La generalizzazione della forma – impresa a ogni aspetto della
realtà sociale trova il suo correlato d’applicazione individuale
nell’homo oeconomicus, quest’ultimo diventa un elemento intangibile
rispetto all’esercizio del potere, è chi obbedisce al proprio interesse,
colui il cui interesse giunge spontaneamente a convergere con
l’interesse altrui. Dal punto di vista della governamentalità l’homo
oeconomicus è il soggetto e l’oggetto del laissez – faire, colui che è
possibile, maneggiare e che risponde sistematicamente alle modificazioni
sistematiche dell’ambiente sociale ad opera dall’economia di mercato,
esso è eminentemente governabile.
Homo Oeconomicus e Soggetto di Diritto
Andando nel dettaglio si può osservare che il fenomeno dell’homo oeconomicus trova la sua origine nel soggetto d’interesse nato con l’empirismo inglese in particolare con Locke il quale definisce il soggetto non in base alla libertà, bensì come soggetto di scelte individuali e allo stesso tempo irriducibili e non trasmissibili. Il principio che guida la prassi di tale soggetto è appunto l’interesse, gli individui stipulano contratti si uniscono in gruppi sociali solo per tutelare i propri interessi. Ne segue che l’individuo atomizzato giacché soggetto d’interesse diventa il luogo di una vera e propria “meccanica degli interessi” che fonda la società stessa e che funziona in conformità a una logica egoistica – moltiplicatrice, infatti, più il soggetto seguirà il proprio interesse più si realizzerà un profitto generale, la volontà di ciascuno finirà così con lo accordarsi spontaneamente/involontariamente con la volontà e l’interesse altrui.
La “mano invisibile” del mercato e la necessaria ignoranza del sovrano
Per capire quanto vi sia di nuovo nel concetto, foucaultiano di homo oeconomicus dal punto di vista del problema del potere, il filosofo francese prende in esame la nozione d’interesse in Condorcet, per quest’ultimo l’interesse di ciascuno, il modo in cui tale interesse si realizza, è a legato a una massa di eventi che sfuggono agli stessi individui. Tuttavia allo stesso tempo l’interesse di questo individuo, senza che neppure lo voglia, si connette a tutta una serie di effetti positivi che faranno si che tutto ciò che per lui è vantaggioso andrà a profitto anche per gli altri. L’homo oeconomicus si trova così sia in un doppio involontario: involontari sono gli accidenti che gli capitano e involontario è il profitto che produce per la collettività senza averlo cercato – sia in un doppio indefinito: indefiniti, non totalizzabili sono gli accidenti che da cui dipende il suo interesse, indefinito è il profitto che produce per gli altri mentre produce il proprio. Doppio involontario e doppio indefinito fondano e danno effettività al calcolo individuale del soggetto d’interesse che a sua volta troverà il proprio correlato economico nella “mano invisibile” del mercato di A. Smith come meccanica che, permette il funzionamento dell’homo oeconomicus come soggetto d’interesse individuale all’interno di una totalità che gli sfugge e che tuttavia fonda la razionalità (irrazionale) delle sue scelte egoistiche. L’invisibilità del meccanismo economico comporta e fa in modo che nessun agente economico possa cercare il bene collettivo, non solo, nessun agente politico deve intervenire, il mondo dell’economia resta oscuro anche al “sovrano” e ciò per due motivi:
Il governo non deve ostacolare la ricerca dell’interesse individuale, inoltre il sovrano non può avere un punto di vista totalizzante sul meccanismo economico, poiché la razionalità economica è fondata proprio sull’inconoscibilità della totalità di tale processo. La razionalità dell’homo oeconomicus deve essere l’unica isola all’interno di un processo economico il cui carattere incontrollabile fonda la stessa razionalità del comportamento atomistico dell’homo oeconomicus. Il liberalismo nasce dunque dall’incompatibilità tra la molteplicità non totalizzabile caratteristica dei soggetti d’interesse e l’unità totalizzante del potere sovrano.
L’homo oeconomicus fa decadere il potere sovrano nella misura in cui mette a nudo l’incapacità da parte del sovrano di dominare la totalità dell’ambito economico. Da questo punto di vista l’uomo – impresa rappresenta la sfiducia politica nei confronti della concezione giuridica del sovrano. Come fa il potere a ovviare a tale situazione? Cioè a intervenire in maniera puramente formale nell’ambito economico senza però che l’azione di governo risulti totalmente paralizzata? Prima di tutto il sovrano dovrà occuparsi di tutto tranne che del mercato, secondo il sovrano dovrà rispettare l’evidenza delle leggi di mercato, ciò vorrà dire che il potere statale dovrà sorvegliare il corretto andamento del processo economico. Tuttavia tali situazioni sono a uno sguardo attento solamente virtuali, la soluzione consisterà nel fatto che la governamentalità sarà assicurata da un nuovo ambito di riferimento che integri l’homo oeconomicius e soggetto di diritto nella misura in cui fanno parte di un insieme complesso. L’arte di governo liberale trova il proprio riferimento, il proprio terreno d’azione nell’invenzione nel concetto di società civile.
Homo Oeconomicus e Soggetto di Diritto
Andando nel dettaglio si può osservare che il fenomeno dell’homo oeconomicus trova la sua origine nel soggetto d’interesse nato con l’empirismo inglese in particolare con Locke il quale definisce il soggetto non in base alla libertà, bensì come soggetto di scelte individuali e allo stesso tempo irriducibili e non trasmissibili. Il principio che guida la prassi di tale soggetto è appunto l’interesse, gli individui stipulano contratti si uniscono in gruppi sociali solo per tutelare i propri interessi. Ne segue che l’individuo atomizzato giacché soggetto d’interesse diventa il luogo di una vera e propria “meccanica degli interessi” che fonda la società stessa e che funziona in conformità a una logica egoistica – moltiplicatrice, infatti, più il soggetto seguirà il proprio interesse più si realizzerà un profitto generale, la volontà di ciascuno finirà così con lo accordarsi spontaneamente/involontariamente con la volontà e l’interesse altrui.
La “mano invisibile” del mercato e la necessaria ignoranza del sovrano
Per capire quanto vi sia di nuovo nel concetto, foucaultiano di homo oeconomicus dal punto di vista del problema del potere, il filosofo francese prende in esame la nozione d’interesse in Condorcet, per quest’ultimo l’interesse di ciascuno, il modo in cui tale interesse si realizza, è a legato a una massa di eventi che sfuggono agli stessi individui. Tuttavia allo stesso tempo l’interesse di questo individuo, senza che neppure lo voglia, si connette a tutta una serie di effetti positivi che faranno si che tutto ciò che per lui è vantaggioso andrà a profitto anche per gli altri. L’homo oeconomicus si trova così sia in un doppio involontario: involontari sono gli accidenti che gli capitano e involontario è il profitto che produce per la collettività senza averlo cercato – sia in un doppio indefinito: indefiniti, non totalizzabili sono gli accidenti che da cui dipende il suo interesse, indefinito è il profitto che produce per gli altri mentre produce il proprio. Doppio involontario e doppio indefinito fondano e danno effettività al calcolo individuale del soggetto d’interesse che a sua volta troverà il proprio correlato economico nella “mano invisibile” del mercato di A. Smith come meccanica che, permette il funzionamento dell’homo oeconomicus come soggetto d’interesse individuale all’interno di una totalità che gli sfugge e che tuttavia fonda la razionalità (irrazionale) delle sue scelte egoistiche. L’invisibilità del meccanismo economico comporta e fa in modo che nessun agente economico possa cercare il bene collettivo, non solo, nessun agente politico deve intervenire, il mondo dell’economia resta oscuro anche al “sovrano” e ciò per due motivi:
Il governo non deve ostacolare la ricerca dell’interesse individuale, inoltre il sovrano non può avere un punto di vista totalizzante sul meccanismo economico, poiché la razionalità economica è fondata proprio sull’inconoscibilità della totalità di tale processo. La razionalità dell’homo oeconomicus deve essere l’unica isola all’interno di un processo economico il cui carattere incontrollabile fonda la stessa razionalità del comportamento atomistico dell’homo oeconomicus. Il liberalismo nasce dunque dall’incompatibilità tra la molteplicità non totalizzabile caratteristica dei soggetti d’interesse e l’unità totalizzante del potere sovrano.
L’homo oeconomicus fa decadere il potere sovrano nella misura in cui mette a nudo l’incapacità da parte del sovrano di dominare la totalità dell’ambito economico. Da questo punto di vista l’uomo – impresa rappresenta la sfiducia politica nei confronti della concezione giuridica del sovrano. Come fa il potere a ovviare a tale situazione? Cioè a intervenire in maniera puramente formale nell’ambito economico senza però che l’azione di governo risulti totalmente paralizzata? Prima di tutto il sovrano dovrà occuparsi di tutto tranne che del mercato, secondo il sovrano dovrà rispettare l’evidenza delle leggi di mercato, ciò vorrà dire che il potere statale dovrà sorvegliare il corretto andamento del processo economico. Tuttavia tali situazioni sono a uno sguardo attento solamente virtuali, la soluzione consisterà nel fatto che la governamentalità sarà assicurata da un nuovo ambito di riferimento che integri l’homo oeconomicius e soggetto di diritto nella misura in cui fanno parte di un insieme complesso. L’arte di governo liberale trova il proprio riferimento, il proprio terreno d’azione nell’invenzione nel concetto di società civile.
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