Sono più di 2.000 i migranti morti nel tentativo di attraversare il
Mediterraneo ed arrivare in Europa. Questa rotta si conferma così come
la più pericolosa per chi rischia la vita alla ricerca di un futuro
migliore. L’anno scorso, nel medesimo periodo, i decessi in mare erano
stati 1.607; 3.279 alla fine del 2014.
La maggior parte dei migranti ha perso la vita nel Canale di Sicilia, lungo la rotta centrale del Mediterraneo che collega la Libia all’Italia: è proprio in questo tratto di mare che le imbarcazioni usate dai trafficanti, in pessime condizioni già al momento di partire, rischiano di naufragare. I dati raccolti dall’OIM suggeriscono che la rotta del Canale di Sicilia sia sproporzionatamente più pericolosa delle altre.
Nonostante l’Italia e la Grecia siano entrambe interessate da flussi migratori molto significativi (rispettivamente circa 97.000 e 90.500), i tassi di mortalità sono molto diversi: sono stati circa 1.930 i migranti morti nel tentativo di arrivare in Italia, mentre sono stati circa 60 i migranti morti sulla rotta verso la Grecia.
Nel corso dell’ultima settimana sono stati circa 20 i morti in mare. Le salme di 14 di loro, appartenenti a un gruppo più grande di 456, sono stati trovati in acque internazionali dalla nave della marina irlandese LÉ Niamh e portati al porto di Messina il 29 luglio. Lo staff dell’OIM presente nel sud Italia ha parlato con alcuni dei sopravvissuti: secondo le testimonianze dei migranti, il motore della barca si è surriscaldato durante la traversata. Per raffredarlo, hanno dovuto usare l’acqua potabile a bordo ma 14 di loro non ce l’anno fatta a causa della sete e del caldo.
“E’ inaccettabile che nel XXI secolo le persone in fuga da conflitti, persecuzioni, miseria e degrado ambientale debbano debbano patire tali terribili esperienze nei loro paesi, per non dire quello che sopportano durante il viaggio e poi morire alle porte dell’Europa”, ha detto il Direttore Generale dell’OIM William Lacy Swing.
Nonostante queste tragedie, l’OIM riconosce gli sforzi straordinari delle forze navali presenti nel Mediterraneo, che continuano a salvare vite umane ogni giorno. Il numero di decessi è diminuito in maniera significativa negli ultimi mesi e ciò è dovuto in gran parte al potenziamento dell’operazione Triton: il Mediterraneo è ora pattugliato da un maggior numero di imbarcazioni che si possono spingere fino a dove partono le richieste di soccorso.
Sono quasi 188.000 i migranti salvati nel Mediterraneo fino ad ora e l’OIM sostiene con forza il proseguimento di tali attività. L’Organizzazione ritiene che il numero di migranti in arrivo aumenterà nei prossimi mesi e che la soglia dei 200.000 sarà raggiunta molto presto.
La maggior parte dei migranti ha perso la vita nel Canale di Sicilia, lungo la rotta centrale del Mediterraneo che collega la Libia all’Italia: è proprio in questo tratto di mare che le imbarcazioni usate dai trafficanti, in pessime condizioni già al momento di partire, rischiano di naufragare. I dati raccolti dall’OIM suggeriscono che la rotta del Canale di Sicilia sia sproporzionatamente più pericolosa delle altre.
Nonostante l’Italia e la Grecia siano entrambe interessate da flussi migratori molto significativi (rispettivamente circa 97.000 e 90.500), i tassi di mortalità sono molto diversi: sono stati circa 1.930 i migranti morti nel tentativo di arrivare in Italia, mentre sono stati circa 60 i migranti morti sulla rotta verso la Grecia.
Nel corso dell’ultima settimana sono stati circa 20 i morti in mare. Le salme di 14 di loro, appartenenti a un gruppo più grande di 456, sono stati trovati in acque internazionali dalla nave della marina irlandese LÉ Niamh e portati al porto di Messina il 29 luglio. Lo staff dell’OIM presente nel sud Italia ha parlato con alcuni dei sopravvissuti: secondo le testimonianze dei migranti, il motore della barca si è surriscaldato durante la traversata. Per raffredarlo, hanno dovuto usare l’acqua potabile a bordo ma 14 di loro non ce l’anno fatta a causa della sete e del caldo.
“E’ inaccettabile che nel XXI secolo le persone in fuga da conflitti, persecuzioni, miseria e degrado ambientale debbano debbano patire tali terribili esperienze nei loro paesi, per non dire quello che sopportano durante il viaggio e poi morire alle porte dell’Europa”, ha detto il Direttore Generale dell’OIM William Lacy Swing.
Nonostante queste tragedie, l’OIM riconosce gli sforzi straordinari delle forze navali presenti nel Mediterraneo, che continuano a salvare vite umane ogni giorno. Il numero di decessi è diminuito in maniera significativa negli ultimi mesi e ciò è dovuto in gran parte al potenziamento dell’operazione Triton: il Mediterraneo è ora pattugliato da un maggior numero di imbarcazioni che si possono spingere fino a dove partono le richieste di soccorso.
Sono quasi 188.000 i migranti salvati nel Mediterraneo fino ad ora e l’OIM sostiene con forza il proseguimento di tali attività. L’Organizzazione ritiene che il numero di migranti in arrivo aumenterà nei prossimi mesi e che la soglia dei 200.000 sarà raggiunta molto presto.
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