Il Ministro Minniti, rispondendo al question time della Camera sul
neonato decreto legge sulla "sicurezza urbana", confessava un calo del
9,4% dei reati nell'ultimo anno. Tuttavia, sostiene il ministro, la
"percezione" di insicurezza è aumentata.
La percezione non è un dato oggettivo. Chi la misura? Minniti si mette un termometro tutte le sere? Lo mette a qualcun'altro?
Semmai si potesse misurare, o fosse utile misurare un dato soggettivo, tale "percezione" non sarebbe altro che un risultato delle campagne di stampa isteriche dei media di regime, i quali hanno interesse a distrarre l'attenzione dal ladro principale: sono i monopoli globali che rubano ogni giorno di più la ricchezza a chi realmente la produce.
La "percezione" è il frutto di questa isteria disseminata sul fertile e disponibile compost di individualismo, mancanza di capacità critica e profonda ignoranza. Il padrone passa poi felice a raccoglierne ed incassare i frutti. La "percezione", come ha sostenuto felicemente qualcuno, è sono i rumori del ventre molle del Paese, unica voce a cui risponde un'operazione securitaria come il decreto Minniti.
Hai voglia a parlare di massimi sistemi e dividere le carriere dei magistrati, quando l'ultima delle oscure autorità può fare carta straccia dei diritti degli emarginati e di chi prova a lottare contro le diseguaglianze sociali.
Si pensi, ad esempio, all'articolo 9 di questo decreto, dall'ineffabile rubrica "Misure a tutela del decoro di particolari luoghi": "Fatto salvo quanto previsto dalla vigente normativa a tutela delle aree interne delle infrastrutture, fisse e mobili, ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, e delle relative pertinenze, chiunque ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilita' e fruizione delle predette infrastrutture, in violazione dei divieti di stazionamento o di occupazione di spazi ivi previsti, e' soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 100 a euro 300. Contestualmente alla rilevazione della condotta illecita, al trasgressore viene ordinato, nelle forme e con le modalità di cui all'articolo 10, l'allontanamento dal luogo in cui e' stato commesso il fatto".
Dal momento che le infrastrutture italiane non appaiono (nemmeno nelle isteriche prospettazione dei media) essere perennemente afflitte da delinquenti che le occupano ovvero da fastidiosi ed indecorosi elemosinanti, il pensiero malizioso del decreto non può che rivolgersi alle manifestazioni del conflitto sociale ed alle forme di sciopero ed occupazione che dovessero anche solamente interessare un viale di accesso ad un giardino od anche solo un'aiuola. La scusa è buona per autorizzare (art. 10) la Polizia a reprimere, sanzionare, emettere fogli di via e financo veri e propri DASPO, segnalazioni ai servizi socio-sanitari, perchè manifestare può nuocere alla salute. Misure liberticide imposte dalle questure che possono durare fino a due anni e in caso di condanna per reati (anche solo di occupazione abusiva) il giudice può subordinare la sospensione condizionale concedibile ad un incensurato "all'imposizione del divieto di accedere a luoghi o aree specificamente individuati."
Insomma, il tentativo securitario di criminalizzare, reprimere, prevenire ogni efficace forma di conflitto sociale e manifestazione del pensiero, facilmente ora inquadrabile come disturbo alla fruibilità delle infrastrutture e financo (questo è veramente il massimo) disturbo al "decoro urbano".
Tutto ciò in un Paese che vede - lo dice il Ministro - un calo di quasi dieci punti percentuali del numero di reati... Piacerebbe vedere con quale bronzea maschera i rappresentanti del governo muoveranno censura alle misure liberticide della paradittatura turca di Erdogan od ai bandi razziali della chioma d'oltreoceano.
Non voglia che ad esprimersi sia proprio questo Ministro, in carica durante una delle più violente e discutibili repressioni del popolo partenopeo, il quale ha osato contestare le provocazioni razziste ad orologeria messe in opera da un parlamentare europeo che non brilla per assiduità a presenziare e lavorare nell'assemblea dalla quale incassa le indennità. Tutto sommato, la tempistica semina pure gravi indizi che questa grida sia figlia benvoluta di quella discutibile operazione repressiva.
La "percezione" quand'anche non ci fosse, o fosse troppo debole, si può opportunamente creare od amplificare. Di tecnici del suono, il regime ne dispone.
La legislazione per "percezione" non può che definirsi come l'ultima spudorata barbarie di un capitalismo ormai putrescente e puteolente, il quale desidera silenziare e porre fuorilegge la povertà e la diseguaglianza che per primo crea.
Un tempo la si nascondeva dentro un politichese ipocrita.
Oggi la barbarie può venire ostentata, così come ci si vanta, in ogni formazione politica che popoli il Parlamento, di triturare ogni regola di partecipazione democratica "per il bene della causa" o "in virtù della fiducia".
Non v'è dubbio, però, che chi digerisce siffatta zuppa sia colpevole tanto quanto i propri dominanti ed i loro servi. La cosa stupefacente della nostra società, iperbombardata di informazioni emozionali, è lo sfratto esecutivo dato alla ragione od allo spirito critico, sfratto che finisce per dar cittadinanza ad una letale sicumera. Joyce ne fuggirebbe. Noi dobbiamo viverci dentro, perchè non esiste alcuna Trieste dove poter espatriare. E non sarebbe nemmeno giusto.
Per questo occorre dichiarare ferma opposizione costante e spietata ad entrambe le categorie: gastrolegislatori ed acritici digestori.
La percezione non è un dato oggettivo. Chi la misura? Minniti si mette un termometro tutte le sere? Lo mette a qualcun'altro?
Semmai si potesse misurare, o fosse utile misurare un dato soggettivo, tale "percezione" non sarebbe altro che un risultato delle campagne di stampa isteriche dei media di regime, i quali hanno interesse a distrarre l'attenzione dal ladro principale: sono i monopoli globali che rubano ogni giorno di più la ricchezza a chi realmente la produce.
La "percezione" è il frutto di questa isteria disseminata sul fertile e disponibile compost di individualismo, mancanza di capacità critica e profonda ignoranza. Il padrone passa poi felice a raccoglierne ed incassare i frutti. La "percezione", come ha sostenuto felicemente qualcuno, è sono i rumori del ventre molle del Paese, unica voce a cui risponde un'operazione securitaria come il decreto Minniti.
Hai voglia a parlare di massimi sistemi e dividere le carriere dei magistrati, quando l'ultima delle oscure autorità può fare carta straccia dei diritti degli emarginati e di chi prova a lottare contro le diseguaglianze sociali.
Si pensi, ad esempio, all'articolo 9 di questo decreto, dall'ineffabile rubrica "Misure a tutela del decoro di particolari luoghi": "Fatto salvo quanto previsto dalla vigente normativa a tutela delle aree interne delle infrastrutture, fisse e mobili, ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, e delle relative pertinenze, chiunque ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilita' e fruizione delle predette infrastrutture, in violazione dei divieti di stazionamento o di occupazione di spazi ivi previsti, e' soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 100 a euro 300. Contestualmente alla rilevazione della condotta illecita, al trasgressore viene ordinato, nelle forme e con le modalità di cui all'articolo 10, l'allontanamento dal luogo in cui e' stato commesso il fatto".
Dal momento che le infrastrutture italiane non appaiono (nemmeno nelle isteriche prospettazione dei media) essere perennemente afflitte da delinquenti che le occupano ovvero da fastidiosi ed indecorosi elemosinanti, il pensiero malizioso del decreto non può che rivolgersi alle manifestazioni del conflitto sociale ed alle forme di sciopero ed occupazione che dovessero anche solamente interessare un viale di accesso ad un giardino od anche solo un'aiuola. La scusa è buona per autorizzare (art. 10) la Polizia a reprimere, sanzionare, emettere fogli di via e financo veri e propri DASPO, segnalazioni ai servizi socio-sanitari, perchè manifestare può nuocere alla salute. Misure liberticide imposte dalle questure che possono durare fino a due anni e in caso di condanna per reati (anche solo di occupazione abusiva) il giudice può subordinare la sospensione condizionale concedibile ad un incensurato "all'imposizione del divieto di accedere a luoghi o aree specificamente individuati."
Insomma, il tentativo securitario di criminalizzare, reprimere, prevenire ogni efficace forma di conflitto sociale e manifestazione del pensiero, facilmente ora inquadrabile come disturbo alla fruibilità delle infrastrutture e financo (questo è veramente il massimo) disturbo al "decoro urbano".
Tutto ciò in un Paese che vede - lo dice il Ministro - un calo di quasi dieci punti percentuali del numero di reati... Piacerebbe vedere con quale bronzea maschera i rappresentanti del governo muoveranno censura alle misure liberticide della paradittatura turca di Erdogan od ai bandi razziali della chioma d'oltreoceano.
Non voglia che ad esprimersi sia proprio questo Ministro, in carica durante una delle più violente e discutibili repressioni del popolo partenopeo, il quale ha osato contestare le provocazioni razziste ad orologeria messe in opera da un parlamentare europeo che non brilla per assiduità a presenziare e lavorare nell'assemblea dalla quale incassa le indennità. Tutto sommato, la tempistica semina pure gravi indizi che questa grida sia figlia benvoluta di quella discutibile operazione repressiva.
La "percezione" quand'anche non ci fosse, o fosse troppo debole, si può opportunamente creare od amplificare. Di tecnici del suono, il regime ne dispone.
La legislazione per "percezione" non può che definirsi come l'ultima spudorata barbarie di un capitalismo ormai putrescente e puteolente, il quale desidera silenziare e porre fuorilegge la povertà e la diseguaglianza che per primo crea.
Un tempo la si nascondeva dentro un politichese ipocrita.
Oggi la barbarie può venire ostentata, così come ci si vanta, in ogni formazione politica che popoli il Parlamento, di triturare ogni regola di partecipazione democratica "per il bene della causa" o "in virtù della fiducia".
Non v'è dubbio, però, che chi digerisce siffatta zuppa sia colpevole tanto quanto i propri dominanti ed i loro servi. La cosa stupefacente della nostra società, iperbombardata di informazioni emozionali, è lo sfratto esecutivo dato alla ragione od allo spirito critico, sfratto che finisce per dar cittadinanza ad una letale sicumera. Joyce ne fuggirebbe. Noi dobbiamo viverci dentro, perchè non esiste alcuna Trieste dove poter espatriare. E non sarebbe nemmeno giusto.
Per questo occorre dichiarare ferma opposizione costante e spietata ad entrambe le categorie: gastrolegislatori ed acritici digestori.
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