mercoledì 22 aprile 2015

La mattanza e la nostra corresponsabilità morale e politica

Almeno 1.600 morti dall’inizio dell’anno. Vit­time del neo­co­lo­nia­li­smo occi­den­tale, delle sue poli­ti­che di rapina, guerra, desta­bi­liz­za­zione. Vit­time anche, quei morti, delle poli­ti­che proi­bi­zio­ni­ste, quindi migran­ti­cide, di un’Unione euro­pea che ha get­tato alle orti­che per­fino i più basi­lari dei diritti umani — alla vita e all’asilo — sui quali pure si fon­dano i suoi ordinamenti.
Di fronte a quest’ultima strage, la più grave nella sto­ria degli esodi nel Medi­ter­ra­neo, la mise­ria poli­tica e morale delle isti­tu­zioni e di tanti lea­der, euro­pei e nostrani, si mostra in tutta evi­denza. In un’intervista per la Repub­blica, il pre­si­dente del Par­la­mento euro­peo, Mar­tin Schultz, pur deplo­rando (e ciò va a suo merito) l’abbandono della mis­sione Mare Nostrum in favore di Tri­ton, afferma che i respon­sa­bili delle morti dei migranti «sono gli sca­fi­sti, traf­fi­canti e cri­mi­nali»: quasi igno­rasse che ogni sistema proi­bi­zio­ni­sta è desti­nato a incre­men­tare traf­fici ille­gali e reti cri­mi­nali. Così egli fini­sce per legit­ti­mare la vul­gata che da molti anni copre ed elude le respon­sa­bi­lità della For­tezza Europa, sulla scia d’una ten­denza che, ahimé, ha avuto Gior­gio Napo­li­tano tra i più illu­stri divul­ga­tori. D’altronde, il Sal­vini che reclama il blocco navale inter­na­zio­nale davanti alle coste libi­che non fa che repli­care una tra­di­zione pur­troppo di matrice centrosinistra.
Come dimen­ti­care infatti l’eccidio che si con­sumò la notte tra il 28 e il 29 marzo 1997, quando una cor­vetta della Marina Mili­tare, la Sibilla, spe­ronò la Kater I Rades, facendo un cen­ti­naio di vit­time. In quel lon­tano 1997, men­tre il governo Prodi cer­cava d’arginare, col blocco navale mili­tare, il flusso di esodi dall’Albania, la Lega Nord con­du­ceva una cam­pa­gna for­sen­nata inci­tante alla cac­cia con­tro gli alba­nesi, fino all’istituzione di una taglia (come ad Acqui Terme) per ogni alba­nese «clan­de­stino» cat­tu­rato e rimpatriato.
Al di là della dif­fe­renza di stile e di les­sico, non molto diversa è oggi l’oggettiva con­ver­genza tra forze poli­ti­che diver­genti. Men­tre Sal­vini, reso ancor più sfre­nato dall’alleanza con l’estrema destra fasci­sta, spe­cula cini­ca­mente su ciò che ormai dovremmo chia­mare geno­ci­dio, Renzi non va oltre la dema­go­gia quando afferma, in un tweet, che «la bat­ta­glia di tutti deve essere con­tro i traf­fi­canti di esseri umani». Entrambi sono, in fondo, degna espres­sione della pro­fonda crisi, anche poli­tica, ideo­lo­gica e morale, dell’Unione euro­pea. Che si esprime dall’alto fino al basso degli umori popo­lari: è impres­sio­nante la valanga, via web, di com­menti com­pia­ciuti per la strage. E scon­for­tante è con­sta­tare come, sia pur con qual­che variante, tutto si ripeta secondo l’eterno ritorno di ciò che mai è stato ela­bo­rato e trasceso.
Ancor più scon­for­tante la con­sa­pe­vo­lezza della nostra impo­tenza. Certo, con­ti­nue­remo a mani­fe­stare (oggi ci saranno pre­sidi e sit-in in tutta Ita­lia) e a insi­stere nelle nostre riven­di­ca­zioni: il ripri­stino di una mis­sione di ricerca e sal­va­tag­gio in acque inter­na­zio­nali, simile a Mare Nostrum; la crea­zione di cor­ri­doi uma­ni­tari e il rila­scio di visti d’ingresso verso i vari paesi dell’Ue; il supe­ra­mento di Dublino III, così da per­met­tere ai rifu­giati di sce­gliere il Paese ove restare e da coin­vol­gere i diversi Stati dell’Unione. E tut­ta­via il tempo sarebbe ormai maturo per azioni poli­ti­che più inci­sive, ampie, ade­guate al geno­ci­dio di cui, nostro mal­grado, siamo cor­re­spon­sa­bili morali.

Nessun commento:

Posta un commento