mercoledì 22 marzo 2017

Amazon city

Nel luglio 2016, Matteo Renzi ha invitato a pranzo Jeff Bezos, fondatore e presidente di Amazon (pappa al pomodoro, filetto, gelato alla crema e vini tutti toscani) e, dopo averlo portato a spasso al museo, ha così commentato l’incontro: «bello discutere con Jeff Bezos a Firenze e belli i progetti di Amazon per l’Italia».
Tra i progetti che hanno suscitato l’ammirazione dell’ex capo del governo figurano i due centri di distribuzione, rispettivamente a Passo Corese, ad una trentina di chilometri da Roma, e a Vercelli, con i quali la multinazionale del commercio online si appresta a consolidare la sua presenza sul suolo italiano, dove è sbarcata nel 2011 insediandosi a Piacenza, nel polo logistico di Castel San Giovanni.
Le tappe del processo che porta alla realizzazione degli enormi magazzini sono ovunque le stesse. La location viene scelta fra un certo numero di città che lottano fra di loro per attrarre l’investitore e allo scopo offrono infrastrutture, vantaggi economici e rilassamento di norme e regole. Nelle trattative tra istituzioni locali e capitale privato, i cui termini non vengono resi noti ai cittadini, sono coinvolte grandi società immobiliari e di costruzione che si accaparrano i terreni, realizzano le opere e le affittano ad Amazon. Accortamente, i pubblici amministratori lasciano trapelare solo indiscrezioni riguardanti l’arrivo miracoloso di migliaia di posti di lavoro, il che stronca ogni possibile opposizione e fa si che i progetti vengano approvati senza una realistica valutazione dei danni ambientali e sociali che la costruzione di queste e vere e proprie città per le merci comporta.
Lo stabilimento di Passo Corese, alto quindici metri, occuperà cento dieci mila metri quadrati su una superficie fondiaria di duecento venti mila, all’interno dell’omonimo parco di sviluppo industriale istituto dalla provincia di Rieti per mettere a profitto una “naturale vocazione alla logistica, a servizio del sistema-Roma, ma anche dell’intera Italia centrale e meridionale. Un investimento reale, che punta sulla crescita economica locale per creare lavoro, specie per i più giovani.”
L’area del parco industriale coincide con quella che avrebbe dovuto essere riservata al parco archeologico della Sabina, di fatto cancellato, malgrado le proteste di alcuni gruppi di cittadini e del FAI che, nel 2011, aveva segnalato alla sopraintendenza per i beni archeologici del Lazio i rischi di danni ambientali e deturpazione del paesaggio. La sopraintendente aveva risposto che «la normativa vigente permette di contemperare le istanze di tutela del patrimonio archeologico con la realizzazione dell’intervento che risulta provvisto delle necessarie autorizzazioni». I lavori per il parco industriale sono proceduti a rilento per molti anni - la vicenda è stata oggetto anche di una delle inchieste del programma televisivo Report - ma ora, grazie al bel progetto di Amazon, il cantiere è in piena attività.
Subito dopo il vertice di Firenze, Amazon e la regione Lazio hanno sottoscritto un accordo per dare il via a "uno dei più grandi progetti di sviluppo del territorio". La regione ha messo “nero su bianco gli impegni al fine di dotare l’area di tutte le infrastrutture ed i servizi necessari all’arrivo di un gigante come Amazon”. Più specificamente, si è impegnata "a investire sulle infrastrutture materiali e immateriali e a impartire direttive ai centri per l'impiego presenti nella provincie di Rieti e Roma affinché promuovano le offerte di lavoro, consigliando gli strumenti legislativi per procedere all'assunzione del personale e prevedendo altresì agevolazioni per la formazione”.
La regione si è altresì impegnata a incrementare il servizio pubblico di trasporto ferroviario e su gomma dalle città di Roma e Rieti a quella di Fara in Sabina; a realizzare un percorso ciclo-pedonale protetto tra la stazione e il parco industriale, istituendo anche un sistema di bike sharing, e ponendo a disposizione, in via sperimentale, due postazioni di car sharing; a stanziare le risorse necessarie per consentire al consorzio di avviare un parcheggio attrezzato per i camion che operano nel parco industriale, munito di servizi per autisti (bagni e docce). E’ prevista anche la costruzione di una palestra, un mini-market, uno sportello bancario e un bar, nonché la modernizzazione della stazione ferroviaria di Fara in Sabina, con l'incremento degli sportelli automatici e dei collegamenti con la rete ferroviaria laziale, anche in periodi notturni.
Inoltre, le parti pubbliche dovranno completare la bretella di collegamento tra la strada statale Salaria e la strada regionale di Passo Corese. Per questo, “senza oneri alle parti private”, la regione s'impegna a concedere un finanziamento affinché venga realizzato, entro il 31 dicembre 2017, il raddoppio della strada regionale nel tratto compreso tra la bretella di collegamento e l'asse di penetrazione all'area del polo.
Gli edifici per Amazon verranno costruiti dalla Vailog real estate investment sui terreni che, dopo essere stati espropriati al valore di suolo agricolo, risultano di proprietà della SECI real estate (una branca del gruppo Maccaferri di Bologna) che fa parte della società per il parco industriale della Sabina spa, e verranno attrezzati con sistemi di gestione e movimentazione della merce robotizzati, automatizzati e standardizzati.
«Finalmente arriva il lavoro» è stato il commento entusiasta del presidente della regione Nicola Zingaretti, alla posa della prima pietra, il 10 febbraio 2017. Alla cerimonia è intervenuto anche il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio che ha detto: «la scelta di Amazon di continuare a investire sul nostro paese è la prova della nostra capacità di offrire una rete infrastrutturale e amministrazioni locali che funzionano». In passato, ha aggiunto «l'Italia è rimasta indietro nelle infrastrutture, anche perché la logistica non è mai stata al centro dell'attenzione. Ciò che serve sono investimenti accompagnati da una forte semplificazione burocratica in un quadro di scelte strategiche concrete. L'Italia è davvero la porta d'ingresso delle merci per l'Europa». «Oggi, e così nei prossimi anni» - ha concluso il ministro - «l'Italia è chiamata ad affrontare la sfida della crescita del commercio online anche ai fini dell'internazionalizzazione delle nostre imprese, e al centro di ciò deve esserci l'innovazione della logistica e l'ottimizzazione dei trasporti».
A conferma che l’Italia è stata scelta dalla multinazionale del commercio online come uno dei fronti di penetrazione in Europa, nel dicembre 2016 Amazon ha annunciato che costruirà un centro di distribuzione anche a Vercelli.
«Vercelli è, per noi, un posto strategicamente molto importante», ha detto Tareq Rajjal, il country manager di Amazon Italia. «Abbiamo l'autostrada vicino, che ci permette di essere ben connessi con il resto del paese, ma non solo. Noi siamo un network continentale, abbiamo 31 siti in tutto il contesto europeo e Vercelli sarà inserita in questa scacchiera, per noi l'Europa è un paese unico, e noi siamo un'unica city”.
Lo stabilimento occuperà cento mila metri quadrati di terreno agricolo. «La trattativa è stata gestita tutta da privati e i giochi sono ormai fatti. Il consiglio comunale ha concesso uno sconto sui terreni e la (tanto vituperata) macchina amministrativa ha fatto il suo lavoro», gongola la stampa locale. E a rassicurare Amazon, è intervenuto anche il presidente della regione Sergio Chiamparino che ha dichiarato «la regione considera l’investimento strategico per il territorio e si impegna a cooperare con Amazon in modo da creare e mantenere un ambiente positivo che permetta alle aziende di crescere, innovarsi ed espandersi».
La scelta di Vercelli è avvenuta dopo una fiera battaglia a colpi di sconti con Biella e Novara, al termine della quale i vincitori si vantano di essere «il luogo ideale, perché costiamo meno anche come oneri di concessione», e il Sole 24 ore ha incluso la città nella lista delle “grandi città della logistica”, lista la cui prima posizione è occupata da Piacenza, dove ormai un lavoratore su dieci è impiegato nella logistica.
Piacenza è stata la prima località italiana scelta da Amazon, perché offre “la possibilità di attingere a una forza lavoro di eccellenza, ottimi collegamenti con le principali autostrade, una valida collaborazione con il comune e i suoi enti”.
Avviato nel 2011 e più volte ampliato, anche il centro di distribuzione di Piacenza è di proprietà della società Vailog e si estende su circa cento mila metri quadrati. E’ stato oggetto di inchieste e denunce per le infami condizioni a cui sono sottoposti i lavoratori, il cui unico risultato è l’operazione Porte Aperte, cioè la possibilità per gli estranei di effettuare visite guidate al suo interno.
Oltre ai tre centri di distribuzione, Amazon ha in Italia un centro di servizio a Cagliari e una serie di magazzini e depositi in diverse località e, secondo “indiscrezioni”, sta cercando di farsi vendere dall’Enel alcune centrali elettriche in disuso per installarvi i suoi data center. Probabilmente ci riuscirà, grazie ai buoni rapporti che i padroni di Amazon hanno con il governo italiano, e soprattutto con Renzi che, nel febbraio del 2016, ha nominato Diego Piacentini, il vicepresidente della multinazionale, “commissario del governo per il digitale e l’innovazione”.

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