domenica 24 maggio 2015

Giannini, la ministra dei «concetti» proibiti su Expo

Gli hac­ker ita­liani sono tre­mendi: sem­bra che nei giorni scorsi abbiano preso il con­trollo non solo del sito dell’Expo ma per­fino di quello del Mini­stero dell’Istruzione, Uni­ver­sità e ricerca. Su entrambi i siti, infatti, com­pare un testo uguale, desti­nato alle scuole, dove si legge che all’interno del sito espo­si­tivo mila­nese «non è con­sen­tito intro­durre qual­siasi tipo di mate­riale stam­pato o scritto, con­te­nente pro­pa­ganda a dot­trine poli­ti­che, ideo­lo­gi­che o reli­giose, asser­zioni o con­cetti diversi da quelli espli­ci­ta­mente auto­riz­zati dalle Auto­rità di Pub­blica Sicurezza».
Dice pro­prio così: «asser­zioni o con­cetti diversi da quelli espli­ci­ta­mente auto­riz­zati dalle Auto­rità di Pub­blica Sicu­rezza», il che impli­che­rebbe che miste­riose Auto­rità di Pub­blica Sicu­rezza pos­sie­dano una lista di «asser­zioni e con­cetti auto­riz­zati» e pas­sino il loro tempo a con­fron­tarla con tutte le innu­me­re­voli asser­zioni che pro­li­fe­rano su Face­book o Twit­ter, per veri­fi­carne la con­gruenza. Baste­rebbe Sal­vini a riem­pire le loro gior­nate lavo­ra­tive, figu­ria­moci se poi si volesse con­trol­lare ciò che viene detto o scritto nelle scuole ita­liane che, com’è noto, con­ten­gono circa un milione di inse­gnanti e parec­chi milioni di studenti.
Que­sta impro­ba­bile paro­dia di uno stato tota­li­ta­rio, dove occorre imba­va­gliare ogni stu­dente che mani­fe­sti un «mor­boso inte­resse per le que­stioni poli­ti­che e sociali» (come reci­tava la moti­va­zione dell’espulsione di Gian­carlo Pajetta da tutte le scuole del Regno, anno 1927) sem­bra però che esi­sta dav­vero e che non sia opera di hac­ker per­ché è stata fatta pro­pria niente meno che da Maria Elena Boschi. Il Mini­stro per le riforme isti­tu­zio­nali, pale­se­mente non ren­den­dosi conto di ciò che diceva, ha soste­nuto alla Camera che «Expo Spa è una società pri­vata» e quindi «ai sensi dell’articolo 1341 del codice civile, chiun­que voglia acce­dere ad Expo deve sot­to­stare al rego­la­mento», com­preso il divieto dei con­cetti non pre­ven­ti­va­mente autorizzati.
Pec­cato che Expo non sia una società pri­vata poi­ché i soci sono tutti pub­blici, come ha rico­no­sciuto espli­ci­ta­mente il Con­si­glio di Stato in una sen­tenza del 4 feb­braio scorso. E pec­cato che in Ita­lia esi­sta ancora un liber­colo (che il ducetto male­du­cato e Maria Elena vor­reb­bero abro­gare ma che per il momento resta ancora in vigore) dove all’art. 21 si spe­ci­fica: «Tutti hanno diritto di mani­fe­stare libe­ra­mente il pro­prio pen­siero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di dif­fu­sione». Si chiama Costi­tu­zione della Repub­blica Italiana.
Il che signi­fica che se i deliri dell’Expo e del Miur, pale­se­mente ispi­rati ai testi di gol­pi­sti cileni o argen­tini sono reali, ci sareb­bero parec­chie per­sone che dovreb­bero pren­dersi una lunga vacanza alle Antille: da Giu­seppe Sala (com­mis­sa­rio del governo e ammi­ni­stra­tore dele­gato di Expo) a Ste­fa­nia Gian­nini (mini­stro dell’Istruzione) fino alla già citata Boschi che ignora non solo la natura giu­ri­dica dell’Expo ma per­fino l’abc del libretto su cui ha giu­rato entrando in carica il 22 feb­braio 2014.

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