Come la Grecia, anche l'Italia mette all'asta alcuni dei suoi porti più prestigiosi lungo litorali da sogno.
Tramite una società controllata dal Tesoro, Invitalia, il governo sta
per vendere cinque marine turistiche per un patrimonio complessivo
stimato in 50 milioni di euro.
All’asta sono finiti i moli di Capri, la marina di Portisco in Costa Smeralda (Sardegna), la marina d’Arechi nel golfo di Salerno (un progetto nella regione Campania da mille posti barca dell’archistar Santiago Calatrava), il porto delle Grazie a Roccella Jonica, in Calabria, e l’area di Porto Lido a Trieste (Friuli Venezia Giulia).
In tutto si parla di 25 mila posti per le imbarcazioni, in zone che quando ha avviato il progetto dieci anni fa, la società controllata dal Tesoro intendeva valorizzare per attirare investimenti e promuovere lo sviluppo turistico e commerciale dei suoi porti.
Poi una serie di problemi giudiziari - sono indagati per frode e abuso dufficio l'AD di Invitalia Domenico Arcuri e il capo della gestione rifiuti Manlio Cerroni - ritardi nella pubblicazione del bando e le richieste politiche di sospensione da parte di due parlamentri del PD.
Con un'interrogazione parlamentare da loro firmata, Vincenza Bruno e Nicola Stumpo, hanno protestato contro le modifiche in corsa apportate al bando da Invitalia e nel dettaglio "contro la riserva di una quota del 31% a favore di enti e/o imprese pubbliche fissata per il Porto di Roccella Jonica", racconta Andrea Ducci sul Corriere della Sera.
Una modifica, si legge nel documento, che ha "introdotto una limitazione di acquisto ai privati, che in sostanza si concretizza in una palese agevolazione dell’unico ente pubblico - il Comune di Roccella Jonica - interessato all’acquisto".
Il Corriere lo definisce un "corto circuito", in particolare se si tiene conto che "Invitalia vende i porti motivando la scelta con l’obbligo di rispettare la norma che impone la dismissione delle partecipazioni societarie da parte degli enti pubblici".
All’asta sono finiti i moli di Capri, la marina di Portisco in Costa Smeralda (Sardegna), la marina d’Arechi nel golfo di Salerno (un progetto nella regione Campania da mille posti barca dell’archistar Santiago Calatrava), il porto delle Grazie a Roccella Jonica, in Calabria, e l’area di Porto Lido a Trieste (Friuli Venezia Giulia).
In tutto si parla di 25 mila posti per le imbarcazioni, in zone che quando ha avviato il progetto dieci anni fa, la società controllata dal Tesoro intendeva valorizzare per attirare investimenti e promuovere lo sviluppo turistico e commerciale dei suoi porti.
Poi una serie di problemi giudiziari - sono indagati per frode e abuso dufficio l'AD di Invitalia Domenico Arcuri e il capo della gestione rifiuti Manlio Cerroni - ritardi nella pubblicazione del bando e le richieste politiche di sospensione da parte di due parlamentri del PD.
Con un'interrogazione parlamentare da loro firmata, Vincenza Bruno e Nicola Stumpo, hanno protestato contro le modifiche in corsa apportate al bando da Invitalia e nel dettaglio "contro la riserva di una quota del 31% a favore di enti e/o imprese pubbliche fissata per il Porto di Roccella Jonica", racconta Andrea Ducci sul Corriere della Sera.
Una modifica, si legge nel documento, che ha "introdotto una limitazione di acquisto ai privati, che in sostanza si concretizza in una palese agevolazione dell’unico ente pubblico - il Comune di Roccella Jonica - interessato all’acquisto".
Il Corriere lo definisce un "corto circuito", in particolare se si tiene conto che "Invitalia vende i porti motivando la scelta con l’obbligo di rispettare la norma che impone la dismissione delle partecipazioni societarie da parte degli enti pubblici".
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