martedì 16 ottobre 2018

Italia, economia sommersa vale 16,7 miliardi

Nel 2016, le attività illegali considerate nel sistema dei conti nazionali hanno generato un valore aggiunto pari a 16,7 miliardi di euro, con un incremento di 800 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Si tratta di una somma pari a circa lo 0,8% del Pil nazionale.
I consumi finali di beni e servizi illegali, riporta l’Istat, sono risultati pari a 19,9 miliardi di euro (+0,9 miliardi rispetto al 2015), che corrispondono all’1,9% del valore complessivo della spesa per consumi finali.
A influire sulla crescita dell’economia sommersa è stato soprattutto l’aumento del traffico di stupefacenti, il cui valore aggiunto sale nel 2016 a 12,6 miliardi di euro (con un aumento di 0,8 miliardi rispetto al 2015), mentre la spesa per consumo relativa all’acquisto di droghe illegali è pari a 15,3 miliardi di euro (contro i 14,3 miliardi dell’anno precedente). L’incremento registrato su entrambi gli aggregati è quasi interamente riferibile ad un aumento dei prezzi degli stupefacenti a fronte di una sostanziale stabilità dei volumi.
Per quanto riguarda i servizi di prostituzione si stima un valore aggiunto pari a 3,7 miliardi di euro e consumi per 4,0 miliardi di euro, sostanzialmente invariati rispetto al 2015. Anche le attività di contrabbando di sigarette mantengono un livello analogo all’anno precedente, con un valore aggiunto pari a 0,4 miliardi di euro e un ammontare di consumi di 0,6 miliardi di euro.

Istat: 3,7 milioni di lavoratori irregolari nel 2016

L’indotto connesso alle attività illegali, principalmente riferibile al settore dei trasporti e del magazzinaggio, si è mantenuto costante, generando un valore aggiunto di economia sommersa pari a circa 1,3 miliardi di euro.
Restando in tema di attività illecite, sempre nell’anno di riferimento del 2016, il numero di lavoratori in nero è stato pari a 3 milioni e 701 mila, in prevalenza dipendenti (2 milioni 632 mila), in lieve diminuzione rispetto al 2015 (rispettivamente -23 mila e -19 mila unità). Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza delle unità di lavoro (Ula) non regolari sul totale, è pari al 15,6% (-0,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente).
L’incidenza del lavoro irregolare, riferisce sempre l’Istat, è particolarmente rilevante nel settore dei Servizi alle persone (47,2% nel 2016, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2015), ma risulta significativo anche nei comparti dell’Agricoltura (18,6%), delle Costruzioni (16,6%) e del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,2%).

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