mercoledì 13 aprile 2016

Quando la colpa è del termometro

La nomina di Piercamillo Davigo, in arte “dottor piercavillus” non arriva esattamente come un fulmine a ciel sereno, dopo la serie di polemiche scoppiate a seguito delle dimissioni del ministro Federica Guidi, provocate dalle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Potenza per indagare sui rapporti di clientelismo intercorsi fra la multinazionale Total, l’ingegnere Gemelli e il Ministero dello Sviluppo Economico a cui capo era all’epoca proprio Federica Guidi, in passato analista finanziaria di Fiat e vicepresidente di Confindustria.
Il premier non ha reagito bene alle indagini , accusando la Procura di Potenza di “Non arrivare mai a sentenza” e di indagare “con la frequenza delle Olimpiadi”. Accuse poi subito ritirate sostenendo di “spronare” i magistrati. Impossibile da non individuare il palese tentativo del premier di “annegare” la polemica in un palude di discutibile trasparenza e ostentata bonarietà.
Il neopresidente dell’Anm, conosciuto per essere un professionista obiettivo e scrupoloso, non ha tardato ad individuare con sorprendente lucidità, fra i fumi sterili della polemica, il reale nocciolo della questione.
“Siamo alle solite, si pensa di curare la malattia sostituendo il termometro”. Una replica dura alle insinuazioni di Renzi riguardo ad un presunto abuso di intercettazioni telefoniche da parte della Procura di Potenza. Una situazione di scontro mascherata malamente da Renzi che non può che aggravare ulteriormente la condizione già peraltro traballante dal momento che è ancora da chiarire la posizione del ministro Maria Elena Boschi, la cui collaborazione fu indispensabile per l’approvazione dell’ormai famigerato emendamento che permise di alleggerire il controllo su alcuni stabilimenti petrolchimici lucani fra cui spicca il grosso stabilimento Tempa Rossa gestito dalla multinazionale Total.
Già in passato Davigo si espresse in maniera estremamente critica nei confronti dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Da ex appartenente al pool di Mani Pulite fu fra i pochi ad individuare le carenze che portarno alla progressiva ingravescenza della piaga della corruzione. Prima fra tutte l’assenza di una serie normativa anticorruzione e la mancanza del reato di autoriciclaggio che non permette al sistema giudiziario di perseguire idoneamente fenomeni criminosi di larga diffusione. In altre parole lo Stato non sarebbe in grado di andare a reprimere la condotta del soggetto che “fa sparire” autonomamente i proventi delle proprie attività illecite. Prima fra tutti la frode fiscale.
Complice di questa situazione è una certa ambiguità del governo. Da un lato si istituisce l’Autorità Nazionale Anticorruzione, organo di controllo purtroppo sprovvisto di idonei poteri di natura coercitiva, dall’altro si aumenta il tetto del contante a tremila euro, permettendo di conseguenza a chi è in possesso di mezzi liquidi non dichiarati può di “smaltire” il contante senza dover sottostare ad un idoneo meccanismo di tracciabilità delle transazioni.
Solo l’immediato futuro riuscirà a chiarire la posizione “giudiziaria” del governo. A 5 giorni dal referendum sulle trivelle il Totalgate rischia di rimescolare ulteriormente le carte in tavola. Ciò che è chiaro è il fatto che l’elettorato che si presenterà alle urne il 17 Aprile sarà molto più cosapevole del rapporto talvolta perverso fra imprenditoria individuale, multinazionali, lobby affaristiche e le istituzioni.
Le parole di Piercamillo Davigo, un uomo dello Stato per lo Stato, non possono che esprimere un sentimento che ormai aleggia nell’aria.
Il morbo che affligge il paese non è così esteso a causa di fantomatiche circostanze esterne. Proviene da due componenti indispensabili in qualunque comunità organizzata. La classe imprenditoriale e il potere esecutivo. Colpevoli troppo spesso di aver aiutato con un disinteresse generalizzato lo sviluppo di un rapporto di collusione criminosa fra pubblica amministrazione e imprese fondato su un clientelismo e nepotismo imbarazzanti.
Sarà trivellopoli fatale al governo?

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