E' imbarazzante vedere con quale costanza i dati oggettivi
dell'economia sbugiardano un governo di contaballe. O megio: sarebbe
imbarazzante per il governo, se avesse cognizione di cosa sia la
vergogna.
Dice l'Istat, pubblicando i dati della produzione industriale nel mese di febbraio, che andiamo sempre peggio: rispetto a gennaio c'è stato un calo dello 0,2% (tenendo conto dei giorni effettivi lavorati), e addirittura dell'1,1% nei primi due mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2014.
Per chi si vuole proprio drogare di ottimismo - vedi Repubblica - c'è un +0,6% rispetto al mese precedente, ma solo grazie alla destagionalizzazione. Ma è il dato precedente - quello chiamato "tendenziale" - a essere davvero indicativo.
In termini tendenziali, infatti, c'è piena conferma dell'andamento recessivo non appena si guarda ai diversi comparti: gli aumenti si registrano neell'energia (+3,5%) e nei beni strumentali (+2,0%); diminuiscono invece i beni intermedi (-2,8%) e, in misura più lieve, i beni di consumo (-1,4%).
E dire che, per motivi legati alla ripresa del mercato europeo dell'auto, i dati relativi alla fabbricazione di mezzi di trasporto sono volati addirittura del +16,3%. Una cifra (anche considerando l'importanza che ancora ricopre il settore auto sul totale della produzione italiana) che tiene quasi a galla tutta la produzione industriale. Altrimenti sarebbe un disastro. Le diminuzioni maggiori si registrano infatti nei settori dell'attività estrattiva (-13,4%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-7,7% in quello che dovrebbe essere uno dei settori di punta del made in Italy) ) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-4,9%).
Ma naturalmente la comunicazione mainstream, obbediente agli ordini di palazzo Chigi e della Troika, continua a "intravedere segnali si ripresa". Deve trattarsi di una macchia sul cannocchiale...
Dice l'Istat, pubblicando i dati della produzione industriale nel mese di febbraio, che andiamo sempre peggio: rispetto a gennaio c'è stato un calo dello 0,2% (tenendo conto dei giorni effettivi lavorati), e addirittura dell'1,1% nei primi due mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2014.
Per chi si vuole proprio drogare di ottimismo - vedi Repubblica - c'è un +0,6% rispetto al mese precedente, ma solo grazie alla destagionalizzazione. Ma è il dato precedente - quello chiamato "tendenziale" - a essere davvero indicativo.
In termini tendenziali, infatti, c'è piena conferma dell'andamento recessivo non appena si guarda ai diversi comparti: gli aumenti si registrano neell'energia (+3,5%) e nei beni strumentali (+2,0%); diminuiscono invece i beni intermedi (-2,8%) e, in misura più lieve, i beni di consumo (-1,4%).
E dire che, per motivi legati alla ripresa del mercato europeo dell'auto, i dati relativi alla fabbricazione di mezzi di trasporto sono volati addirittura del +16,3%. Una cifra (anche considerando l'importanza che ancora ricopre il settore auto sul totale della produzione italiana) che tiene quasi a galla tutta la produzione industriale. Altrimenti sarebbe un disastro. Le diminuzioni maggiori si registrano infatti nei settori dell'attività estrattiva (-13,4%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-7,7% in quello che dovrebbe essere uno dei settori di punta del made in Italy) ) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-4,9%).
Ma naturalmente la comunicazione mainstream, obbediente agli ordini di palazzo Chigi e della Troika, continua a "intravedere segnali si ripresa". Deve trattarsi di una macchia sul cannocchiale...
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