Nonostante le rassicurazioni dopo la strage di Charlie Hebdo, il
Ministro dell’Interno Angelino Alfano ha preso una decisione drastica:
ripristinare i controlli alle frontiere sugli extracomunitari. Ecco
tutti i dettagli.
Sul trattato di Schengen e la chiusura o meno delle frontiere lo scontro politico era stato durissimo. Dopo la strage di Charlie Hebdo c’era chi ne chiedeva a gran voce la sospensione – su tutti la Lega di Salvini e il Front National di Le Pen – e chi, invece, difendeva questo diritto acquisito.
Angelino Alfano, Ministro dell’Interno italiano, era tra questi ultimi ma evidentemente deve aver cambiato idea. O, più probabilmente, l’allerta terrorismo ha influito sulla sua decisione.
Come ha riportato Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, “l’Italia ripristina i controlli alle frontiere e chiede la lista passeggeri dei voli che arrivano da tratte a rischio. Mentre scattano accertamenti su una quarantina di stranieri ritenuti «sospetti» - residenti nel Lazio, in Lombardia e in Campania - per valutare nuove espulsioni, il prefetto Alessandro Pansa potenzia l’attività della polizia di frontiera per realizzare «la piena efficacia dei dispositivi e delle misure»”.
Nella circolare trasmessa dal Dipartimento dell’Immigrazione del Viminale vengono sottolineate le “recenti segnalazioni concernenti un incremento dell’utilizzo fraudolento di documenti e titoli di viaggio sottratti in bianco e le diversificate procedure di falsificazione degli stessi”.
La preoccupazione che i terroristi arrivino in Italia è altissima e le minacce dell’Isis hanno fatto il resto. Se ci aggiungete le informative allarmanti dei servizi segreti è facile comprendere il passo indietro di Alfano.
Non si tratta di una sospensione piena del trattato di Schengen ma la realtà dei fatti prevede che “ad essere controllati ai confini potranno essere non solo i cittadini extracomunitari ma tutti coloro che sono ritenuti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale”.
La nuova strategia anti-terrorismo del Viminale mette in campo anche “il sistematico accesso alle banche dati per migliorare il processo di gestione dei rischi e contrastare adeguatamente l’immigrazione irregolare e il terrorismo internazionale» soprattutto potenziando «l’utilizzo del sistema Bcs per l’acquisizione anticipata delle liste dei vettori provenienti da tratte a rischio”.
Sul trattato di Schengen e la chiusura o meno delle frontiere lo scontro politico era stato durissimo. Dopo la strage di Charlie Hebdo c’era chi ne chiedeva a gran voce la sospensione – su tutti la Lega di Salvini e il Front National di Le Pen – e chi, invece, difendeva questo diritto acquisito.
Angelino Alfano, Ministro dell’Interno italiano, era tra questi ultimi ma evidentemente deve aver cambiato idea. O, più probabilmente, l’allerta terrorismo ha influito sulla sua decisione.
Come ha riportato Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, “l’Italia ripristina i controlli alle frontiere e chiede la lista passeggeri dei voli che arrivano da tratte a rischio. Mentre scattano accertamenti su una quarantina di stranieri ritenuti «sospetti» - residenti nel Lazio, in Lombardia e in Campania - per valutare nuove espulsioni, il prefetto Alessandro Pansa potenzia l’attività della polizia di frontiera per realizzare «la piena efficacia dei dispositivi e delle misure»”.
Nella circolare trasmessa dal Dipartimento dell’Immigrazione del Viminale vengono sottolineate le “recenti segnalazioni concernenti un incremento dell’utilizzo fraudolento di documenti e titoli di viaggio sottratti in bianco e le diversificate procedure di falsificazione degli stessi”.
La preoccupazione che i terroristi arrivino in Italia è altissima e le minacce dell’Isis hanno fatto il resto. Se ci aggiungete le informative allarmanti dei servizi segreti è facile comprendere il passo indietro di Alfano.
Non si tratta di una sospensione piena del trattato di Schengen ma la realtà dei fatti prevede che “ad essere controllati ai confini potranno essere non solo i cittadini extracomunitari ma tutti coloro che sono ritenuti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale”.
La nuova strategia anti-terrorismo del Viminale mette in campo anche “il sistematico accesso alle banche dati per migliorare il processo di gestione dei rischi e contrastare adeguatamente l’immigrazione irregolare e il terrorismo internazionale» soprattutto potenziando «l’utilizzo del sistema Bcs per l’acquisizione anticipata delle liste dei vettori provenienti da tratte a rischio”.
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