Il governo britannico ha annunciato nella mattinata di lunedì la
data nella quale il Regno Unito farà richiesta ufficiale all’Unione
Europea di tirarsi fuori dai trattati che sanciscono la partecipazione
dell’UK all’Europa comunitaria.
Non ci sono state modifiche o rinvii, dunque, tuttavia per Londra non sarà un periodo semplice: oltre a dover trattare con gli Stati membri le condizioni della sua uscita dovrà affrontare anche le tensioni sul fronte interno, dove il Parlamento di Edimburgo ha già annunciato la volontà di indire un nuovo Referendum popolare sull’indipendenza della Scozia da Londra.
Decisione che nei giorni scorsi aveva portato con se non poche polemiche tra il premier Theresa May e il capo del governo scozzese, nonché leader del Partito Nazionale Scozzese, Nicola Sturgeon. In questo momento la leader dei tories avrebbe voluto evitare di affrontare la grana scozzese, “non è il momento per un nuovo Referendum” aveva dichiarato alla controparte di Edimburgo, ma la Sturgeon l’ha accusata di reprimere la libertà del popolo scozzese di decidere da solo cosa fare della propria sovranità.
La Scozia, infatti avrebbe molto da perdere da un allontanamento dal mercato unito europeo al quale è destinato il 16% delle proprie esportazioni (Germania, Francia, Olanda in primis). La questione indipendenza passa dunque in secondo piano. Gli scozzesi hanno votato per l’indipendenza appena tre anni fa, scegliendo, seppur con un risultato risicato, di restare nel Regno Unito. Difficile credere che ora abbiano cambiato idea e nessun leader politico rischierebbe di indire un nuovo Referendum ad una distanza temporale così breve se non credesse almeno di essere favorito.
Ma ora il referendum sulla Brexit ha rimescolato le carte: le regioni scozzesi furono le più favorevoli al ‘Remain’ nel referendum indetto da Cameron lo scorso giugno. Gli scozzesi sono così legati all’Europa unita che il giorno dopo la vittoria del Brexit il premier Sturgeon ha dato battaglia sul risultato della consultazione popolare, dichiarando che restare nell’UE sarebbe “più importante dell’indipendenza da Londra”, mentre adesso promette di spaccare il Regno Unito se non verrà accordato a Edimburgo un nuovo Referendum.
Non ci sono state modifiche o rinvii, dunque, tuttavia per Londra non sarà un periodo semplice: oltre a dover trattare con gli Stati membri le condizioni della sua uscita dovrà affrontare anche le tensioni sul fronte interno, dove il Parlamento di Edimburgo ha già annunciato la volontà di indire un nuovo Referendum popolare sull’indipendenza della Scozia da Londra.
Decisione che nei giorni scorsi aveva portato con se non poche polemiche tra il premier Theresa May e il capo del governo scozzese, nonché leader del Partito Nazionale Scozzese, Nicola Sturgeon. In questo momento la leader dei tories avrebbe voluto evitare di affrontare la grana scozzese, “non è il momento per un nuovo Referendum” aveva dichiarato alla controparte di Edimburgo, ma la Sturgeon l’ha accusata di reprimere la libertà del popolo scozzese di decidere da solo cosa fare della propria sovranità.
La Scozia, infatti avrebbe molto da perdere da un allontanamento dal mercato unito europeo al quale è destinato il 16% delle proprie esportazioni (Germania, Francia, Olanda in primis). La questione indipendenza passa dunque in secondo piano. Gli scozzesi hanno votato per l’indipendenza appena tre anni fa, scegliendo, seppur con un risultato risicato, di restare nel Regno Unito. Difficile credere che ora abbiano cambiato idea e nessun leader politico rischierebbe di indire un nuovo Referendum ad una distanza temporale così breve se non credesse almeno di essere favorito.
Ma ora il referendum sulla Brexit ha rimescolato le carte: le regioni scozzesi furono le più favorevoli al ‘Remain’ nel referendum indetto da Cameron lo scorso giugno. Gli scozzesi sono così legati all’Europa unita che il giorno dopo la vittoria del Brexit il premier Sturgeon ha dato battaglia sul risultato della consultazione popolare, dichiarando che restare nell’UE sarebbe “più importante dell’indipendenza da Londra”, mentre adesso promette di spaccare il Regno Unito se non verrà accordato a Edimburgo un nuovo Referendum.
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