Partiamo dai fatti. Come annunciato ieri da Madama Boldrini, gli
uffici di presidenza di Camera e Senato hanno approvato la proposta di
abolire l’assegno vitalizio per i parlamentari condannati in via
definitiva per reati di particolare gravità: reati di mafia, terrorismo e
contro la pubblica amministrazione, con pene superiori ai due anni.
Nell’ultima fattispecie è però escluso l’abuso d’ufficio.
Il vitalizio verrà sospeso agli ex deputati e senatori condannati in via definitiva per più di due anni per i reati che prevedano una pena edittale di 6 almeno anni mentre non sarà sospeso nel caso in cui il parlamentare riceva la riabilitazione.
“Esprimo grande soddisfazione – si pavoneggiava ieri Madama Boldrini – per il voto con cui oggi l’Ufficio di Presidenza della Camera ha deciso lo stop ai vitalizi per gli ex parlamentari condannati in via definitiva per reati gravi. E’ un segnale netto ed inequivocabile di moralizzazione della politica. Non è giusto continuare ad erogare denaro pubblico a quanti, con il loro comportamento, non hanno tenuto fede all’impegno di “disciplina e onore” richiesto dalla Costituzione a chi ricopre cariche pubbliche. Sono queste le risposte che la buona politica deve ai tanti cittadini che esigono correttezza, rigore e onestà dai loro rappresentanti“.
ABOLIZIONE VITALIZI PARLAMENTARI CONDANNATI, LA FARSA
Ma è davvero tutto oro quel che luccica? Noi abbiamo avuto forti sospetti perché quando di mezzo ci sono i parlamentari è sempre vero il contrario di quel che dicono. E allora siamo andati a spulciare tra le pieghe del provvedimento ed è venuto fuori che l’abolizione è tutta una farsa.
I primi a lanciare il segnale d’allarme sono stati i 5 Stelle, che hanno abbandonato l’ufficio di presidenza della Camera: “Questa delibera è solo una farsa, che salva la stragrande maggioranza dei politici condannati, tutti i loro amici di tangentopoli, e colpisce solo una piccola cerchia“, hanno attaccato.
ABOLIZIONE VITALIZI PARLAMENTARI CONDANNATI, CHI VIENE COLPITO
Tra i pochi colpiti ci sono alcuni nomi illustri, che fanno chiaramente da specchietto per le allodole, seppur – detto con grande franchezza – è una goduria sapere che Marcello Dell’Utri (condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa), Cesare Previti (condannato a 6 anni per corruzione in atti giudiziari), Totò Cuffaro (condannato a 7 anni per favoreggiamento alla mafia), Toni Negri (condannato a 12 anni per complicità con le Brigate Rosse), Massimo Abbatangelo (condannato a 6 anni per detenzione di esplosivo) e dulcis in fundo Silvio Berlusconi (condannato 4 anni di reclusione, tre coperti da indulto, per frode fiscale).
Ma qui iniziano a sorgere i primi dubbi: cosa succederà a partire dal 2018 quando Berlusconi potrà fare richiesta per la riabilitazione penale?
Basta leggere il testo della delibera approvata dall’Ufficio di presidenza per capire l’inghippo: “Le norme non si applicano qualora sia intervenuta la riabilitazione”. Questo significa che, se riabilitato, al deputato viene ripristinata l’erogazione dei vitalizi “con decorrenza dalla data dell’istanza di riabilitazione“.
Tempo un paio d’anni e il “povero” Silvio avrà di nuovo il suo vitalizio.
Ma le scappatoie non finiscono qui: le norme contenute nella delibera infatti “non si applicano agli assegni e pensioni di reversibilità spettanti ai familiari superstiti, laddove il deputato cessato il suo mandato sia deceduto in data anteriore all’entrata in vigore” della delibera e le misure “sono adottate dall’Ufficio di presidenza previo accertamento dei relativi presupposti“.
ABOLIZIONE VITALIZI PARLAMENTARI CONDANNATI, CHI SI SALVA
Con questi presupposti anche uno come Marcello de Angelis, condannato a 5 anni per banda armata e associazione sovversiva come elemento di spicco del gruppo neofascista Terza Posizione, riesce a salvarsi perché riabilitato.
Ma sono tanti i nomi illustri di quanti riescono a farla franca grazie a questa delibera “al ribasso”.
L’ex ministro Paolo Cirino Pomicino continuerà a prendere oltre 5.000 euro di vitalizio nonostante la condannato per la maxi tangente Enimont e quindi per finanziamento illecito ai partiti: si salva perchè ha dovuto scontare meno della soglia minima di due anni e perché riabilitato.
Anche Domenico Nania, parlamentare di lungo corso di Alleanza nazionale anche con incarichi di governo, continuerà a percepire quasi 6.000 euro al mese di vitalizio, seppur abbia scontato dieci giorni di carcere e sia stato condannato a 7 mesi per lesioni personali legate ad attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra all’inizio degli anni Settanta.
Sulla stessa scialuppa di salvataggio salta anche Roberto Maroni, condannato a quattro mesi e 20 giorni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale quando impedì ai poliziotti di entrare nella sede della Lega.
Esultano i socialisti, quasi tutti salvi. A partire dall’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, che continuerà a percepire poco più di 4.500 euro al mese nonostante il coinvolgimento nell’inchiesta Enimont, con sentenza definitiva di otto mesi. Stesso discorso per Gianni De Michelis, vitalizio di 5.174,79 euro, condannato a 4 anni in primo grado, poi ridotti con il patteggiamento a un anno e sei mesi, per l’inchiesta sulle tangenti per le autostrada del Veneto, cui si aggiungono i sei mesi per l’affare Enimont: salvo perché sotto la soglia dei due anni.
Persino l’agente Betulla, alias Renato Farina, riesce a sfangarla: l’ex agente dei servizi segreti condannato a sei mesi per favoreggiamento nel sequestro dell’imam egiziano Abu Omar, manterrà il suo vitalizio.
Altro nome eccellente salvo è quello di Giorgio La Malfa, vitalizio da 5.759,87 euro nonostante la condanna a sei mesi per finanziamento illecito ai partiti.
Chiudiamo con il cognato di di Bettino Craxi, l’ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri, condannato a quattro anni e sei mesi per ricettazione e finanziamento illecito ai partiti e un vitalizio da 2.906,11 euro al mese. Si salva perché riabilitato.
Ma sapete qual è la notizia più surreale di tutte e che riduce – per chi ancora nutre dei dubbi – la sceneggiata di ieri ad una farsa totale? Per un’azione del genere, per togliere quindi i vitalizi ai parlamentari condannati servirebbe una legge, non una delibera dell’ufficio di presidenza di Camera e Senato. Ecco perché, molto probabilmente, sarà cassata dalla Corte Costituzionale. Ma intanto il Pd di Renzi potrà sventolarla in campagna elettorale.
Il vitalizio verrà sospeso agli ex deputati e senatori condannati in via definitiva per più di due anni per i reati che prevedano una pena edittale di 6 almeno anni mentre non sarà sospeso nel caso in cui il parlamentare riceva la riabilitazione.
“Esprimo grande soddisfazione – si pavoneggiava ieri Madama Boldrini – per il voto con cui oggi l’Ufficio di Presidenza della Camera ha deciso lo stop ai vitalizi per gli ex parlamentari condannati in via definitiva per reati gravi. E’ un segnale netto ed inequivocabile di moralizzazione della politica. Non è giusto continuare ad erogare denaro pubblico a quanti, con il loro comportamento, non hanno tenuto fede all’impegno di “disciplina e onore” richiesto dalla Costituzione a chi ricopre cariche pubbliche. Sono queste le risposte che la buona politica deve ai tanti cittadini che esigono correttezza, rigore e onestà dai loro rappresentanti“.
ABOLIZIONE VITALIZI PARLAMENTARI CONDANNATI, LA FARSA
Ma è davvero tutto oro quel che luccica? Noi abbiamo avuto forti sospetti perché quando di mezzo ci sono i parlamentari è sempre vero il contrario di quel che dicono. E allora siamo andati a spulciare tra le pieghe del provvedimento ed è venuto fuori che l’abolizione è tutta una farsa.
I primi a lanciare il segnale d’allarme sono stati i 5 Stelle, che hanno abbandonato l’ufficio di presidenza della Camera: “Questa delibera è solo una farsa, che salva la stragrande maggioranza dei politici condannati, tutti i loro amici di tangentopoli, e colpisce solo una piccola cerchia“, hanno attaccato.
ABOLIZIONE VITALIZI PARLAMENTARI CONDANNATI, CHI VIENE COLPITO
Tra i pochi colpiti ci sono alcuni nomi illustri, che fanno chiaramente da specchietto per le allodole, seppur – detto con grande franchezza – è una goduria sapere che Marcello Dell’Utri (condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa), Cesare Previti (condannato a 6 anni per corruzione in atti giudiziari), Totò Cuffaro (condannato a 7 anni per favoreggiamento alla mafia), Toni Negri (condannato a 12 anni per complicità con le Brigate Rosse), Massimo Abbatangelo (condannato a 6 anni per detenzione di esplosivo) e dulcis in fundo Silvio Berlusconi (condannato 4 anni di reclusione, tre coperti da indulto, per frode fiscale).
Ma qui iniziano a sorgere i primi dubbi: cosa succederà a partire dal 2018 quando Berlusconi potrà fare richiesta per la riabilitazione penale?
Basta leggere il testo della delibera approvata dall’Ufficio di presidenza per capire l’inghippo: “Le norme non si applicano qualora sia intervenuta la riabilitazione”. Questo significa che, se riabilitato, al deputato viene ripristinata l’erogazione dei vitalizi “con decorrenza dalla data dell’istanza di riabilitazione“.
Tempo un paio d’anni e il “povero” Silvio avrà di nuovo il suo vitalizio.
Ma le scappatoie non finiscono qui: le norme contenute nella delibera infatti “non si applicano agli assegni e pensioni di reversibilità spettanti ai familiari superstiti, laddove il deputato cessato il suo mandato sia deceduto in data anteriore all’entrata in vigore” della delibera e le misure “sono adottate dall’Ufficio di presidenza previo accertamento dei relativi presupposti“.
ABOLIZIONE VITALIZI PARLAMENTARI CONDANNATI, CHI SI SALVA
Con questi presupposti anche uno come Marcello de Angelis, condannato a 5 anni per banda armata e associazione sovversiva come elemento di spicco del gruppo neofascista Terza Posizione, riesce a salvarsi perché riabilitato.
Ma sono tanti i nomi illustri di quanti riescono a farla franca grazie a questa delibera “al ribasso”.
L’ex ministro Paolo Cirino Pomicino continuerà a prendere oltre 5.000 euro di vitalizio nonostante la condannato per la maxi tangente Enimont e quindi per finanziamento illecito ai partiti: si salva perchè ha dovuto scontare meno della soglia minima di due anni e perché riabilitato.
Anche Domenico Nania, parlamentare di lungo corso di Alleanza nazionale anche con incarichi di governo, continuerà a percepire quasi 6.000 euro al mese di vitalizio, seppur abbia scontato dieci giorni di carcere e sia stato condannato a 7 mesi per lesioni personali legate ad attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra all’inizio degli anni Settanta.
Sulla stessa scialuppa di salvataggio salta anche Roberto Maroni, condannato a quattro mesi e 20 giorni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale quando impedì ai poliziotti di entrare nella sede della Lega.
Esultano i socialisti, quasi tutti salvi. A partire dall’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, che continuerà a percepire poco più di 4.500 euro al mese nonostante il coinvolgimento nell’inchiesta Enimont, con sentenza definitiva di otto mesi. Stesso discorso per Gianni De Michelis, vitalizio di 5.174,79 euro, condannato a 4 anni in primo grado, poi ridotti con il patteggiamento a un anno e sei mesi, per l’inchiesta sulle tangenti per le autostrada del Veneto, cui si aggiungono i sei mesi per l’affare Enimont: salvo perché sotto la soglia dei due anni.
Persino l’agente Betulla, alias Renato Farina, riesce a sfangarla: l’ex agente dei servizi segreti condannato a sei mesi per favoreggiamento nel sequestro dell’imam egiziano Abu Omar, manterrà il suo vitalizio.
Altro nome eccellente salvo è quello di Giorgio La Malfa, vitalizio da 5.759,87 euro nonostante la condanna a sei mesi per finanziamento illecito ai partiti.
Chiudiamo con il cognato di di Bettino Craxi, l’ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri, condannato a quattro anni e sei mesi per ricettazione e finanziamento illecito ai partiti e un vitalizio da 2.906,11 euro al mese. Si salva perché riabilitato.
Ma sapete qual è la notizia più surreale di tutte e che riduce – per chi ancora nutre dei dubbi – la sceneggiata di ieri ad una farsa totale? Per un’azione del genere, per togliere quindi i vitalizi ai parlamentari condannati servirebbe una legge, non una delibera dell’ufficio di presidenza di Camera e Senato. Ecco perché, molto probabilmente, sarà cassata dalla Corte Costituzionale. Ma intanto il Pd di Renzi potrà sventolarla in campagna elettorale.
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