazionalismo spinto, e inoltre rappresenta un saldo alleato della Nato, questo nonostante la democrazia nel paese turco sia stata brutalmente messa in discussione nel silenzio assordante dei media internazionali. A fare arrabbiare più del normale Erdogan devono essere state le parole di Putin pronunciate per l’occasione: “Niente può giustificare massacri di massa. Oggi ci raccogliamo a fianco del popolo armeno” . E proprio la Russia si è fatta promotrice di un gran numero di iniziative volte a regolamentare la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, identificato come un atto vietato dal diritto internazionale. Mosca vorrebbe che la perpetrazione del genocidio possa comportare la responsabilità internazionale dello Stato e la responsabilità penale di chi compie atti di genocidio, una posizione pienamente condivisibile ma non dalla Turchia. “La comunità internazionale ha il dovere di fare qualunque cosa per evitare che tali tragici eventi del passato tornino a ripetersi, per far sì che tutti i popoli possano vivere in pace e armonia, senza arrivare a conoscere gli orrori che scaturiscono dal fomentare faide religiose, nazionalismi aggressivi e xenofobia“, ha aggiunto Putin. Ma Putin si sa, per i media occidentali è il “cattivo” per eccellenza, così nessuno ha opportunamente evidenziato la gravità della posizione turca, paese che non riconoscendo il genocidio da lei perpetrata dimostra di non condividere le regole internazionali e soprattutto di non condividere valori considerati comuni per il resto della comunità internazionale. Piaccia o no la Russia ha detto chiaro e tondo di condividere il dolore del popolo armeno e ha promesso oltre duemila eventi di commemorazione del genocidio in tutta la Russia, con celebrazioni che coinvolgeranno oltre ai tre milioni di russi di etnia armena anche persone di altre etnie. Incredibilmente però per l’opinione pubblica occidentale Putin è considerato un “dittatore feroce”, mentre Erdogan un legittimo premier democratico.
Il 70esimo della vittoria sul nazismo a parte dell’Urss evidentemente fa venire mal di pancia un pò a tutti. E’ particolarmente di moda infatti utilizzare come pretesto l’acrimonia con la Russia come pretesto per disertare la cerimonia prevista in Piazza Rossa. Il pretesto questa volta è la presenza di Vladimir Putin, bellamente ignorata dai nostri media, a Erevan, in Armenia, dove nei giorni scorsi ha partecipato alla commemorazione del genocidio degli commesso dall’Impero Ottomano e avvenuto tra il 1915 e il 1921 e mai ammesso e riconosciuto dalle autorità turche, che anzi polemizzano violentemente con tutti coloro che fanno un passo in avanti in questa direzione. E’ successo anche a Papa Francesco, e ora anche a Vladimir Putin che ha “ostato” presentarsi a Erevan nel memoriale di Tsitsernakaberd per ricordare il Genocidio del popolo armeno. Si parla di oltre un milione e mezzo di civili uccisi o fatti morire dai Giovani Turchi, ma ancora oggi Ankara si rifiuta nel modo più categorico di fare riconoscimenti in questo senso. Non solo, Erdogan basa gran parte del suo potere proprio sul rilancio della Grande Turchia e sul nazionalismo spinto, e inoltre rappresenta un saldo alleato della Nato, questo nonostante la democrazia nel paese turco sia stata brutalmente messa in discussione nel silenzio assordante dei media internazionali. A fare arrabbiare più del normale Erdogan devono essere state le parole di Putin pronunciate per l’occasione: “Niente può giustificare massacri di massa. Oggi ci raccogliamo a fianco del popolo armeno” . E proprio la Russia si è fatta promotrice di un gran numero di iniziative volte a regolamentare la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, identificato come un atto vietato dal diritto internazionale. Mosca vorrebbe che la perpetrazione del genocidio possa comportare la responsabilità internazionale dello Stato e la responsabilità penale di chi compie atti di genocidio, una posizione pienamente condivisibile ma non dalla Turchia. “La comunità internazionale ha il dovere di fare qualunque cosa per evitare che tali tragici eventi del passato tornino a ripetersi, per far sì che tutti i popoli possano vivere in pace e armonia, senza arrivare a conoscere gli orrori che scaturiscono dal fomentare faide religiose, nazionalismi aggressivi e xenofobia“, ha aggiunto Putin. Ma Putin si sa, per i media occidentali è il “cattivo” per eccellenza, così nessuno ha opportunamente evidenziato la gravità della posizione turca, paese che non riconoscendo il genocidio da lei perpetrata dimostra di non condividere le regole internazionali e soprattutto di non condividere valori considerati comuni per il resto della comunità internazionale. Piaccia o no la Russia ha detto chiaro e tondo di condividere il dolore del popolo armeno e ha promesso oltre duemila eventi di commemorazione del genocidio in tutta la Russia, con celebrazioni che coinvolgeranno oltre ai tre milioni di russi di etnia armena anche persone di altre etnie. Incredibilmente però per l’opinione pubblica occidentale Putin è considerato un “dittatore feroce”, mentre Erdogan un legittimo premier democratico.
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