Sono 570 milioni i bambini che vivono in condizioni di estrema
povertà nel mondo e 750 milioni sono vittime di deprivazioni di vario
tipo. Più di 950 milioni i minori che rischiano invece di cadere in
povertà. All’apertura del World Economic Forum di Davos, Save the
children lancia il nuovo rapporto “Povertà minorile nel mondo” che
fotografa un fenomeno drammatico e non limitato ai soli paesi a basso
reddito: circa il 73% delle persone povere nel mondo vivono infatti in
paesi a medio reddito e anche tra i paesi più ricchi le deprivazioni, in
particolare sui minori, sono estremamente presenti per molti di loro.
Sono 30 milioni i minori che vivono in condizioni di povertà relativa
nei paesi Ocse; a rischio povertà ed esclusione sociale il 27% dei
bambini nell’Ue, un dato che dal 2008 al 2012 è cresciuto di 1 milione
nei paesi dell’Unione Europea, più Svizzera, Norvegia e Islanda. Si
tratta nella maggior parte dei casi di bambini che provengono da nuclei
monoparentali, spiega il rapporto, hanno genitori stranieri o si trovano
in famiglie in cui i genitori hanno forti difficoltà occupazionali.
La povertà minorile in Italia. Insieme a Grecia e Spagna, l’Italia è il Paese che ha più fortemente sofferto la crisi economica e sono più di un milione i bambini che vivono in condizioni di estrema povertà, mentre il 34% sono a rischio povertà ed esclusione sociale. “La disoccupazione e la sotto occupazione degli adulti, accanto al deterioramento dei servizi sociali offerti alle famiglie, è una delle criticità che ha peggiorato le condizioni di vita dei bambini in Italia. – spiega il rapporto - La deprivazione materiale e il crollo degli standard di vita hanno interessato i consumi, la nutrizione, la salute e l’ambiente in cui i bambini si trovano a vivere: stando ai dati, il numero di bambini che ha provato l’esperienza della povertà alimentare sembrerebbe raddoppiato dall’inizio della crisi economica”.
“Una conseguenza della povertà minorile è poi quella dell’aumento della povertà educativa: i minori hanno sempre meno possibilità di partecipare a tutte quelle attività extrascolastiche a pagamento che sono necessarie per la loro formazione. A questa mancanza si aggiunge la difficoltà dei bambini e delle famiglie ad accedere a servizi come il tempo pieno scolastico, la mensa gratuita, l’acquisto di libri e materiale scolastico, che spesso mettono in difficoltà le famiglie e i bambini”, spiega Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia – Europa di Save the Children. “Questa mancanza di crescita nel percorso educativo dei bambini, rischia di farli entrare in un circolo vizioso che difficilmente li farà uscire dalla condizione di povertà in cui si trovano, incidendo in maniera significativa sul loro futuro e su quello delle generazioni successive. La Legge di Stabilità approvata lo scorso dicembre ha previsto per la prima volta un fondo di contrasto alla povertà educativa e ci auguriamo che divenga quanto prima operativo e che sia il primo passo per l’attivazione di un piano organico di contrasto alla povertà minorile in Italia”.
Il 30% delle persone in povertà vive nei paesi a basso reddito, spesso in conflitto, caratterizzati da insicurezza e vulnerabilità e guidati da governi che a volte sono fragili. La povertà è molto forte soprattutto nelle aree urbane, dove è fortissimo il rischio di sfruttamento, esclusione e difficoltà di accesso all’educazione. Ma la povertà non è un fenomeno limitato ai paesi più poveri o in guerra: circa il 73% delle persone povere - di cui gran parte sono minori - nel mondo vivono nei paesi a medio reddito ed è proprio in questi paesi che la povertà minorile si trasforma più fortemente in esclusione sociale e discriminazione.
Iraq - Foto di Sebastian Rich per Save the Children
Bambini poveri in Iraq - Save the children
Il caso dell’India. Il sistema di caste ha aumentato le disuguaglianze: circa il 25% della popolazione indiana appartiene alle caste più basse e la metà dei bambini poveri ne fa parte, con conseguenze sia sulla salute (i tassi di mortalità infantile raggiungono tra l’88,2 e il 95,7% nelle caste e nelle tribù più marginalizzate, a fronte del 74% del dato nazionale), che sull’accesso all’istruzione e ai sistemi di protezione.
Bambini poveri sono spesso “invisibili”. I bambini più poveri e vulnerabili sono spesso quelli che sfuggono alle statistiche, perché non c’è nessun adulto che si prende cura di loro, quelli senza casa, quelli che vivono in gruppi fortemente stigmatizzati o i minori migranti, sottolinea il rapporto. Le statistiche sulla povertà minorile, legandosi ai parametri monetari dei capofamiglia ( la “misura della povertà assoluta” è spesso espressa con parametri monetari collegati al capofamiglia) per i bambini questo approccio rischia di non essere completo, non tengono infatti conto di tutti i minori soli non accompagnati, che sono invece i bambini che soffrono le forme più gravi di povertà. Si stima pertanto che i dati statistici sulla povertà minorile attualmente disponibili siano sottostimati di oltre il 25%
La povertà minorile in Italia. Insieme a Grecia e Spagna, l’Italia è il Paese che ha più fortemente sofferto la crisi economica e sono più di un milione i bambini che vivono in condizioni di estrema povertà, mentre il 34% sono a rischio povertà ed esclusione sociale. “La disoccupazione e la sotto occupazione degli adulti, accanto al deterioramento dei servizi sociali offerti alle famiglie, è una delle criticità che ha peggiorato le condizioni di vita dei bambini in Italia. – spiega il rapporto - La deprivazione materiale e il crollo degli standard di vita hanno interessato i consumi, la nutrizione, la salute e l’ambiente in cui i bambini si trovano a vivere: stando ai dati, il numero di bambini che ha provato l’esperienza della povertà alimentare sembrerebbe raddoppiato dall’inizio della crisi economica”.
“Una conseguenza della povertà minorile è poi quella dell’aumento della povertà educativa: i minori hanno sempre meno possibilità di partecipare a tutte quelle attività extrascolastiche a pagamento che sono necessarie per la loro formazione. A questa mancanza si aggiunge la difficoltà dei bambini e delle famiglie ad accedere a servizi come il tempo pieno scolastico, la mensa gratuita, l’acquisto di libri e materiale scolastico, che spesso mettono in difficoltà le famiglie e i bambini”, spiega Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia – Europa di Save the Children. “Questa mancanza di crescita nel percorso educativo dei bambini, rischia di farli entrare in un circolo vizioso che difficilmente li farà uscire dalla condizione di povertà in cui si trovano, incidendo in maniera significativa sul loro futuro e su quello delle generazioni successive. La Legge di Stabilità approvata lo scorso dicembre ha previsto per la prima volta un fondo di contrasto alla povertà educativa e ci auguriamo che divenga quanto prima operativo e che sia il primo passo per l’attivazione di un piano organico di contrasto alla povertà minorile in Italia”.
Il 30% delle persone in povertà vive nei paesi a basso reddito, spesso in conflitto, caratterizzati da insicurezza e vulnerabilità e guidati da governi che a volte sono fragili. La povertà è molto forte soprattutto nelle aree urbane, dove è fortissimo il rischio di sfruttamento, esclusione e difficoltà di accesso all’educazione. Ma la povertà non è un fenomeno limitato ai paesi più poveri o in guerra: circa il 73% delle persone povere - di cui gran parte sono minori - nel mondo vivono nei paesi a medio reddito ed è proprio in questi paesi che la povertà minorile si trasforma più fortemente in esclusione sociale e discriminazione.
Iraq - Foto di Sebastian Rich per Save the Children
Bambini poveri in Iraq - Save the children
Il caso dell’India. Il sistema di caste ha aumentato le disuguaglianze: circa il 25% della popolazione indiana appartiene alle caste più basse e la metà dei bambini poveri ne fa parte, con conseguenze sia sulla salute (i tassi di mortalità infantile raggiungono tra l’88,2 e il 95,7% nelle caste e nelle tribù più marginalizzate, a fronte del 74% del dato nazionale), che sull’accesso all’istruzione e ai sistemi di protezione.
Bambini poveri sono spesso “invisibili”. I bambini più poveri e vulnerabili sono spesso quelli che sfuggono alle statistiche, perché non c’è nessun adulto che si prende cura di loro, quelli senza casa, quelli che vivono in gruppi fortemente stigmatizzati o i minori migranti, sottolinea il rapporto. Le statistiche sulla povertà minorile, legandosi ai parametri monetari dei capofamiglia ( la “misura della povertà assoluta” è spesso espressa con parametri monetari collegati al capofamiglia) per i bambini questo approccio rischia di non essere completo, non tengono infatti conto di tutti i minori soli non accompagnati, che sono invece i bambini che soffrono le forme più gravi di povertà. Si stima pertanto che i dati statistici sulla povertà minorile attualmente disponibili siano sottostimati di oltre il 25%
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