Che l’euro fosse stato la peggiore delle disgrazie occorse al nostro
paese dalla fine della II Guerra Mondiale ce ne eravamo accorti un po’
tutti da tanto, ma se ora in una ricerca condotta proprio dalla Bce
vengono ammessi nero su bianco gli effetti deleteri della moneta unica
sull’economia italiana, l’aspetto si colorisce di grottesco. Proprio in
queste ore infatti la Banca Centrale Europea ci fa sapere che dal 1999,
anno dell’introduzione della moneta unica con la determinazione dei
concambi irrevocabili, il nostro paese è quello che ha subito la
peggiore performance tra gli iniziali 12 paesi membri. Se prima
dell’introduzione dell’euro l’Italia era fra “l’elite” con il reddito
pro capite fra i più elevati, attualmente registra il peggior dato,
agganciando Grecia e Portogallo, che all’atto dell’entrata erano già i
fanalini di coda dell’Eurozona. Insomma, un vero e proprio fallimento
per il nostro paese. Ma la ricerca della Bce va oltre, rivelando
candidamente che i famosi criteri di convergenza, tanto cari alle
Istituzioni Europee (leggasi Troika), non hanno fatto altro che ampliare
le divergenze fra gli euro-paesi e, strano a dirsi, chi ci ha rimesso
di più è stata proprio l’Italia!
Le motivazioni addotte dall’istituto centrale europeo si concentrano guarda caso sulla scarsa propensione del nostro paese nel procedere speditamente verso “un marcato aggiustamento dei costi unitari del lavoro”, disvelando inequivocabilmente, se Romano Prodiancora ce ne fosse bisogno, che la sostenibilità dell’area euro si fonda sulla flessibilità del costo del lavoro, essendo logicamente precluso l’aggiustamento dei valori di cambio fra le ormai abbandonate valute nazionali. Inoltre la ricerca della Bce omette volutamente di precisare che tutto questo si è potuto verificare poiché il modello macroeconomico di riferimento su cui si basa l’euro è quello imposto dall’ortodossia tedesca, che prevede la stabilità dei prezzi, cioè il “fobico” contenimento dell’inflazione fino a far precipitare l’intera Eurozona in deflazione (e inoltre letteralmente “appestando” gran parte del mondo) e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del pareggio di bilancio relegando, per mezzo della fiscalità, le famiglie e le imprese al ruolo di unici prestatori di ultima istanza.
Questo è il vero motivo per il quale l’euro non ha funzionato, non funziona e non potrà mai funzionare! Aver costretto economie continentali così diverse ad uniformare le proprie politiche economiche verso un modello non proprio, evirandole conseguentemente di quelle che autonomamente avrebbero tenuto conto delle rispettive esigenze e caratteristiche, ha determinato lo sfacelo dei paesi non satelliti della Germania. Se i vertici della Bce avessero omesso di scrivere in modo irrituale quella “bella” letterina al governo italiano nell’estate del 2011, che ebbe come effetto pratico di “regalarci” Mario Monti come premier e tutto il peggio possibile dell’austerità “made in Troika”, forse oggi non ci meraviglieremo troppo di apprendere proprio dagli stessi inquilini dell’Eurotower che l’euro si è rivelato un disastro per l’Italia. Se gli “euroforici” Prodi, Ciampi e Amato invece di sbandierare ai quattro venti di essere bravi e in grado di rispettare i vincoli esterni previsti dai trattati al momento dell’adesione all’euro, avessero preventivamente verificato gli effetti e la compatibilità che tali cambiamenti avrebbero prodotto Antonio Maria Rinaldinel nostro sistema economico, sicuramente non ci troveremo in queste drammatiche condizioni ammesse ora addirittura dalla Bce.
O la stessa Banca Centrale Europea già mettendo le mani avanti sapendo perfettamente che dopo la Grecia i prossimi saremo noi e che non basteranno le aspirine e il chinino per risolvere la situazione? Mentre aspettiamo impazienti le considerazioni del governo italiano su queste affermazioni provenienti dal massimo organo monetario europeo, perché se rimarrà silente vorrà dire che chi ci governa non sta perseguendo gli interessi del paese ma quelli di qualcun altro, ben vengano questi rapporti da parte della Bce: magari nel prossimo futuro potremmo apprendere proprio da loro stessi che l’euro è da considerarsi da sempre reversibile…
Le motivazioni addotte dall’istituto centrale europeo si concentrano guarda caso sulla scarsa propensione del nostro paese nel procedere speditamente verso “un marcato aggiustamento dei costi unitari del lavoro”, disvelando inequivocabilmente, se Romano Prodiancora ce ne fosse bisogno, che la sostenibilità dell’area euro si fonda sulla flessibilità del costo del lavoro, essendo logicamente precluso l’aggiustamento dei valori di cambio fra le ormai abbandonate valute nazionali. Inoltre la ricerca della Bce omette volutamente di precisare che tutto questo si è potuto verificare poiché il modello macroeconomico di riferimento su cui si basa l’euro è quello imposto dall’ortodossia tedesca, che prevede la stabilità dei prezzi, cioè il “fobico” contenimento dell’inflazione fino a far precipitare l’intera Eurozona in deflazione (e inoltre letteralmente “appestando” gran parte del mondo) e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del pareggio di bilancio relegando, per mezzo della fiscalità, le famiglie e le imprese al ruolo di unici prestatori di ultima istanza.
Questo è il vero motivo per il quale l’euro non ha funzionato, non funziona e non potrà mai funzionare! Aver costretto economie continentali così diverse ad uniformare le proprie politiche economiche verso un modello non proprio, evirandole conseguentemente di quelle che autonomamente avrebbero tenuto conto delle rispettive esigenze e caratteristiche, ha determinato lo sfacelo dei paesi non satelliti della Germania. Se i vertici della Bce avessero omesso di scrivere in modo irrituale quella “bella” letterina al governo italiano nell’estate del 2011, che ebbe come effetto pratico di “regalarci” Mario Monti come premier e tutto il peggio possibile dell’austerità “made in Troika”, forse oggi non ci meraviglieremo troppo di apprendere proprio dagli stessi inquilini dell’Eurotower che l’euro si è rivelato un disastro per l’Italia. Se gli “euroforici” Prodi, Ciampi e Amato invece di sbandierare ai quattro venti di essere bravi e in grado di rispettare i vincoli esterni previsti dai trattati al momento dell’adesione all’euro, avessero preventivamente verificato gli effetti e la compatibilità che tali cambiamenti avrebbero prodotto Antonio Maria Rinaldinel nostro sistema economico, sicuramente non ci troveremo in queste drammatiche condizioni ammesse ora addirittura dalla Bce.
O la stessa Banca Centrale Europea già mettendo le mani avanti sapendo perfettamente che dopo la Grecia i prossimi saremo noi e che non basteranno le aspirine e il chinino per risolvere la situazione? Mentre aspettiamo impazienti le considerazioni del governo italiano su queste affermazioni provenienti dal massimo organo monetario europeo, perché se rimarrà silente vorrà dire che chi ci governa non sta perseguendo gli interessi del paese ma quelli di qualcun altro, ben vengano questi rapporti da parte della Bce: magari nel prossimo futuro potremmo apprendere proprio da loro stessi che l’euro è da considerarsi da sempre reversibile…
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