lunedì 27 aprile 2015

Scandali nel mondo finanziario, due pesi e due misure. Anche così la crisi arricchisce i soliti noti

Sono passati ormai quasi sette anni dallo scoppio della crisi e le speranze che molti allora avevano, in relazione a quanto era emerso sulla scena, che si arrivasse ad una profonda riforma del sistema finanziario, sono andate per la gran parte deluse.
Certo, qualcosa è stato fatto nel frattempo negli Stati Uniti ed in Europa (soprattutto nel primo paese), ma molto di meno di quanto sarebbe stato necessario; nella sostanza, così, la situazione non sembra molto migliorata da allora. Ogni tanto, in relazione a qualche avvenimento che conferma che il quadro non è confortante, qualcuno lancia degli allarmi sull’arrivo più o meno prossimo di una nuova crisi, ma poi tutto rientra nell’ordine.
In questo breve articolo abbiamo raccolto alcune delle notizie apparse di recente sulla stampa più o meno specializzata a proposito dei problemi finanziari che continuano a manifestarsi in misura importante dai due lati dell’Atlantico.
La condanna della Deutsche Bank
Uno degli scandali più gravi e più significativi di cui abbiamo avuto notizia dopo la crisi hanno riguardato la manipolazione del Libor, l’indice di riferimento sulla piazza di Londra, per la maggior parte dei prestiti che vi vengono negoziati e che ammontano attualmente a 350 trilioni di dollari.
Si è scoperto già qualche anno fa che una quindicina di grandi banche internazionali truccavano i dati sulla consistenza di tale indice per guadagnarci ovviamente più denaro. Il caso mostra, tra l’altro, come il sistema finanziario internazionale sia ormai per la gran parte una gigantesca associazione a delinquere tollerata dagli stati e dagli enti di regolazione.
Già sei banche sono state così condannate a pagare delle multe molto elevate in proposito; ora è la volta della Deutsche Bank, obbligata in questi giorni dalle autorità statunitensi e britanniche a versare una penale di ben 2,5 miliardi di dollari, di cui circa 2,3 miliardi a varie autorità degli Stati Uniti, 0,2 miliardi a quelle inglesi. Diversi altri istituti seguiranno nei prossimi mesi.
Gli strali dei regolatori si sono poi anche diretti contro sette funzionari della banca tedesca - nessuno dei quali di alto livello-, di cui è stato chiesto dalle autorità americane il licenziamento.
La riflessione che si può fare in proposito è quella relativa alla poca verosimiglianza della responsabilità di funzionari di rango relativamente poco elevato, mentre i vertici della banca sono stati lasciati in pace. Possibile che essi non sapessero della manipolazione dei tassi?
Ma la notizia appare coerente con il fatto che dallo scoppio del primo scandalo ad oggi (essi sono ormai decine) nessun alto dirigente è stato condannato dalla giustizia americana o da quella inglese, mentre sono stati colpiti o dei cani sciolti, come a suo tempo Henry Madoff, o dei funzionari di basso rango.
Si registra in effetti in questi giorni un altro caso, quello del britannico signor Navinder Singh Sarao, di cui le autorità Usa chiedono ora l’estradizione. Egli avrebbe usato tecniche manipolatorie sui mercati finanziari ed avrebbe in particolare provocato, cosa abbastanza inverosimile, il crollo improvviso della borsa di New York il 6 maggio 2010; ma lo stesso tipo di manovre vengono usate tutti i giorni dalle grandi istituzioni. Perché prendersela solo con un operatore indipendente di non grande rilievo?
Il caso della HSBC
La HSBC è una grande banca britannica ed una delle più grandi del mondo. Anche essa è stata coinvolta in molte inchieste internazionali negli ultimi anni ed è stata chiamata a pagare multe molto salate alle autorità di vigilanza; il suo caso appare ancora più grave complessivamente di quello della Deutsche Bank. La deplorazione del suo comportamento passato è stata unanime. Nessun dirigente dell’istituto è stato peraltro condannato per cattivo comportamento.
Ma ora la banca, alla vigilia delle elezioni britanniche, ha appena annunciato che forse abbandonerà Londra come suo quartier generale, ciò che comporterebbe, tra l’altro, la perdita di molte migliaia di posti di lavoro nella City e che si trasferirà probabilmente ad Hong Kong.
La ragione ufficiale della paventata mossa appare quella relativa al fatto che i costi fiscali e quelli regolamentari appaiono in Gran Bretagna, a detta dei responsabili dell’istituto, come ormai troppo pesanti. Anche questa notizia appare per molti versi incredibile.
La Grecia, l’Ucraina, il Fondo Monetario Internazionale
Questa volta la vicenda riguarda non delle singole istituzioni, ma dei paesi.
In questi giorni il fondo monetario internazionale sta esaminando con molta durezza, insieme alle autorità dell’Unione Europea e alla BCE, la pratica della Grecia e la trattativa sembra molto difficile, tanto che si paventa una prossima rottura delle trattative con gravi conseguenze per il paese. Si fanno richieste impossibili e si fa la faccia feroce.
Ma in queste stesse settimane le stesse autorità stanno esaminando un altro dossier, quello dell’Ucraina. Il paese era messo molto male già prima dello scoppio della “rivoluzione” di piazza Maidan, tanto che si paventava il crack. Ma ora con le spese della guerra, la perdita di una parte del territorio, la persistenza di vasti fenomeni corruttivi negli apparati pubblici, la situazione si è ancora aggravata e il paese appare sull’orlo del fallimento.
Questa volta, però, il fondo monetario e le autorità europee fanno gli occhi dolci. Il dossier è stato analizzato in modo molto veloce; il fondo ha presto deciso di intervenire prestando al paese quasi alla cieca ben 17,5 miliardi di dollari; non solo, ma tale prestito è subordinato al taglio del debito pubblico, da parte della stessa Ucraina, per 15,3 miliardi di dollari. Lo stesso fondo incoraggia così il paese a non pagare i creditori, ipotesi che suscita enorme scandalo nel caso greco.
Anche l’Unione Europea e gli Stati Uniti faranno la loro parte, con degli altri prestiti.
Certamente due pesi e due misure. Chissà poi perché…
Avanti sino al prossimo scandalo.

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