Anche i giornali statunitensi iniziano a rilevare le “stranezze” di questa coalizione militare.
La denominata coalizione comandata dagli Stati Uniti , formatasi per combattere l’ ISIS (Stato Islamico) non ha attaccato intenzionalmente alcuni dei loro principali centri di comando delle bande dei takfiri in Iraq ed in Siria, secondo una informativa pubblicata dal giornale USA The New York Times.
Non abbiamo attaccato i loro centri a Raqqa e tutte le vie di comunicazione tra Siria ed Iraq continuano ad essere intatte ed i camion con i rifornimenti possono circolare liberamente.
I funzionari statunitensi dell’intelligence hanno identificato i sette edifici nella città siriana di Raqqa, ubicata a 550 Kilomentri al nord di Damasco (la capitale), come” sedi principali” dell’ISIS, ha indicato una informativa del giornale USA, pubblicato questo Martedì.
“Non abbiamo attaccato i loro centri di comando a Raqqa, tutte le vie di comunicazione tra Siria ed Iraq continuano ad essere intatte ed i camion con i rifornimenti possono circolare liberamente”, ha aggiunto di seguito il pilota.
Il giornale ha anche segnalato che i terroristi ben armati dell’ISIS sono sfilati la settimana scorsa per le strade di Ramadi, capitale della provincia occidentale irachena di Al-Anbar, senza essere oggetto di alcun attacco da parte delle forze degli Stati Uniti.
Questo chiaro rifiuto di abbattere i terroristi si viene a conoscere nonostante che, d’accordo con la pubblicazione, “gli aerei da guerra statunitensi e quelli dei loro alleati sono equipaggiati con l’arsenale aereo più preciso che si conosca”.
Alcuni alti comandi militari iracheni sostengono che Washington sta permettendo ai terroristi dell’ISIS di muoversi liberamente attraverso il campo di battaglia con troppa frequenza.
“L’alleanza internazionale non sta fornendo un appoggio sufficiente in comparazione con le capacità dell’ISIS sul terreno ad Al-Anbar”, critica Mohamad al-Dulaimi, un ufficiale iracheno nella provincia di Al-Anbar.
“Gli attacchi aerei statunitensi ad Al-Anbar non aiutano le nostre forze di sicurezza perchè queste abbiano la capacità di resistere e di affrontare gli attacchi dell’ISIS”, ha affermato per poi sottolineare: “abbiamo perso gran parte del territorio ad Al-Anbar per causa della inefficacia degli attacchi aerei della coalizione capeggiata dagli Stati Uniti”.
Tuttavia il giornale evidenzia che gli ufficiali americani cercano di giustificare questa inazione dichiarando che sono preoccupati che gli attacchi contro l’ISIS possano causare danni collaterali.
In ogni caso, gli attacchi della coalizione hanno già causato parecchie perdite civili. In accordo con l’Osservarorio Siriano dei Diritti Umani (OSDH), almeno 52 civili siriani, tra loro sette bambini, hanno perso la vita in conseguenza dei bombardamenti della coalizione negli ultimi giorni.
Da Settembre del 2014, Washington, assieme ad alcuni dei suoi alleai regionali, sta realizzando attacchi contro l’ISIS all’interno della Siria senza una autorizzazione da parte di Damasco o delle Nazioni Unite.
Questi attacchi sono iniziati dopo che la coalizione comandata dagli USA aveva iniziato nell’Agosto del 2014 i suoi attacchi al suolo nell’Iraq, con la presunzione di mettere fine all’ISIS.
La denominata coalizione comandata dagli Stati Uniti , formatasi per combattere l’ ISIS (Stato Islamico) non ha attaccato intenzionalmente alcuni dei loro principali centri di comando delle bande dei takfiri in Iraq ed in Siria, secondo una informativa pubblicata dal giornale USA The New York Times.
Non abbiamo attaccato i loro centri a Raqqa e tutte le vie di comunicazione tra Siria ed Iraq continuano ad essere intatte ed i camion con i rifornimenti possono circolare liberamente.
I funzionari statunitensi dell’intelligence hanno identificato i sette edifici nella città siriana di Raqqa, ubicata a 550 Kilomentri al nord di Damasco (la capitale), come” sedi principali” dell’ISIS, ha indicato una informativa del giornale USA, pubblicato questo Martedì.
“Non abbiamo attaccato i loro centri di comando a Raqqa, tutte le vie di comunicazione tra Siria ed Iraq continuano ad essere intatte ed i camion con i rifornimenti possono circolare liberamente”, ha aggiunto di seguito il pilota.
Il giornale ha anche segnalato che i terroristi ben armati dell’ISIS sono sfilati la settimana scorsa per le strade di Ramadi, capitale della provincia occidentale irachena di Al-Anbar, senza essere oggetto di alcun attacco da parte delle forze degli Stati Uniti.
Questo chiaro rifiuto di abbattere i terroristi si viene a conoscere nonostante che, d’accordo con la pubblicazione, “gli aerei da guerra statunitensi e quelli dei loro alleati sono equipaggiati con l’arsenale aereo più preciso che si conosca”.
Alcuni alti comandi militari iracheni sostengono che Washington sta permettendo ai terroristi dell’ISIS di muoversi liberamente attraverso il campo di battaglia con troppa frequenza.
“L’alleanza internazionale non sta fornendo un appoggio sufficiente in comparazione con le capacità dell’ISIS sul terreno ad Al-Anbar”, critica Mohamad al-Dulaimi, un ufficiale iracheno nella provincia di Al-Anbar.
“Gli attacchi aerei statunitensi ad Al-Anbar non aiutano le nostre forze di sicurezza perchè queste abbiano la capacità di resistere e di affrontare gli attacchi dell’ISIS”, ha affermato per poi sottolineare: “abbiamo perso gran parte del territorio ad Al-Anbar per causa della inefficacia degli attacchi aerei della coalizione capeggiata dagli Stati Uniti”.
Tuttavia il giornale evidenzia che gli ufficiali americani cercano di giustificare questa inazione dichiarando che sono preoccupati che gli attacchi contro l’ISIS possano causare danni collaterali.
In ogni caso, gli attacchi della coalizione hanno già causato parecchie perdite civili. In accordo con l’Osservarorio Siriano dei Diritti Umani (OSDH), almeno 52 civili siriani, tra loro sette bambini, hanno perso la vita in conseguenza dei bombardamenti della coalizione negli ultimi giorni.
Da Settembre del 2014, Washington, assieme ad alcuni dei suoi alleai regionali, sta realizzando attacchi contro l’ISIS all’interno della Siria senza una autorizzazione da parte di Damasco o delle Nazioni Unite.
Questi attacchi sono iniziati dopo che la coalizione comandata dagli USA aveva iniziato nell’Agosto del 2014 i suoi attacchi al suolo nell’Iraq, con la presunzione di mettere fine all’ISIS.
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